Aveva detto che avrebbe fatto tranquillamente a meno di Sanremo, Luca Dirisio, cantautore abruzzese di 27 anni assurto a improvvisa popolarità nel 2004 con il tormentone radiofonico “Calma e sangue freddo” e poi con un primo album venduto in oltre centomila copie (anche in edicola, con TV Sorrisi e Canzoni). Invece, dopo aver preso le misure al palco dell’Ariston l’anno scorso, quando si esibì come ospite di Paolo Meneguzzi, ha deciso di tentare l’avventura in proprio con un pezzo, “Sparirò”, dalla vena decisamente tradizionale e festivaliera. 
Hai cambiato idea, su Sanremo?
“Non esattamente, non è stata mia l’idea di partecipare. Ci teneva la mia casa discografica, che ha in mano un album nuovo di lanciare. E, leggendo i messaggi sul mio sito Internet, ho capito che lo avrebbero voluto anche i miei fan. A quel punto mi è sembrato giusto dire di sì. Volevo ricompensarli per il sostegno che mi hanno dato finora”.
Cosa ricordi dell’esperienza dell’anno scorso a fianco di Paolo Meneguzzi?
“Poco, subito dopo l’esibizione mi sono ubriacato e ho dimenticato tutto. Scherzi a parte, ero piuttosto tranquillo e rilassato. Lo sono quasi sempre, sul palco, molto più che in studio di registrazione. E’ come quando davo gli esami all’università. Una volta che ci sei non puoi più tirarti indietro: tanto vale cercare di dare il meglio che si può”.
“Sì, ma nessuno pensi che sia rappresentativa dei contenuti del mio nuovo album, ‘La vita è strana (specialmente la mia)’, che anzi è molto più rock’n’roll del precedente. Ho pensato che non era il caso di fare gli schizzinosi come certi critici che se ne stanno tutto il giorno davanti a un computer inforcando i loro occhialini… Io giro molto per concerti, ne ho fatti 84 solo l’estate scorsa, e cerco di capire quello che vuole la gente. Insieme al mio produttore Giuliano Boursier e al direttore artistico della BMG, Roberto Rossi, abbiamo scelto questo pezzo perché è molto melodico, con un bell’arrangiamento d’archi e un testo piuttosto struggente che parla della fine di un amore. E’ una canzone tradizionalmente sanremese, e nello scriverla ho pensato anche ai tanti italiani che risiedono all’estero e guardano il Festival alla televisione. Solo la lingua italiana sa esprimere certi sentimenti con le parole giuste, la nostra melodia è apprezzata e invidiata in tutto il mondo: il Grammy a Laura Pausini lo dimostra. Spero, con questa canzone, di contribuire a tenere alto il nome di Sanremo e quello della canzone melodica italiana”.
A proposito dell’album: qualche altra anticipazione?
“C’è poca elettronica e ci sono molti strumenti veri. Alle session hanno lavorato musicisti eccellenti come il chitarrista Giorgio Secco, non ci sono suoni artefatti. Del resto io ho cominciato a cantare e a scrivere on the road, prendendo esempio da chi suonava meglio di me, ascoltando attentamente, viaggiando, leggendo libri, cercando di entrare nella testa delle persone che mi circondano”.
Duetti e collaborazioni musicali: ce ne sono, nel disco nuovo?
“No, ma io resto a disposizione. Cantare insieme agli altri e in mezzo a un pubblico è la cosa più bella di questo mestiere. Se qualche artista più bravo di me si facesse avanti proponendosi per un duetto ne sarei onoratissimo”.
                    
                    
                                            Hai cambiato idea, su Sanremo?
“Non esattamente, non è stata mia l’idea di partecipare. Ci teneva la mia casa discografica, che ha in mano un album nuovo di lanciare. E, leggendo i messaggi sul mio sito Internet, ho capito che lo avrebbero voluto anche i miei fan. A quel punto mi è sembrato giusto dire di sì. Volevo ricompensarli per il sostegno che mi hanno dato finora”.
Cosa ricordi dell’esperienza dell’anno scorso a fianco di Paolo Meneguzzi?
“Poco, subito dopo l’esibizione mi sono ubriacato e ho dimenticato tutto. Scherzi a parte, ero piuttosto tranquillo e rilassato. Lo sono quasi sempre, sul palco, molto più che in studio di registrazione. E’ come quando davo gli esami all’università. Una volta che ci sei non puoi più tirarti indietro: tanto vale cercare di dare il meglio che si può”.
La canzone che presenti, ‘Sparirò’, è nata espressamente per il Festival? 
“Sì, ma nessuno pensi che sia rappresentativa dei contenuti del mio nuovo album, ‘La vita è strana (specialmente la mia)’, che anzi è molto più rock’n’roll del precedente. Ho pensato che non era il caso di fare gli schizzinosi come certi critici che se ne stanno tutto il giorno davanti a un computer inforcando i loro occhialini… Io giro molto per concerti, ne ho fatti 84 solo l’estate scorsa, e cerco di capire quello che vuole la gente. Insieme al mio produttore Giuliano Boursier e al direttore artistico della BMG, Roberto Rossi, abbiamo scelto questo pezzo perché è molto melodico, con un bell’arrangiamento d’archi e un testo piuttosto struggente che parla della fine di un amore. E’ una canzone tradizionalmente sanremese, e nello scriverla ho pensato anche ai tanti italiani che risiedono all’estero e guardano il Festival alla televisione. Solo la lingua italiana sa esprimere certi sentimenti con le parole giuste, la nostra melodia è apprezzata e invidiata in tutto il mondo: il Grammy a Laura Pausini lo dimostra. Spero, con questa canzone, di contribuire a tenere alto il nome di Sanremo e quello della canzone melodica italiana”.
A proposito dell’album: qualche altra anticipazione?
“C’è poca elettronica e ci sono molti strumenti veri. Alle session hanno lavorato musicisti eccellenti come il chitarrista Giorgio Secco, non ci sono suoni artefatti. Del resto io ho cominciato a cantare e a scrivere on the road, prendendo esempio da chi suonava meglio di me, ascoltando attentamente, viaggiando, leggendo libri, cercando di entrare nella testa delle persone che mi circondano”.
Duetti e collaborazioni musicali: ce ne sono, nel disco nuovo?
“No, ma io resto a disposizione. Cantare insieme agli altri e in mezzo a un pubblico è la cosa più bella di questo mestiere. Se qualche artista più bravo di me si facesse avanti proponendosi per un duetto ne sarei onoratissimo”.
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