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L'hit del momento: ecco il gruppo de "La flaca"!

Strano destino, quello di Pau Donés, leader e alter ego del gruppo Jarabe de Palo: si trova a dover promuovere in Europa il suo precedente album, vecchio di tre anni, quando nei negozi di tutta Spagna va già a ruba il nuovo “Depende”. Il merito è di una canzone intitolata “La flaca”, vero tormentone estivo insieme al Lou Bega di “Mambo n° 5” e ancora in cima alle classifiche d’ascolto e di gradimento (al secondo posto in classifica, attualmente vende circa 50mila copie a settimana). “La flaca” ha portato bene agli Jarabe de Palo, che possono assaporare finalmente il successo dopo tre anni di dura gavetta: Pau Donés, dal canto suo, suona da quando ha vent’anni e ha aspettato questo momento a lungo…

Quando hai iniziato a fare musica da professionista?
11 anni fa. Ho iniziato per conto mio, poi sono arrivato al punto in cui dovevo trovare qualcuno con cui condividere quello che avevo imparato. Quattro anni fa ho conosciuto gli altri ragazzi del gruppo e così abbiamo messo insieme gli Jarabe de Palo.

Nella band tu fai le cose più importanti, come scrivere le canzoni e cantare: perché hai sentito l’esigenza di avere comunque un gruppo, invece di tentare una carriera come solista?
Perché credo molto nel lavoro di squadra. Preferisco andare a un concerto di una band che suona con spirito di gruppo piuttosto che a quello di un solista, accompagnato da musicisti che suonano per lui.

Qual è il significato dell’espressione “jarabe de palo”?
E’ una punizione, è come quando sei piccolo e fai qualcosa che non dovresti: tua madre per punirti ti dà “jarabe de palo” (ti picchia con qualcosa di legno, ndr) , e i musicisti…non è facile vivere di musica, ne so qualcosa io che suono da 11 anni e ho avuto successo solo tre anni fa: e allora credo che i musicisti nella loro vita prendano molte “jarabe de palo”.

Vorrei sapere qualcosa sul tuo legame con Cuba…
Sono andato a Cuba perché dovevamo fare un video e il regista pensava che era un bel posto, con la giusta luce e i paesaggi. Non sapevo niente di Cuba fino a quel momento se non a proposito della musica: ma appena arrivato lì mi sono innamorato dell’isola, dei suoi paesaggi e ancora di più della gente. Ci sono degli ottimi musicisti a Cuba, e delle splendide persone. Così, quando sono tornato in Spagna, per tre settimane non sono riuscito a pensare ad altro che non fosse Cuba, fino a quando ho scritto “La flaca”. E’ iniziata una relazione molto profonda con l’isola.

Dove avete girato il video di “La flaca”?
A Cuba, New York, Ibiza e Siviglia. Produciamo da soli i nostri video, ma questo è andato in maniera differente: si trattava di una campagna pubblicitaria, nella quale ci è stato chiesto di fare da protagonisti nelle immagini suonando la nostra canzone. Abbiamo detto di sì a condizione che non snaturassero la natura delle cose. E così è andata. New York è straordinaria, e sono molto contento di averla visitata: credo che aver girato qual video abbia coinciso con il mio primo viaggio fuori dalla Spagna, visto che non ho mai avuto i soldi per potermelo permettere.

La canzone è famosa a Cuba?
Sì, certo. Abbiamo suonato all’Avana proprio quattro mesi fa, al Teatro Carlo Marx, con Carlos Varela, Isaac Delgado e Compay Segundo. E’ stato bellissimo, la gente conosceva la canzone… ‘la flaca’ parla di una ragazza magra ma è anche una metafora dell’isola di Cuba, che è detta ‘la flaca’ (‘la magra’, ndr). E’ curioso: pensate che quella ragazza adesso vive a Milano! Stamattina dopo aver fatto un’intervista in radio mi hanno detto che aveva chiamato e lasciato il suo numero di telefono. Vive qui dal 1997. Credo che ci vedremo stasera!

Che musica ascolti solitamente?
Musica di ogni tipo: Chemical Brothers, Wildchild, Bob Marley, Rolling Stones, Sheryl Crow, Wallflowers, Ketama, Camaron, La Nina Pastore… mi piace tutto ma non mi piace niente. Cioè, mi piacciono i diversi stili, ma nessuno completamente: diciamo qualcosa di ognuno.

Ti sembra che la tua musica possa ricollegarsi in qualche modo alla musica spagnola tradizionale?
Sì, soprattutto per via del flamenco. Credo di poter dire che noi spagnoli non abbiamo una cultura musicale molto forte, passiamo dalle Spice Girls a Camaron, da Bruce Springsteen a Khaled. Però una nostra forte caratteristica è il flamenco, l’unico stile realmente spagnolo e dotato di grande carattere. Credo che il flamenco abbia molta parte nella mia musica, al punto che sul prossimo album faremo un duetto con i Ketama, mentre io sto scrivendo delle composizioni flamenche per delle esibizioni future. Antonio Ketama mi ha detto: «Quando scrivi sembri più gitano di me!», e l’ho preso come il più grande dei complimenti.

Hai venduto più di 5 milioni di copie di dischi in tutto il mondo: è vero?
No, credo che sia troppo…! E’ vero abbiamo venduto molti dischi, anche se per noi non è la cosa più importante. Non voglio fare il tipico artista ipocrita che dice: «no, grazie, non ci interessa vendere dischi, amiamo l’arte…». Per me non è così: so che quando una persona compra un disco ama quell’artista. Diciamo che la cosa più importante per noi resta lo scrivere belle canzoni, perché se ci riesci il successo prima o poi arriva. Ma il segreto sono le canzoni, che devono anzitutto trasmettere emozioni a chi le ascolta e spiegare alla gente cosa mi passa dentro. Vendere dischi è importante, perché mi permette di fare la vita che desidero.

Come ti ha cambiato il successo?
Mi ha tolto la dimensione ‘privata’: prima uno dei miei passatempi preferiti era andare a bere una birra con qualche amico nella Plaza Real, a Barcellona, mentre adesso non posso più farlo. Questa è la cosa peggiore. Però il modo di vivere, fatto di viaggi continui, registrazioni e concerti, non lo abbandonerei per niente al mondo. Ho appena comperato una casa sulle montagne, e l’ho ristrutturata per farla diventare anche uno studio, ma in generale non sono molto interessato ad avere una villa. Forse preferisco avere una Ferrari…!

Vivi da solo o con i tuoi compagni?
No, da solo. E spero di vivere da solo ancora a lungo…

Quale credi che sia il peccato più grave al mondo?
Morire di fame, credo che sia la cosa più terribile al mondo, specialmente in questi tempi. Capisco che sia brutto morire assassinati da un bandito, ma non si può più concepire che ci sia gente che muore di fame nel 2000.

Cosa credi che potrebbero fare i politici, a questo proposito?
Credo che la politica divida. E’ un discorso di potere: più riesci a dividere la gente, più sei forte nel comandare. La musica invece unisce la gente, quindi la mia politica è quella di suonare e cantare per costruire un mondo migliore, persone migliori. Molto spesso ci chiedono di fare concerti di beneficenza a Natale, e noi diciamo sempre di no: credo che i poveri abbiano fame tutto l’anno, non solo a Natale, così credo che certe cose vadano fatte a prescindere dalle date. Noi facciamo beneficenza, spesso, ma quando e con chi vogliamo. Oppure affrontiamo altri problemi, come l’anoressia. Abbiamo un pubblico di ragazze molto magre, perché vedono le top model e sognano di diventare come loro, senza capire che quelle possono mangiare senza ingrassare. Così a poco a poco diventano anoressiche…

La canzone “La flaca” parla proprio di una ragazza magra…
Sì, ma lei era una che poteva mangiare molto, anche se a Cuba non è facile trovare da mangiare… però lei è magra di costituzione, non perché vuole dimagrire a tutti i costi…

Il tuo nuovo album, “Depende”, uscirà in Italia nella primavera del 2000. Sarà molto diverso da questo?
No, non molto. Sarà un’evoluzione di questo, ma manterrà il nostro stile. Non mi piacciono i gruppi o gli artisti che fanno un disco diverso dall’altro, ma quelli che mantengono una propria identità, delle caratteristiche portanti. Poi la loro caratteristica può anche essere quella di cambiare di continuo, come nel caso di Bowie, però la personalità deve essere forte sin da subito.

Avrete degli ospiti, oltre ai Ketama?
Sì, c’è un duetto con una grande cantante, Celia Cruz.

Ma ci sarà una nuova “La flaca”?
Be’, posso dirti che in Spagna, dove il disco è già uscito, in due settimane abbiamo venduto quanto avevamo venduto con “La flaca”. Per cui penso di sì! Comunque prendetevela comoda e ascoltate bene “La flaca”, visto che “Depende” è una prosecuzione diretta di quel suono. E poi speriamo che a marzo si possa venire a suonare in Italia, così capirete che non siamo un gruppo da una sola canzone.

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