
Sembra non essere ancora giunta ad una svolta la situazione che potrebbe portare alla reunion dei Beach Boys, che quest'anno festeggiano in cinquantennale dalla propria fondazione: sebbene la scorsa settimana Brian Wilson abbia aperto uno spiraglio ad un possibile ritorno in attività della storica formazione californiana - seppure rigorosamente pro tempore - i suoi compagni di band e i relativi entourage sembrano adottare una linea decisamente attendista. "Nulla di nuovo da segnalare al proposito", ha commentato Al Jardine nelle scorse ore, al quale ha fatto eco, sempre durante il passato weekend, il manager di Wilson, Jean Sievers: "Al momento, nessuno di loro ha bene idea di cosa di farà per festeggiare la ricorrenza", ha dichiarato all'edizione statunitense di Rolling Stone l'agente, "Di fatto, nessun programma per ora è stato fatto". Sulla stessa lunghezza d'onda sembra essere Elliott Lott, manager di Mike Love e Bruce Johnston: "Per ora non è stato presentato alcun progetto, in modo sufficentemente accurato, che possa dare adito a qualsiasi indiscrezione".
Benché la fondazione del gruppo risalga al 1961, il primo album ufficiale della band - "Surfin' safari" - venne pubblicato solo l'anno successivo, nel 1962: osservatori statunitensi lasciano presagire che, nella prospettiva di un'organizzazione di un tour celebrativo, gli ex ragazzi di "I get around" vogliano concedersi ancora qualche tempo per mettere a punto l'operazione, spostando ancora di una manciata di mesi il ritorno sulle scene, permettendo così a Brian Wilson di portare a termine i proprio impegni dal vivo come solista. Nonostante le tensioni esplose nel 1998 in seguito alla morte di Carl Wilson, che portarono ad una vera e propria diaspora dei membri fondatori del gruppo (che lasciarono al solo Mike Love la titolarità della sigla), si siano smorzate nel corso degli ultimi anni, la situazione ad oggi appare tutto fuorché pacificata: "Non so se davvero ho voglia di andare ancora in giro con quei ragazzi: sono dei pagliacci, dei pazzi" sono state le ultime - non troppo rassicuranti - parole di Wilson.