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Antonello Venditti, 'Dalla pelle al cuore': 'L'amore, il tradimento, il perdono'

Antonello Venditti, 'Dalla pelle al cuore': 'L'amore, il tradimento, il perdono'
Lo dicono (quasi) tutti i cantautori, nel presentare un nuovo lavoro, "questo è un disco di sentimenti". Neanche Antonello Venditti ha saputo esimersi dal farlo, nel parlare a Rockol di "Dalla pelle al cuore", il suo nuovo album in uscita domani, 16 novembre. Ma, pur parlando di sentimenti, nella nuova fatica del cantautore simbolo della romanità ci sono più riflessioni su tradimento, redenzione, condizione umana e educazione "sentimentale" alla vita che non rime in "cuore" e "amore". "La chiave del disco sono il tradimento e il perdono, visti in tutte le loro forme. Sia sotto il punto di vista assoluto (come in "Giuda"), sia in contesti più terreni e 'quotidiani' come possono essere quelli relativi a storie d'amore che iniziano dove altre finiscono. E' comunque un disco 'positivo', che vede nel progredire della vita una via per la redenzione in ogni caso. Anzi, è un disco contro la morte, perché la vita deve essere vissuta in tutto e per tutto. E' questo lo spirito del disco. E l'ho assimilato così bene che non vedo l'ora di pensare al prossimo". Ce n'è davvero molta di carne al fuoco, in questi nove brani compressi in poco più di quarantacinque minuti: dai campioni dimenticati di "Tradimento e perdono" ("Perché la gente pensa: 'Se si autodistruggono loro che sono miliardari, io cosa dovrei fare? Ma in pochi arrivano a capire che nessuno si suicida per indigenza, mentre in molti, ricchi e famosi, soccombono alla propria fragilità, specie se 'dimenticati' dalla base che li ha portati alla fama"), alla figura del traditore archetipico in "Giuda" ("che è stato l'unico a non essere perdonato, ma che - appunto per questo - non è così dissimile da Gesù, 'tradito' per definizione"). "Se dovessi 'inquadrarlo', direi che è un disco 'morale', più che sociale. Erano tanti anni che non parlavo più esplicitamente d'amore: adesso, in modo maturo, riesco a cantare dell'amore come lo viviamo, dagli aspetti più superficiali e impulsivi ('la pelle') a quelli più intimi e profondi ('il cuore')". Non manca, tuttavia, lo sguardo (a tratti lucido, a tratti divertito) sul mondo che ci circonda: da "La mia religione" ("Che può avere a che fare con la nascita del Partito Democratico, dentro al quale mi rifletto, in un certo senso. E' una canzone dove trovano spazio le mie due anime, quella laica e quella cristiana") all'unico brano disimpegnato del disco, "Comunisti al sole" ("Perché parlando del comunismo in Italia cosa si poteva fare, se non ridere? In Italia noi il comunismo non l'abbiamo mai vissuto, e mai lo vivremo, soprattutto dopo il crollo delle ideologie. Se usiamo ancora quel termine, è solo per fornire un buon sinonimo di Babau a Berlusconi... Questa è solo una canzone per ridere, non c'è alcun significato profondo. Mi piacerebbe che diventasse un tormentone estivo"). "Non che si siamo molto da ridere, comunque, guardandosi attorno", asserisce in ogni caso Venditti: "Se penso a ciò che è successo negli ultimi tempi nelle mia città e a ciò che ne è scaturito, credo che sia impossibile non notare come alla negazione della giustizia sociale sia subentrata la vendetta. Ed è terribile". Tornando alla musica, accanto ad episodi più "tradizionali", non mancano rock ballad più energiche, come "Indimenticabile", condotta da un riff di chitarra elettrica più vicino a The Edge che agli arpeggi acustici di tanti suoi successi: "Non sono io che scelgo l'arrangiamento da dare alle canzoni: sono loro che scelgono che 'vestito' mettersi. 'Indimenticabile', che sarà il secondo singolo, è nata molto 'potente', e riassume un po' lo spirito che daremo ai pezzi nuovi dal vivo. Li voglio aggressivi, 'pompati'. Del resto sono stati i brani stessi, in studio, ad assumere un
mood del genere...". Merito di una (ri)scoperta del rock? "Merito soprattuto dei miei collaboratori. Detesto i turnisti, che arrivano in sala d'incisione con lo spartito sotto braccio, eseguono la loro particina e se ne vanno. Voglio che chi suona con me lasci il cuore, su disco. Come Gato Barbieri, uno dei miei interpreti più affezionati, che mi ha regalato un assolo di sax ricco di feeling e melodia pur senza andare sopra le righe, o come il vecchio amico Carlo Verdone (batteria in "Comunisti al sole"), che ha coltivato la passione per la musica con così tanta costanza da essere in grado - come un vero professionista - di registrare un'intera take dietro alle pelli. Anzi, è diventato così bravo che gli chiederò sicuramente se vorrà farmi compagnia, in qualche data del tour in partenza l'otto marzo da Padova". Avevamo lasciato Antonello, in occasione di "Che fantastica storia è la vita", mentre si lamentava dell'industria discografia e del suo "indotto" (vedi News): è migliorata la situazione, almeno da questo punto di vista? "Per la prima volta ho concesso un singolo, la title track in questo caso, agli store online, e devo dire che la risposta è stata ottima. Sono molto soddisfatto di questo risultato, anche perché pensavo che la musica, in Internet, la cercassero solo i ragazzini che neanche mi conoscono. E anche le prevendite per i concerti in primavera stanno andando a gonfie vele. No, questo volta non ho niente di cui lamentarmi...".
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