
Credits: Daniele Baracco
Tutti i quotidiani nazionali dedicano oggi, domenica 1 novembre, ampio spazio alla serata di presentazione del nuovo album di Zucchero, “Blue Sugar”, che si è tenuta venerdì scorso tra Sant’Ilario d’Enza e Gattatico. Vi risparmiamo la descrizione della “vecchia fattoria tecnologica” che ha ospitato la festa; ma riportiamo da “Il Giornale” l’amaro commento di Cesare G. Romana (unico, se non andiamo errati, a sottolineare che il libretto del disco contiene una frase in ricordo di «un amico scomparso, il promoter Franco Mamone»):
«Tanti i giornalisti, un centinaio da tutta Europa, con gli inviati stranieri allibiti dal comportamento dei colleghi italiani: uno che, ubriaco, minaccia di sfasciare tutto se Zucchero non gli concede un’intervista esclusiva, e dev’essere condotto fuori di peso, altri affannati a dettare ai rispettivi giornali servizi inventati, senza aver ascoltato il disco né aver parlato con l’autore».
A proposito di «parlare con l’autore», i giornalisti dei quotidiani hanno incontrato Zucchero tutti insieme, e dunque i loro resoconti dell’intervista non possono differire di granché. Ci limitiamo dunque a riportare alcuni dei passi salienti:
«Copione io? Le note sono soltanto sette» titola Carlo Moretti su “La Repubblica”, toccando immediatamente il tema delle somiglianze fra “Blu” e “Era lei” di Michele Pecora. «”Blu” copiata? Ma quando mai. Lo hanno detto di tante mie canzoni, e se si va a controllare nel repertorio dei Beatles e dei Rolling Stones si trovano mille esempi di possibili plagi (…) Vi potrei raccontare di quel mio amico bassista che suonava sempre in do, e quando gli altri del gruppo gli chiedevano perché non seguisse la melodia, lui rispondeva: “Prima o poi dovrete passare di qua”. Lo ripeto: le note sono soltanto sette”. (…) In ogni caso il testo di “Blu” è stato scritto da Pasquale Panella, chiedetelo a lui…»
Con Panella ha parlato Mario Luzzatto Fegiz, del “Corriere della Sera”: ve ne riferiremo più avanti. Ma torniamo al tema “Blu”/”Era lei”, toccato da tutti i quotidiani della nostra rassegna tranne “Il Giornale” e “L’Unità”:
«Appena uscito il singolo “Blu”» - scrive Marinella Venegoni su “La Stampa” - «”Striscia la Notizia” ha sostenuto che somigliava a “Era lei” di Michele Pecora…» «Si vede che Enzo Iacchetti, che è musicista, passa le notti insoni e guarda tutto col lanternino» risponde Zucchero.
Più esplicito “Il Corriere della Sera”:
«(…) Zucchero si arrabbia: “Sono quei fetenti di ‘Striscia la Notizia’. Son lì a cercare il pelo nell’uovo. Iacchetti è convinto di capire di musica e su certe cose ci sguazza»
Andrea Spinelli, su “Il Giorno”/”Il Resto del Carlino”/”La Nazione”, si impegna a rintracciare, canzone per canzone, somiglianze, analogie, “omaggi” e “tributi”:
«”You make me feel loved” si colloca fra “Who can it be now” dei Men at Work e “Breathe” di Midge Ure; l’introduzione di “Blu” cita “Come together” dei Beatles, ma poi è “Era lei” di Michele Pecora ad avere la meglio; “Arcord”, sospesa fra Pink Floyd e Moody Blues, strizza l’occhio a “Ho difeso il mio amore” dei Nomadi, prima di utilizzare 25 secondi di “La canzone della bambina portoghese” di Guccini nella versione di Augusto Daolio; “Back 2U” ammicca, seppur velatamente, agli U2; “Dopo di noi” parte quieta per arroventarsi nel finale, un po’ come “Bella senz’anima” di Riccardo Cocciante, e la voce roca potrebbe richiamare Adriano Pappalardo; “Donkey Tonkey” ha una progressione finale tipo “Let it be” dei Beatles, ma l’artista di riferimento è Rufus Thomas; “X sempre tuo” cita il “poeta fingitore” di Pessoa e i Rolling Stones di “Paint it black”; il costrutto musicale di “Eccetera eccetera” cita i Pink Floyd e altri campioni della psichedelia anni Sessanta; “Karma, stai calma” fa venire in mente il Vasco Rossi di “Nessun pericolo… per te” e “Bollicine”, l’intro sembra un riff anni Sessanta alla Beatles o Rokes, l’effetto di sotofondo evoca invece Timmy Thomas; “I tempi cambieranno” è una ballatona anni Settanta sospesa fra la “Sailing” di Rod Stewart ed “Angie” dei Rolling Stones; “Puro amore” pesca nel serbatoio dello Zucchero più classico».
Come si diceva poc’anzi, “Il Corriere della Sera” intervista Pasquale Panella, autore dei testi di molte canzoni del nuovo disco di Zucchero: il quale, non rinunciando ai propri vezzi ermetici, fornisce risposte come queste:
«Non sono io che scrivo, ma il mio “non essere” che parla al telefono con Zucchero dall’interno della piramide dove si è sepolto con carta e penna»;
«Io sono uno che va in cantina con due camici, uno da macellaio e l’altro da pasticciere. Sgozzo la gallina, le seziono il cuore e la trasformo in oca e immergo tutto nello Zucchero fuso»,
e rinuncia all’oscurità solo per esprimere un severo giudizio su Franco Battiato:
«Un avventizio che si è fatto truffare dallo spiritualista Gurdjeff».
Una curiosità: ai giornalisti è stato consegnato un lussuoso cofanetto contenente, oltre al disco (con una sovracopertina in pelliccia maculata) e alla musicassetta, anche due spillette, un anello, una moneta con il motto “In Blues we trust” e un paio di occhiali da sole. Strano che nessuno abbia notato come, nel “murales” di Siriano Nicodemi che illustra il cofanetto, fra le tante scritte la più vistosa sia un clamoroso “W la figa”.
Per altre informazioni sull’album, vi rimandiamo all’apposita sezione di Rockol, dove “Blue Sugar” srà presto recensito.
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