Nome artista: Fake Plastic Sundays
Luogo di provenienza: Terni
Anno di formazione: 2007
Indirizzo MySpace: http://www.myspace.com/fakeplasticsundays
Canzone: “Louis Huber and his mini cooper”
Tre amici che combattono la noia delle domeniche di plastica, quelle in cui la tv sembra l’unica via di fuga, imbracciando gli strumenti e impugnando il microfono.
Ecco come nascono i Fake Plastic Sundays che, forse senza volerlo, veicolano un messaggio attuale più che mai: per combattere la noia (che ormai sembra essere un’epidemia generazionale), bisogna agire.
Federico in arte Vis, Lorenzo in arte Kamel e Jacopo in arte Vesco hanno un’età compresa tra i 19 e i 20 anni e in soli nove mesi di attività hanno realizzato più di trenta canzoni e attraversato due fasi artistiche: la prima in cui l’unica lingua possibile sembrava essere l’inglese, la seconda in cui compaiono anche i primi testi in italiano “per farci capire meglio”.
C’è un po’ di tutto nelle loro canzoni, che coprono uno spettro ampio tanto quanto quello delle loro ispirazioni musicali: si passa dai Marlene Kuntz e i Baustelle ai Daft Punk, dai Radiohead agli Enter Shikari, ma per accontentare tutti citano anche Cristina D’Avena.
Il loro primo disco, un ep, contiene 4 brani tra cui “Fake plastic sundays”, che definiscono il loro biglietto da visita.
Nonostante ciò, è difficile riassumere la musica di questa band in un solo brano: se ci si limitasse ad ascoltare quell’unica canzone si potrebbe immaginarli come un gruppo statunitense di quelli tutti tatuaggi e tavola da surf, con la pelle bruciata dal sole di Los Angeles.
Peccato però che “Louis Huber and his mini cooper” sia tutt’altra storia, con sonorità ispirate alla musica grunge, più vicine al rock di Washington che alle spiagge dorate della California.
E poi ancora, con “Oligominerale” si cambia nuovamente registro: è l’elettronica ad essere protagonista, ma senza dimenticare che i Fake Plastic Sundays sono innanzitutto una band.
Certo è che Vis, Kamel e Vesco sono ancora alla ricerca di una loro precisa identità artistica, ma le capacità e l’originalità non mancano ai tre giovani studenti di Terni.
Resta da vedere se riusciranno a resistere alla tentazione di accendere la tv.
(Sofia Santori)
Per ascoltare il brano “Louis Huber and his mini cooper” dei Fake Plastic Sundays andate sulla nostra pagina di Myspace: http://www.myspace.com/rockol_it. Qui potete anche mandarci un messaggio, segnalando la vostra band per la rubrica “Dallo spazio”.
Luogo di provenienza: Terni
Anno di formazione: 2007
Genere: indie rock ed elettronica
Indirizzo MySpace: http://www.myspace.com/fakeplasticsundays
Canzone: “Louis Huber and his mini cooper”
Tre amici che combattono la noia delle domeniche di plastica, quelle in cui la tv sembra l’unica via di fuga, imbracciando gli strumenti e impugnando il microfono.
Ecco come nascono i Fake Plastic Sundays che, forse senza volerlo, veicolano un messaggio attuale più che mai: per combattere la noia (che ormai sembra essere un’epidemia generazionale), bisogna agire.
Federico in arte Vis, Lorenzo in arte Kamel e Jacopo in arte Vesco hanno un’età compresa tra i 19 e i 20 anni e in soli nove mesi di attività hanno realizzato più di trenta canzoni e attraversato due fasi artistiche: la prima in cui l’unica lingua possibile sembrava essere l’inglese, la seconda in cui compaiono anche i primi testi in italiano “per farci capire meglio”.
Giovani, divertenti, colorati e adrenalinici, i Fake Plastic Sundays sono lo specchio esatto delle loro produzioni (o forse è il contrario?), sospese in un genere che spazia tra l’indie rock e l’elettronica.
C’è un po’ di tutto nelle loro canzoni, che coprono uno spettro ampio tanto quanto quello delle loro ispirazioni musicali: si passa dai Marlene Kuntz e i Baustelle ai Daft Punk, dai Radiohead agli Enter Shikari, ma per accontentare tutti citano anche Cristina D’Avena.
Il loro primo disco, un ep, contiene 4 brani tra cui “Fake plastic sundays”, che definiscono il loro biglietto da visita.
Nonostante ciò, è difficile riassumere la musica di questa band in un solo brano: se ci si limitasse ad ascoltare quell’unica canzone si potrebbe immaginarli come un gruppo statunitense di quelli tutti tatuaggi e tavola da surf, con la pelle bruciata dal sole di Los Angeles.
Peccato però che “Louis Huber and his mini cooper” sia tutt’altra storia, con sonorità ispirate alla musica grunge, più vicine al rock di Washington che alle spiagge dorate della California.
E poi ancora, con “Oligominerale” si cambia nuovamente registro: è l’elettronica ad essere protagonista, ma senza dimenticare che i Fake Plastic Sundays sono innanzitutto una band.
Certo è che Vis, Kamel e Vesco sono ancora alla ricerca di una loro precisa identità artistica, ma le capacità e l’originalità non mancano ai tre giovani studenti di Terni.
Resta da vedere se riusciranno a resistere alla tentazione di accendere la tv.
(Sofia Santori)
Per ascoltare il brano “Louis Huber and his mini cooper” dei Fake Plastic Sundays andate sulla nostra pagina di Myspace: http://www.myspace.com/rockol_it. Qui potete anche mandarci un messaggio, segnalando la vostra band per la rubrica “Dallo spazio”.
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