
La scommessa, appunto, era questa. Perché a muovere qualche centinaio di migliaia di persone (a proposito, dati di affluenza ufficiali non ne sono arrivati, quindi evitiamo di lanciarci in stime poco prudenti pur osservando, comunque, una piazza piena) con batteria spedita e un basso potente ci vuole abilità, ma a stregarla con un'orchestra e un coro di sessanta elementi ci vuole magia. Morricone la magia ce l'ha tutta, e prima ancora di vedere gli archetti scivolare sulle corde piazza San Giovanni si raccoglie in un religioso silenzio. Al cospetto del Maestro l'orchestra, docile, mostra tutta la sua potenza, sfruttando, tra le altre cose, un ottimo staff di fonici, che riesce comunque a riprodurre dagli speaker l'incando dell'ensemble capitolino. A suggellare il momento - dopo l'apparizione di Morricone il testimone, anzi, la bacchetta, passa al Maestro Molinari - arriva Gino Paoli, che offre al pubblico una rilettura del "Va' pensiero" di Verdi. Sul podio, poi, ancora un cambio: arriva il Maestro Lanzillotta, che dirige la Sinfonietta per l'esecuzione del "Coro dei mattatori" da "La Traviata" e "Il coro dei gitani" dal "Trovatore".