Le pellicole hollywoodiane a fianco di superstar come George Clooney ("The American", 2010) e Nicolas Cage ("Ghost rider- Spirito di vendetta", 2012) e le vicende della vita privata (aspetta un figlio dal regista Massimiliano D'Epiro, autore dei suoi due ultimi videoclip) non hanno fatto dimenticare a Violante Placido la passione per la musica anche se dal primo album "Don't be shy" sono passati già sette anni, un silenzio colmato da collaborazioni con bei nomi della scena indie come Bugo, The Niro, Mauro Ermanno Giovanardi e La Casa del Vento. "Sheepwolf", distribuito ieri ai negozi fisici e digitali dalla Mescal, la ripropone con il nome d'arte di Viola e una sequenza di ballate rock melodiche e un po' dark in bilico tra elettricità ed elettronica, beat sintetici e (soprattutto) chitarre.
"L'idea di un secondo album l'avevo in testa da tempo, tanto che avevo cominciato a lavorarci circa quattro anni fa", racconta a Rockol. "Avevo già dei pezzi pronti e avevo cominciato a fare dei provini, ma poi una serie di circostanze, il mio percorso parallelo di attrice e il fatto che qualcosa non si incastrava come avrei desiderato mi hanno indotto a lasciare in sospeso il progetto. Cosicché il materiale che è poi finito sul disco è in gran parte di origine più recente. Sono rimaste dentro alcune ballate più classiche come 'We will save the show', il primo singolo, o 'Scared of my ghosts', che in un primo momento ero stata tentata di scartare a favore di pezzi più freschi e sperimentali; poi, però, ho pensato che avevano una loro solidità e che per me rappresentavano comunque qualcosa. Quando prendo in mano la chitarra ho la tendenza a far uscire cose più pop, più melodiche. Se invece mi metto a cantare improvvisando su una base drum'n'bass, sul basso e sulla batteria, nel mio immaginario si aprono tanti altri mondi. La conseguenza è che 'Sheepwolf' non è un disco 'concept', perché sto ancora esplorando e coniugando cose diverse".
Il secondo singolo, "Precipitazioni", è accompagnato da un video (firmato dal compagno D'Epiro) giocato sui temi dell'ambiguità e della doppiezza suggeriti anche dal titolo stesso dell'album, "Sheepwolf": agnello e lupo fusi in una stessa parola. "Per me rappresenta un tentativo di far comunicare tra loro gli opposti, di trovare un punto d'incontro tra due lati diversi. Quello più giocoso e ingenuo, più puro e naif, con un'aggressività che si trasforma in impulso creativo, un lato oscuro che si esorcizza trovando la sua strada di espressione". Un aspetto, quest'ultimo, evidente in titoli come "Dont' come close" o "Qualcosa dev'essere successo" mentre, spiega Viola, " 'We will save the show', al contrario, è un brano solare, trasparente e molto meno ermetico. L'idea di citare 'L'inquilino del terzo piano' di Polanski nel video di 'Precipitazioni' è stata di entrambi, mia e di Massimiliano. Quello è un suo film cult, che quando ci siamo conosciuti abbiamo rivisto insieme. Ma sono stata io a suggerirgli di provarci, abbiamo fatto dei tentativi e ci abbiamo creduto fino in fondo. Anche se inizialmente non ne voleva proprio sapere, l'ho convinto anche a essere il protagonista maschile del video. Lui è una persona creativa che ama mettersi in gioco, ma fare l'attore non gli interessa. Sapevo però che sarebbe stato la persona giusta. Ci siamo fatti travolgere dall'idea, io gli ho dato il la e il resto l'ha fatto lui".
Gli intrecci con l'espressione cinematografica, com'è naturale, sono continui e ben presenti. "Hey sister", uno dei pezzi del disco, era nata per un film prodotto da Luca Argentero e diretto da Simone Gandolfo; mentre in brani come "Dreams", in certe immagini dei testi e in certe chitarre riverberate sembra di cogliere un omaggio alle colonne sonore di David Lynch (cui Viola rese omaggio anni fa con una cover di "Falling", il tema conduttore di "Twin Peaks"). "Lynch è un punto di riferimento più per il mio compagno che per me, e se qualcosa ho attinto dal suo mondo non è stato per una scelta lucida e consapevole. Ora ascolto altre cose: mi ha incuriosito molto King Krule , quel diciannovenne che è un po' il caso del momento. Sono sempre affascinata da questi talenti così giovani che sembrano quasi la reincarnazione di qualcun altro, già così centrati in età precoce, spavaldi ma spinti evidentemente da un'esigenza interiore. E sono stata molto colpita dal documentario 'Searching for Sugarman' sulla vita di Rodriguez , una storia pazzesca che assomiglia a una parabola".