Il Corriere della Sera, in un articolo a firma Pierluigi Panza, riporta una serie di dichiarazioni rilasciate da Ryuichi Sakamoto a Napoli, dove si è esibito in un concerto gratuito nei quartieri spagnoli per inaugurare il festival di musica etnica Ethnos. “«Il web è il luogo della libertà totale ma ci devono essere delle regole. Accedere a qualunque file musicale gratuitamente non mi sembra giusto. Ho pensato di vendere i miei dischi sul mio sito web, ma non sono ancora pronti», ha detto Sakamoto, che ha anche parlato della sua musica e della sua formazione: «A 8 anni studiavo Bach. Amo più di tutti i francesi, specialmente Debussy e Ravel». Ma non ditegli che «Life», la sua prima opera in musica, è un’opera lirica come noi la intendiamo: «Non mi piace la lirica convenzionale. Amo la musica, ma non l’opera. Di Verdi mi piace il "Requiem"; amo la Callas, ma solo per la sua voce». «Life» è un’opera sulla storia e sulla salvezza del mondo senza libretto e che non passa da Internet. E’ una salvezza che viene da una fratellanza di generi: «Per questo - ricorda il compositore - ho un coro di vocalist americani, europei, asiatici e africani». E, per questo, si è fatto aiutare nell’ispirazione dal Dalai Lama, dice lui, e guarda con favore alla musica buddista. Ma guai a volerlo inquadrare in un genere. «Trovo inutile la definizione di musica etnica. Tutta la musica è etnica, lo era anche quella di Bach e Mozart. Credo che la "world music" sia un escamotage comodo per molti per entrare nel mercato». E anche se uno cerca di inquadrarlo come classico risponde: «Il classico fa parte di me, ma io sono anche techno». Forse per queste sue molteplici sfaccettature guarda a Internet, da un lato con diffidenza, dall’altro annuncia l’apertura di un sito web per vendere la propria musica. Anche quella di «Gohatto», colonna sonora che si ispira «ai film anni Sessanta: è Pasolini il regista che più ho amato».
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