Band of Horses - INFINITE ARMS - la recensione

Recensione del 02 lug 2010 a cura di Gianni Sibilla

Certe volte, suonare di spalla ad un gruppo importante fa veramente la differenza. Soprattutto se quel gruppo importante ha una tradizione nello scegliersi le "spalle".
Quel gruppo importante sono i Pearl Jam . E tra le loro spalle ci sono state band come i My Morning Jacket , Death Cab For Cutie . Gente che, anche grazie a quella vetrina, è uscito dall'ambito indie, facendosi notare dal pubblico.
Nell'ultimo tour americano, ad aprire i concerti, e spesso a duettare con Eddie Vedder , c'erano i Band Of Horses . Arrivano da Seattle, ma hanno poco a che vedere con la musica che spesso si associa al nord-ovest americano. Piuttosto, la band fa parte di quel gran calderone di neo-tradizionalisti del rock americano. C'è chi li ha paragonati agli Eagles , chi a Neil-Young , che ricordano per l'uso di chitarre elettriche un po' distorte su melodie dirette. Forse il termine di paragone migliore sono proprio i My Morning Jacket , anche per il tono vocale di Ben Bridwell, leader assoluto e autore principe della band. Rispetto alla band di Jim James, i Band Of Horses, sono un po' meno "jam-band", un poco più diretti e pop.
Sia quel che sia, "Infinite arms", terzo lavoro della band che si è spinto addirittura nella top 10 americana, è un signor disco. Un piccolo gioiello, diviso tra pezzi rock come "Nw apartment" e "Laredo" (canzone davvero neilyounghiana, con un riff killer, e che ha il solo difetto di finire troppo in fretta) e ballate tradizionali, che sanno di folk e country (come "Neighbor" e "Older"), ma scritte e suonate con cuore e grazia. Come tante band emerse recentemente, i Band Of Horses non sconvolgeranno nessuno, ma questo "Infinite arms" è uno di quei dischi di genere da non perdere per gli appassionati.


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