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«THE GOOD WITCH - Maisie Peters» la recensione di Rockol

Maisie Peters è diventata grande, come la sua musica

La pupilla di Ed Sheeran esce dalla dimensione della cameretta e con il suo pop punta alle arene.

Recensione del 02 lug 2023 a cura di Mattia Marzi

Voto 6.5/10

La recensione

Maisie Peters è diventata grande, come la sua musica. Quel pop nato e cresciuto in cameretta, che tra hook accattivanti, testi onesti e messaggi universali ha permesso alla cantautrice britannica di ritagliarsi con l’esordio del 2021 “You signed up for this” uno spazio tutto suo tra le protagoniste della nuovissima scena cantautorale britannica al femminile, ora ambisce alle arene. E le conquisterà. Il primo posto appena raggiunto nella classifica britannica dei dischi con questo “The good witch” - è diventata l’artista birtannica di sesso femminile più giovane ad agguantare la vetta della chart in nove anni - è un ottimo biglietto da visita in previsione del primo concerto da headliner alla Wembley Arena, oltre 12 mila posti di capienza, dove esibirsi corrisponde a una consacrazione, del 3 novembre prossimo. “Still me here, do you think I forgot about you? / still upset but now I’m twenty-two”, canta Maisie Peters in “The good witch”, il brano che apre l’album e che gli dà il titolo, riallacciando un rapporto con i fan dopo due anni di silenzio discografico: è un punto psicologico da cui ripartire, a ventiquattro mesi da “You signed up for this”.



La pupilla di Ed Sheeran, tra i primi artisti ad essere messi sotto contratto dal rosso cantautore di Halifax con la sua Gingerbread Man Records, torna per consacrarsi come una delle penne più talentuose e ispirate del circuito. E lo fa con un disco che la vede rubare qui e là dallo stile dei suoi punti di riferimento, rielaborando il bottino con il suo, di stile. “Coming of age” è pop d’alta classifica e non a caso c’è lo zampino di Elvira Anderfjärd, 23enne autrice svedese che in questi ultimi anni ha firmato successi per - tra gli altri - Katy Perry, The Weeknd, Taylor Swift, Pink. C’è un po’ di pop svedese anche in “Watch”, altra potenziale hit scalaclassifiche: l’ha scritta Oscar Görres, aka OzGo, già al servizio di Troye Sivan, DNCE, Britney Spears e Hilary Duff (ha firmato anche il singolone “Lost the breakup”, che ha anticipato il disco). “Telling the wide web that this is my era / then wrigint a lot of heartbroken music”, canta, riferendosi a un vecchio tweet nel quale raccontava di sentirsi nella sua “Reputation era”, citando il disco più arrabbiato e livoroso di Taylor Swift, quello con il quale la popstar mandò in soffitta la ragazza della porta accanto che aveva interpretato fino a quel momento per rivelarsi come una donna crudele e sanguinaria, super attenta alla sua immagine pubblica e intenzionata a non perdere nemmeno un centimetro dell’impero multimilionario che si era costruita negli ultimi anni.

La frustrazione cantata da Maisie Peters non ha a che fare con i gossip e i social: è più personale. La cantautrice, classe 2000, che come il mentore Ed Sheeran cominciò a far parlare di sé suonando per strada, a Brighton, riprendendosi con il cellulare e caricando i video su YouTube, ha scritto i brani di “The good witch” nel corso dell’ultimo anno, tra una data e l’altra del tour. Ha raccontato nelle canzoni gli alti e i bassi del suo umore. Il vorticoso periodo passato in tour è servito a Maisie Peters come capsula del tempo, permettendo alla cantautrice di raccontare una fase della sua carriera - e della sua vita - in cui cercava un equilibrio psicologico. Mentre “You signed up for this” - 130 milioni di ascolti complessivi su Spotify con brani diventati manifesti della Generazione Z come “I’m trying (Not Friends)”, “John Hughes Movie” e “Psycho” - era un album di osservazione e di crescita, “The good witch” è un album introspettivo al massimo, che vede la cantautrice raccontare con onestà e sincerità la crisi del secondo disco.

Nel pop elettronico à la Lorde - citata esplicitamente tra le reference - con echi Anni ’80 di “Run” c’è il tocco di Ben Ash, aka Two Inch Punch, già al fianco di Years & Years e Ella Henderson: con quel ritornello irresistibile e fomenta-pubblico funzionerà dal vivo (il tour, che non prevede al momento passaggi in Italia, farà tappa sui palchi dei principali festival europei, compreso il Lollapalooza di Parigi). In “Want you back”, in cui la Peters cita pure la Bibbia, fanno capolino atmosfere nostalgiche e senza tempo à la Lana Del Rey: “I was treadin' water till the minute we met / till you caught a teacher's daughter with a dangerous text / I read it like a Bible and I wore it like a bulletproof vest / found myself a lover that made everything rhyme”, canta. Ed Sheeran, che era molto presente in “You signed up for this”, accreditato come co-autore di diversi brani contenuti nel disco (tra cui la stessa “Psycho”), stavolta fa cinque passi indietro, limitandosi a figurare solo come discografico. In compenso mette a disposizione del talento di Maisie Peters, forse non ancora espresso del tutto, uno dei suoi bracci armati, Joel Rubel, che per lui ha contribuito a hit come “Shape of you”, “Perfect”, “Castle on the hill” e “Happier”: oltre a co-firmare e produrre la title track “The good witch” e “Want you back”, fa le veci della voce di “Thinking out loud” anche in “Wendy”, “BSC” e “History of man”.

Tracklist

01. The Good Witch (02:37)
02. Coming Of Age (02:40)
03. Watch (03:13)
04. Body Better (03:09)
05. Want You Back (03:24)
06. The Band And I (03:55)
07. You’re Just A Boy (And I’m Kinda The Man) (03:05)
08. Lost The Breakup (03:09)
09. Wendy (03:18)
10. Run (02:49)
11. Two Weeks Ago (02:59)
12. BSC (02:41)
13. Therapy (02:57)
14. There It Goes (03:45)
15. History Of Man (03:28)
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