Chi è Henry Garfield?, O meglio chi è Henry Rollins? Una definizione non basterebbe: musicista, attore, scrittore... Il nerboruto e poliedrico artista ritorna prepotentemente sulla scena: ha da poco cambiato etichetta, passando dalla major Dreamworks alla più piccola SPV. E'l'ultima tappa di un lungo percorso: l'ex vocalist dei Black Flag aveva iniziato con la SST, passando alla IRS, poi alla Texas Hotel, alla Quarterstick, all'Imago e infine alla Dreamworks.
Il primo passo di questo nuovo corso nella carriera dell’oramai quarantenne Rollins è stata la recente pubblicazione dello spoken word “A Rollins in the wry”. A settembre sarà invece la volta di “Nice”, nuovo capitolo musicale del suo rinnovato gruppo, la Rollins Band.
Per promuovere il disco, il buon Henry è giunto in Italia, paese da lui amatissimo (soprattutto per il cibo) e visitato per la prima volta con sua madre nel 1974. Prima di effettuare l’intervista, svoltasi in una stanza di un hotel milanese, ad ogni giornalista era stato inviato una sorta di “prontuario” con le domande da evitare e le cose da non fare in sua presenza (per esempio: non chiedergli di far vedere i tatuaggi, non fumare, non chiedergli di scrivere recensioni o articoli, non fare foto, avere una conoscenza minima della sua carriera). Una volta letto tutto questo manuale la paura di trovarsi di fronte ad un uomo assolutamente non facile era inevitabile; ma, rotto il ghiaccio, Henry si è rivelato invece un simpatico chiacchierone.
“ 'Nice' - spiega Rollins - è composto da quattordici canzoni, ma l’intera sessione di registrazione ha fruttato ben 30 brani! Devo ancora pensare che cosa farò con il restante materiale”.
Nessuna novità sostanziale nella line up (la stessa dle precedente “Get some go again”); per quel che riguarda il suono, Henry questa volta ha voluto introdurre in due brani, “Up for it” e “Some much more” , dei cori femminili: cosa abbastanza inusuale per la Rollins Band (ma non per i Black Flag di “Slip it in”, per esempio): “Quando mi hanno proposto l’idea ho tentennato, ma quando ho sentito il risultato finale ho pensato che fosse una cosa veramente 'cool'”.
Henry ha i capelli ormai quasi grigi, ma la sua vitalità e la sua parlantina sono quelle di un ventenne. Spontaneamente spiega com’è avvenuto il passaggio dalla Dreamworks alla SPV: “Con la Dreamworks avevamo il contratto per due soli dischi. Una volta concluso mi sono guardato intorno. Volevo lavorare con un’etichetta condotta da gente vera, che sapesse curare gli interessi degli artisti senza rischiare di dover finire nel solito calderone di gruppi, o con le solite persone che ti trattano come un semplice prodotto di mercato senza conoscere affatto la tua storia. Mi piacciono i ragazzi della SPV. Tutti loro mi ricordano l’aria che si respirava a metà anni ’90, quando non c’era tutta questa ricerca della gallina dalle uova d’oro”.
Per registrare il nuovo disco, Rollins ha impiegato una strumentazione completamente analogica, evitando macchinari complicati come il Pro-Tools. “Posso sembrare antiquato, ma mi piace lavorare alla vecchia maniera, come facevano negli anni ’70 e’80. Volevo che il mio disco fosse un disco rock, come quelli di una volta. Questa è la cosa che so far meglio. Tutti questi gruppi e questi dischi super moderni alla Limp Bizkit non fanno per me. Mi avevano coinvolto tempo fa per un pezzo con Goldie, ma mi sono sentito un po’ come un pesce fuor d’acqua. Goldie è un grande, ma la musica che fa non è il mio genere”.
La chiacchierata potrebbe proseguire ad oltranza, ma il responsabile dell’etichetta pone il time out: altri giornalisti vogliono intervistare Henry. Ovviamente anche loro si sono studiati l'inutile prontuario...
Il primo passo di questo nuovo corso nella carriera dell’oramai quarantenne Rollins è stata la recente pubblicazione dello spoken word “A Rollins in the wry”. A settembre sarà invece la volta di “Nice”, nuovo capitolo musicale del suo rinnovato gruppo, la Rollins Band.
Per promuovere il disco, il buon Henry è giunto in Italia, paese da lui amatissimo (soprattutto per il cibo) e visitato per la prima volta con sua madre nel 1974. Prima di effettuare l’intervista, svoltasi in una stanza di un hotel milanese, ad ogni giornalista era stato inviato una sorta di “prontuario” con le domande da evitare e le cose da non fare in sua presenza (per esempio: non chiedergli di far vedere i tatuaggi, non fumare, non chiedergli di scrivere recensioni o articoli, non fare foto, avere una conoscenza minima della sua carriera). Una volta letto tutto questo manuale la paura di trovarsi di fronte ad un uomo assolutamente non facile era inevitabile; ma, rotto il ghiaccio, Henry si è rivelato invece un simpatico chiacchierone.
“ 'Nice' - spiega Rollins - è composto da quattordici canzoni, ma l’intera sessione di registrazione ha fruttato ben 30 brani! Devo ancora pensare che cosa farò con il restante materiale”.
Nessuna novità sostanziale nella line up (la stessa dle precedente “Get some go again”); per quel che riguarda il suono, Henry questa volta ha voluto introdurre in due brani, “Up for it” e “Some much more” , dei cori femminili: cosa abbastanza inusuale per la Rollins Band (ma non per i Black Flag di “Slip it in”, per esempio): “Quando mi hanno proposto l’idea ho tentennato, ma quando ho sentito il risultato finale ho pensato che fosse una cosa veramente 'cool'”.
Henry ha i capelli ormai quasi grigi, ma la sua vitalità e la sua parlantina sono quelle di un ventenne. Spontaneamente spiega com’è avvenuto il passaggio dalla Dreamworks alla SPV: “Con la Dreamworks avevamo il contratto per due soli dischi. Una volta concluso mi sono guardato intorno. Volevo lavorare con un’etichetta condotta da gente vera, che sapesse curare gli interessi degli artisti senza rischiare di dover finire nel solito calderone di gruppi, o con le solite persone che ti trattano come un semplice prodotto di mercato senza conoscere affatto la tua storia. Mi piacciono i ragazzi della SPV. Tutti loro mi ricordano l’aria che si respirava a metà anni ’90, quando non c’era tutta questa ricerca della gallina dalle uova d’oro”.
Per registrare il nuovo disco, Rollins ha impiegato una strumentazione completamente analogica, evitando macchinari complicati come il Pro-Tools. “Posso sembrare antiquato, ma mi piace lavorare alla vecchia maniera, come facevano negli anni ’70 e’80. Volevo che il mio disco fosse un disco rock, come quelli di una volta. Questa è la cosa che so far meglio. Tutti questi gruppi e questi dischi super moderni alla Limp Bizkit non fanno per me. Mi avevano coinvolto tempo fa per un pezzo con Goldie, ma mi sono sentito un po’ come un pesce fuor d’acqua. Goldie è un grande, ma la musica che fa non è il mio genere”.
La chiacchierata potrebbe proseguire ad oltranza, ma il responsabile dell’etichetta pone il time out: altri giornalisti vogliono intervistare Henry. Ovviamente anche loro si sono studiati l'inutile prontuario...
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