Il ‘muro’ tra Gilmour e Waters

Su "La Repubblica", le pagine degli Spettacoli si aprono con l’imminente versione "live" di "The Wall".
Se ne parla più con l’attuale immagine istituzionale dei Pink Floyd, David Gilmour, che non con l’autore dell’opera, Roger Waters, anche se un box di dimensioni ridotte annuncia un’intervista all’ex leader del gruppo nel prossimo numero del settimanale "Musica" - la cui copertina sembra ispirata (qualcuno potrebbe dire "copiata", ma Rockol non è così cattivo) dal fotomontaggio messo in copertina da "Mojo" nel dicembre ’99. Nella breve intervista a Gilmour, il chitarrista non perde occasione per qualche frecciata al rivale: «Roger Waters è ancora molto amareggiato per quello che ha fatto a se stesso». Sul fatto che il protagonista della storia, Pink, sia identificabile con Waters: «Non è così, è un grosso errore pensarlo. Pink è un miscuglio tra Roger e Syd Barrett, ma è un personaggio talmente sfaccettato da diventare universale. Posso dire che Roger si è ispirato a moltissime cose, non solo alla sua biografia. Posso anche dire che se "The Wall" fosse stata un'opera soltanto sua e non un grande perfetto lavoro di squadra, sarebbe stata molto molto diversa da quella dei Pink Floyd"». Laura Putti de "La Repubblica" gli chiede del concerto del luglio ’90 tenuto da Waters davanti a 180mila persone a Berlino, per ascoltare "The wall" dal vivo. Gilmour rivela che non vide quel concerto ed è convinto che «non servì a molto. Il muro di Berlino è ancora lì, nel cuore della gente, come molti altri muri». Nonostante il "muro" tra loro, Waters e Gilmour sono riusciti, separatamente, a concordare sulle scelte dei nastri da inserire nel "live". «Stavolta non c'era motivo per essere in disaccordo. Entrambi volevamo il miglior disco possibile».