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Con un nuovo album appena uscito, la cantante toscana racconta la sua 'rinascita'...

Dopo due anni di silenzio, Irene Grandi è tornata con un nuovo album, “Verde rosso e blu”, nato da una crisi personale che ha portato la cantante fiorentina a mettere in discussione il proprio modo di fare musica. E a voltare pagina, cambiando il team di produzione che l’aveva da sempre affiancata. Anche in questo album, com’era stato in “Per fortuna purtroppo”, si intrecciano melodia e sperimentazione. Ma a differenza del precedente lavoro, dove erano frequenti le incursioni nella jungle e nella musica di tendenza, la sperimentazione, questa volta, è tutta giocata sulla ricerca vocale. Un album che con le sue sonorità calde e mediterranee segna un taglio col passato, evidenziato anche da un cambiamento di immagine. Perché Irene Grandi ha un nuovo look, capelli corti e un’aria meno sbarazzina, più maliziosa. Anche se incontrandola, perennemente in movimento, spontanea e piena di entusiasmo (ma se il caso anche molto arrabbiata), si capisce che lei, anche se cresciuta, non è poi così diversa da prima…

Presentando il tuo nuovo album hai detto che oggi ti senti più donna e più libera, musicalmente più sicura di te e autonoma. Ma insomma, cosa ti è successo in questi ultimi due anni?
“Sono cambiate molte cose, nella mia vita e nel mio modo di fare musica. Ho iniziato a lavorare a ‘Verde rosso e blu’ con l’intenzione di sperimentare il più possibile. D’altronde, rinnovarmi è qualcosa che ho sempre cercato di fare. Ho bisogno in continuazione di trovare esperienze musicali che riescano a stimolarmi e a incuriosirmi. Ma nel caso di “Verde rosso e blu” è vero che il cambiamento è stato più profondo che nei miei lavori precedenti. Il fatto è che scrivere le canzoni sempre con Telonio aveva finito per stufare me e per annoiare lui. Per questo, abbiamo sentito la stessa esigenza di chiamare a collaborare con noi giovani autori, per avere nuove idee e nuove energie, uno sguardo diverso.”

E queste energie nuove sei andata a cercarle nella tua città, a Firenze…
“E’ stata la cosa più semplice, forse anche quella più ovvia e per così dire ‘naturale’. Perché quando ho iniziato a guardarmi in giro alla ricerca di nuovi collaboratori ho pensato subito che sarebbe stato bello coinvolgere i musicisti miei amici, i giovani gruppi emergenti che mi piace ascoltare, come quello di Marco Parente, gli autori giovani che stimo, come Giuseppe Catalano o Alessandro Gimignani. E non è stato un problema il fatto che la loro musica fosse lontana dai generi che sento più miei, dai ritmi che ho sempre privilegiato, quelli del blues e del funky. Ho trovato in questi ragazzi una genuinità che mi ha conquistato, una scrittura fresca e per nulla ‘vecchiona’. Ho lavorato individualmente con ciascuno di loro: poi, abbiamo elaborato le idee che erano venute fuori, quelle che mi avevano convinto di più, con l’aiuto di Telonio. Il fatto di essere principalmente un autore non gli ha impedito di lavorare bene anche sulle proposte degli altri. Ed è diventato una sorta di mediatore tra queste nuove influenze e il mio stile.”

Telonio è coproduttore di questo album, al fianco di Gigi De Rienzo che è la vera novità. Perché hai cambiato il team di produzione?
“Io e Telonio ritenevamo fosse un passo necessario. Nella mia attività di musicista, e più in generale nella mia vita, ho sentito il bisogno di liberarmi dal controllo di certe figure che erano diventate troppo invadenti e autoritarie. La produzione che mi aveva seguito fino a “Per fortuna purtroppo” mi garantiva sicurezza ma al tempo stesso mi faceva sentire in gabbia, eternamente piccola, incapace di prendere delle decisioni in autonomia. Ho scelto così di interrompere questo rapporto. E’ stato come chiudere una porta e per un attimo ho avuto l’impressione di rimanere al buio. Poi però ho iniziato a intravedere nuove possibilità, a provare collaborazioni diverse ed è stata una vera rinascita.”

Una rinascita anche della tua vocalità che in questo disco si allontana dal pop-soul dei tuoi esordi per immergersi in sonorità mediterranee…
“Be’, l’influenza napoletana di Gigi si sente. Ma con lui mi sono trovata benissimo perché il cambiamento delle sonorità è avvenuto rispettando le mie caratteristiche vocali, lavorando sempre a partire dalla mia voce, per valorizzarla al massimo. Non avevamo in testa un modello musicale da imitare: per ogni singola canzone abbiamo deciso quale linea seguire, lasciandoci guidare da quello che ci piaceva. Questo mi ha fatto sentire più artista e insieme più adulta, perché il rapporto con la produzione è stato su di un piano di parità: anch’io ho avuto una parte importante nelle scelte musicali di questo disco.”

Scelte che ti stanno portando dove?
“Di preciso non lo so. So per certo che ho un forte desiderio di mettermi alla prova: voglio continuare a sperimentare cose anche lontane da me ma sempre riportandole alla mia dimensione, usandole per esplorare le mie potenzialità. In questo, Telonio mi sta aiutando molto: valorizza le mie idee, mi responsabilizza e mi stimola a fare sempre di più. Mi ha dato una mano a rimettermi in moto e c’è stato un momento in cui ne avevo davvero bisogno, perché uscivo da una vera e propria crisi, da una storia d’amore finita in modo disastroso, almeno per me.”

Una crisi che ti ha tenuto per un po’ lontana dalla musica…
“Sì, all’inizio mi era addirittura passata la voglia di fare questo mestiere. Poi ho pensato che la musica mi aveva sempre aiutato nei momenti difficili. Così quest’inverno, per divertimento, ho fatto delle jam-session con Elio e Le Storie Tese e la Biba Band, che è un progetto esclusivamente musicale, dietro cui non c’è un intento commerciale. Grazie a Elio e agli altri musicisti ho ritrovato il piacere di fare musica per passione. Ho potuto vedere come gli altri che suonavano lavorano sulla voce e con gli strumenti e ho capito che potevo vivere la musica senza rimanere imprigionata nel ruolo di interprete solista. E’ così che è tornata la voglia di mettermi a lavorare su un progetto tutto mio. Le canzoni erano già quasi tutte scritte. Quando si è in crisi è facile buttar giù sensazioni e storie…”

Sensazioni e storie legate all’amore, di cui parli nei brani di questo album in modo molto disincantato…
“Il fatto è che in amore sono molto meno disposta di prima a cambiare per un uomo. L’amore rimane una mia grande aspirazione ma l’esperienza negativa da cui esco mi è servita a capire il rischio che ho corso annullandomi completamente in un uomo. Io lo chiamo “acciofecamento”. E non solo è stupido: oggi è davvero anacronistico. Una donna non può più basare la sua vita su un uomo, mettendo in discussione se stessa solo per piacergli. A me è capitato ma oggi sono diversa: se decido di cambiare, è perché sono io che ne sento il bisogno. Ho tagliato i capelli e ho uno stile diverso: ma lo devo tutto a me, perché ero io a volermi vedere più femminile, senza rinunciare a essere vulcanica come sempre.”

La musica di “Limbo” è di Sheryl Crow, con cui hai collaborato via internet. Com’è il tuo rapporto con la rete?
“In realtà non ne so moltissimo. Il fatto è che il computer l’ho comprato da poco, per cui sono ancora agli inizi. Per quel che riguarda Sheryl, una cantante che apprezzo moltissimo, le cose sono andate così: ho chiesto via mail di poter usare un suo brano inedito e ho composto il testo, da sola, impiegandoci un sacco di tempo, perché volevo fosse perfetto. Gliel’ho mandato e le ho chiesto l’ok che per fortuna è arrivato. Per cui la rete mi è stata davvero utile, anche se vorrei un giorno conoscere Sheryl in carne e ossa, magari per cantare con lei. Nel mio caso, la tecnologia non ha ridotto affatto la voglia di incontrarsi ‘dal vivo’, anzi. Su internet poi io sono presente con un sito, www.irenegrandi.it. L’hanno realizzato i miei fan: non l’ho ancora visto ma mi hanno assicurato che è davvero carino, con un sacco di cose da ‘aggeggiare’. Per il momento, però, io mi limito a mandare qualche e-mail, per tenermi in contatto con gli amici lontani: ne ho uno in Africa che ho rintracciato proprio grazie alla rete e che poi sono andata anche a trovare, giusto per ribadire il concetto di prima. Ma per fortuna, la maggior parte delle persone cui voglio bene ce l’ho praticamente a portata di voce.”

Perché tu continui a vivere a Firenze…
“Sì, non potrei vivere altrove. Anche se non è che sono tutte rose e fiori. La città mi dà spesso delle delusioni: non mi va giù che quando si organizza un evento musicale in città, non si valorizzino quasi mai i suoi artisti (tra cui mi ci metto anch’io, purtroppo, ma anche i miei amici Dirotta su Cuba). E’ una città che coi suoi musicisti davvero esagera nell’essere poco partigiana. Il fatto è che a Firenze o si organizzano eventi culturali (e per il pop non c’è spazio) o altrimenti si preferiscono i fenomeni emergenti e di tendenza, i gruppi giovani che vanno adesso, quelli che fanno musica alternativa. A me personalmente non dispiace la musica dei Bluvertigo o dei Subsonica. Però è anche vero che c’è gente che si mette a seguire la moda e finisce per fare cose inascoltabili. Tutto sommato, mi sembra che il pop ‘tradizionale’, al momento, sia un po’ relegato nell’angolo. Per questo apprezzo molto un musicista come Alex Britti che ha scelto di fare delle cose nuove rimanendo ‘popolare’. Lui è un tipo troppo comunicativo per suonare una musica che sia solo per pochi. Anch’io sono un po’ così.”

Ma il tuo orizzonte non è più solo quello musicale, visto che dopo “Il barbiere di Rio” il cinema sembra averti conquistata…
“Mi piace interpretare personaggi che abbiano una personalità simile alla mia, perché posso accentuare dei lati di me che magari nella mia vita normale devo tenere un po’ a freno. Nel video di “Eccezionale” faccio la parte di una pazza e mi sono divertita moltissimo: dovevo fare un sacco di smorfie con la faccia ed è una cosa che mi riesce bene. Per il momento non sto studiando recitazione, anche se ci ho pensato. Comunque, se oggi il cinema mi offrisse dei ruoli (e lo spero) mi piacerebbe interpretare un personaggio come quello di Madonna in ‘Cercasi Susan disperatamente’, la ragazzaccia che vive arrangiandosi, indipendente e capace di cavarsela da sola. Ma certo non mi dispiacerebbe neanche un film on the road, un po’ alla ‘Thelma e Louise’. E poi, a parte il cinema, vorrei usare la mia immagine per sostenere cause che mi stanno a cuore: ho già dato il mio appoggio al WWF ma vorrei avere l’opportunità di impegnarmi in difesa dei minori, per sostenere quelle associazioni che cercano di dare ai bambini svantaggiati una possibilità di vita migliore.”

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