
Lorenzo è sorridente, parla a ruota libera e balla mentre nel suo studio ci fa ascoltare i quattordici brani del disco, commentandoli e rispondendo alle nostre domande. La prima impressione è quella di un artista che ha tante cose da dire, così tante che non riesce a contenerle in 78 minuti di musica e in un’ora e mezza di chiaccherata. Un artista orgoglioso di un disco che, ad un primo ascolto, salta alle orecchie per i suoni multicolori e per quanto è suonato e arrangiato. Sul disco torneremo con calma nei prossimi giorni con una recensione più meditata. Nel frattempo ecco i frammenti di un discorso musicale raccolti tra lo studio di Lorenzo e il patio della sua abitazione, tra un ascolto e un caffè.
La prima cosa che colpisce ascoltando il disco è che “Salvami”, il singolo con cui l’hai anticipato, non c’entra niente con le altre canzoni…
Sì, è vero, e l’avevo anche detto. Ma io avevo necessità di uscire con quella canzone, era una mia urgenza personale. Non credo che il mondo avesse bisogno di quella canzone, ne avevo bisogno io di quella canzone. Dopo l’11 settembre, come tutti, ho avuto un blocco, e ho deciso di venirne fuori con una botta di energia. Poi, in realtà, il nuovo disco non è così lontano da “Salvami”: è l’album di una band che suona in una stanza. Abbiamo vestito le canzoni con gli arrangiamenti, ma la base rimane quella.
Nelle altre canzoni, però, ci sono fiati, arrangiamenti d’orchestra, pianoforte…
Sui fiati e sugli arrangiamenti c’è la mano di Demo Morselli in buona parte delle canzoni… E’ un grande, se fosse nato in America lo conoscerebbero tutti, invece è nato in Italia ed è da Costanzo! Nel disco ha messo tutti i suoni che Costanzo non gli lascia usare….Però, oltre ai fiati ci sono strumenti che non ho mai usato, come il piano acustico: è tutta opera di Giovanni Allevi, che è un giovane diplomato in composizione. Giovanni ha una formazione accademica e non ha quasi mai ascoltato un disco pop, per cui ha una freschezza assoluta nelle sue idee… Ma questo è comunque il disco di una band, del basso di Satunino, della batteria di Pier Foschi e della chitarra di Riccardo Onori. Credo di avere la sezione ritmica basso-batteria più potente della musica pop italiana dai tempi della PFM.
Nelle canzoni ci sono diversi stili e molti riferimenti a suoni provenienti da ogni parte del mondo.
Sì, però ho cercato di riprodurli non con un approccio filologico, ma con la voglia di stravolgerli. E’ l’approccio del DJ: sfruttare le vibrazioni, la simpatia dei suoni, nel senso di trovarsi sulla loro stessa lunghezza d’onda. L’importante per me è non usare mai la parola “contaminazione”: è brutta, sa di new age. Tutti i suoni di questi dischi sono filtrati da me, se non mi appartengono non li uso.
E poi c’è un brano che dura quasi 12 minuti….
“Date al diavolo un bimbo per cena” è il pezzo più lungo che abbia mai fatto. Mi piace molto: è un tributo a “Rapper’s delight”, impreziosito da un assolo di Kenny Garrett. Volevo un assolo del più grande sassofonista del mondo, così lo abbiamo contattato. Inizialmente ci ha detto di no, perché non fa musica pop. Gli ho mandato comunque i miei dischi, gli sono piaciuti, così ha inciso questo assolo che è una sorta di rap fatto con il sax, una cosa incredibile. Ho scommesso con la mia band che quando suoneremo il pezzo dal vivo riuscirò a ricordarmi tutte le parole del brano a memoria, e vincerò io…
Il disco si chiude con una canzone molto dolce, “30 modi per salvare il mondo”
Questo e “Salvami” sono gli unici brani del disco scritti dopo l’11 settembre, e ovviamente risentono dell’atmosfera che si è creata. Uno è molto rabbioso, l’altro più intimista…
Hai dovuto cambiare il titolo del disco strada facendo…
Il titolo definitivo me l’ha suggerito Claudio Cecchetto. Dopo che ho scoperto che “Vita morte e miracoli” era già stato usato da Massimo Bubola, ho chiamato Claudio e lui mi ha suggerito “Il quinto mondo”, ci ho pensato e mi è sembrata una buona idea. Poco dopo Claudio mi ha richiamato suggerendomi “La vita vale”, titolo di un altro pezzo, ma ormai avevo deciso; e poi se l’avessimo chiamato così, ho pensato, sai quanto mi avrebbero rotto... Con Claudio siamo in ottimi rapporti, ci sentiamo spesso raccontandoci i nostri progetti. Chissà, prima o poi torneremo a lavorare assieme “ufficialmente”.
C’è un cruciverba all’interno della sovracopertina del disco… Si, l’ha “scritto” Stefano Bartezzaghi: gli ho detto di farlo pensando a me, con definizioni che mi riguardassero, lui è talmente bravo che l’ha fatto in un pomeriggio… per farlo bisogna smontare la copertina del disco, però…Ma prima o poi metteremo la soluzione su Internet.
…e invece nel libretto ci sono diversi riferimenti artistici…
C’è la riproduzione di un quadro di Piero della Francesca che si trova a dieci chilometri da qua. Ho inseguito per sei mesi l’autorizzazione a inserire l’immagine di quel quadro perché credo che sia la rappresentazione più bella della guerra che io conosco: figure immobili, con lo sguardo fisso, ma viste con l’occhio della pietà. Poi c’è un’opera di questo ungherese che si chiama Lakner, che ho scoperto alla Biennale: ha fatto una palestra con macchine che inducono a riprodurre i movimenti di lavori veri, una cosa bellissima e alienante. Poi c’è un ex-voto di un palazzo che crolla, che ho trovato su un catalogo, del quale abbiamo ottenuto i diritti. E poi il libretto si chiude con una foto di me che dormo…
Tornando a “Salvami”, ti immaginavi tutto questo casino per le tue apparizioni televisive?
Si, era previsto…
Sgarbi, a “Porta a porta”, ti ha dato un bel po’ di legnate, però…
Fanno male, le legnate, eh… Anche se tu sai che le stai prendendo e ci sei preparato forse fanno meno male. In realtà, in quella situazione ho ringraziato che nessuno, neanche il politico diessino che c’era in studio, mi abbia difeso, perché ho pensato che fosse l’unico modo per uscirne fuori: sentendomi da solo mi sono sentito al sicuro. Poi il giorno dopo mi hanno chiamato un sacco di persone per chiedermi com’era andata.
In realtà Vespa mi ha ingannato: mi aveva detto che sarei uscito a dieci minuti dalla fine della registrazione della trasmissione, avrei suonato la mia canzone, e mi avrebbe fatto due domande, che mi aveva pure anticipato senza che glielo chiedessi. Quando sono entrato in scena invece mancava ancora un’ora e mezza alla fine della trasmissione, ed è successo tutto quello che è successo, che è quello che avete visto in TV. Ma va bene così, non ce l’ho con Vespa, loro l’hanno organizzata bene, ci hanno dato pure una scaletta falsa...
La mia maratona televisiva è stato il gesto di chi va in televisione una volta ogni due anni. Ci vado poco, come ci va poco Vasco e come ci vanno poco tanti altri. L’idea era quella di giocare con i meccanismi della promozione, di violare un tabù. Volevo portare questo pezzo ovunque, e abbiamo proposto l’esibizione a tutti. Ovviamente sono dovuto scendere a patti con il mezzo, e prestarmi al gioco. Comunque ci siamo divertiti un sacco a cantare quella canzone, e anche adesso trovo che questa idea sia stata bella… Non mi piace l’idea della musica che vive solo in zone protette come i canali tematici; con questa maratona siamo riusciti a portare “Salvami” fuori da questa zona protetta.
Qualcuno non ti accettato; anzi, alcuni ti hanno cancellato l’esibizione all’ultimo momento, e ne è nato pure un caso politico.
Un paio di trasmissioni mi hanno comunicato all’ultimo minuto che la mia presenza era cancellata. “Uno mattina”, per esempio, e il programma di Paolo Limiti: in quel caso avevo persino accettato che la sua orchestra riarrangiasse la canzone. Poi però lui ha detto che aveva letto il testo e andava bene che facesse qualsiasi altra cosa ma non quella. Anche Maria De Filippi non mi ha voluto. A “Buona domenica”, invece, hanno dovuto farmi suonare perché Costanzo qualche giorno prima aveva già preannunciato la mia presenza durante il suo show.
Per quanto riguarda il caso politico, mi sembra davvero strano che, come mi ha detto Pier Silvio Berlusconi al telefono, abbiano telefonato tutte le case discografiche per protestare per tutta questa pubblicità gratuita che loro invece pagano miliardi. In realtà io ho fatto in una settimana ciò che altri fanno in un anno. Pier Silvio, Dudi, l’ho cercato io: ci conosciamo da dieci anni, lui era un mio fan e quando suo padre stava per entrare in politica ne abbiamo parlato un sacco e amichevolmente di quella decisione. Comunque, l’ho cercato io quando ho visto che alcuni programmi mi stavano cancellando la presenza, ma lui mi ha richiamato solo dopo tre giorni. Mi ha detto che non c’era nessun motivo politico dietro tutto questo, e mi ha spiegato la sua posizione, che era dettata da motivi commerciali, di tutela degli inserzionisti. Ci avevano anche promesso verbalmente i dieci secondi di immagini da sfruttare per il video, poi hanno cambiato idea e abbiamo trovato un accordo: abbiamo pagato i diritti e loro hanno devoluto i soldi in beneficenza a Emergency.
Del video sono state realizate diverse versioni.
Si, ne abbiamo fatte tre: la prima è quella che avete visto, il montaggio di spezzoni. La seconda è un montaggio di riprese di apparecchi TV mentre trasmettono le immagini della mie esibizioni, la terza è un montaggio delle immagini che abbiamo girato con la nostra telecamerina, il backstage di ogni esibizione.
Tornando alla musica, sarai presto in tour.
Si, dal 17 aprile. Ne stiamo parlando in questi giorni: vorrei fare un concerto solo di musica, con una ventina di musicisti sul palco, fiati compres. Stiamo cercando un coro africano sullo stile delle Zap Mama che purtroppo si sono sciolte, pensiamo a una scenografia molto classica, senza effetti visivi. Una grande jam di tre ore, senza troppe luci, magari con tante canzoni pronte e cambiando la scaletta tutte le sere. Insomma, invece di spendere tanti soldi sugli effetti visuali vorrei investirli sul sound e sulla qualità sonora, valorizzando il più possibile la musica. Ci sarà la mia band, ci sarà Allevi, vedremo per i fiati. Demo non ci potrà essere perché è impegnato con la TV, ma forse mi darà una mano per organizzarli.
Quanto hai pensato questi brani in funzione del concerto?
Quando ci siamo chiusi in studio con la band non avevamo in testa nulla se non suonare. Abbiamo tenuto fuori canzoni dalla struttura tradizionale, perché avevamo in testa il concerto, la jam. “Il quinto mondo” è un disco un po’ sfacciato, sarete voi a dire se sono riuscito nel mio intento.
C’è un tema di fondo che lega queste canzoni?
E’ un disco che parla dell’uomo, dall’inizio alla fine. E’ un disco umanista, influenzato molto da questi posti dove siamo ora. Non è per niente un disco urbano. L’ho registrato quasi tutto qui a Cortona, a casa mia, e si sente: è filtrato dall’aria di questi posti. Avevo voglia di pormi delle domande sull’uomo in mezzo alla natura e in mezzo alla tecnologia. Credo che la frase centrale sia “Sono a metà strada per la selva oscura, uno per la tecnica, due per la natura”.
(Gianni Sibilla)