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L'attentato al Bataclan di Parigi: la cronaca minuto per minuto

13 novembre 2015, una data da non dimenticare
L'attentato al Bataclan di Parigi: la cronaca minuto per minuto

Parigi, venerdì 13 novembre 2015.
Fa freddo, ma le strade del XI arrondissement sono vive come sempre. Nelle brasserie si cena, nei bar si chiacchiera, nei teatri si ride. Al Bataclan, una sala concerti dallo stile moresco, suonano gli Eagles of Death Metal, rock band americana in tournée europea. Millecinquecento persone affollano la sala..

Ore 21:40 – La musica si ferma

Quando i primi spari risuonano, nessuno capisce. “Pensavo fosse parte dello show”, racconterà un testimone. Poi si vedono le scintille, i vetri che si frantumano, i corpi che cadono. Tre uomini vestiti di nero, armati di Kalashnikov AK-47, entrano sparando sulla folla.
In pochi secondi il Bataclan diventa un inferno: urla, fumo, sangue. Il chitarrista Jesse Hughes scappa dietro le quinte. Dal palco, il cantante grida: “Run!

Molti spettatori si gettano a terra, fingendosi morti. Altri cercano riparo sotto le poltrone o dietro il bancone del bar. Alcuni riescono a fuggire attraverso le finestre del piano superiore, calandosi lungo i tubi di scolo. Altri non ce la fanno.

Ore 22:00 – La città paralizzata

Fuori, Parigi non sa ancora cosa stia accadendo. A pochi chilometri, allo Stade de France, si sono già udite tre esplosioni. Nei caffè di rue de Charonne e rue de la Fontaine-au-Roi si spara a bruciapelo sui clienti.
Ma è al Bataclan che si concentra l’orrore.
Gli attentatori urlano “Allahu Akbar!”. Parlano poco, sparano molto. In mezz’ora cadono decine di persone.

La polizia circonda il quartiere. Le forze speciali si preparano all’assalto, ma ogni minuto è un’eternità per chi è dentro. “Eravamo rannicchiati nel bagno, senza respirare”, dirà una ragazza il giorno dopo. “Sentivamo i passi, i colpi. Ogni volta che sparavano, qualcuno smetteva di gemere.”

Ore 23:00 – Gli ostaggi

I terroristi si barricano con una quarantina di ostaggi. Li usano come scudi umani, gridando minacce, rivendicazioni, preghiere distorte. Alcuni ostaggi cercano di ragionare con loro. Uno chiede di lasciar uscire i feriti. La risposta è un colpo di fucile.

Nel frattempo, l’unità d’élite BRI e i negoziatori cercano un varco. Sul boulevard Voltaire, ambulanze e poliziotti attendono in silenzio, con il volto teso.

Ore 00:20 – L’irruzione

Il comando arriva. Gli agenti entrano.
L’esplosione di granate assordanti rompe il silenzio. Due attentatori si fanno esplodere con le cinture esplosive; il terzo viene ucciso da colpi di arma da fuoco. L’operazione dura pochi minuti. Ma la devastazione è totale.

Sul pavimento giacciono novanta vittime: fra loro anche una giovane italiana, Valeria Solesin. Altri duecento feriti, molti in condizioni gravi, verranno portati negli ospedali di Parigi. I telefoni continuano a squillare tra i corpi, segno di vite interrotte all’improvviso.

L’alba dopo la tempesta

Quando il sole si alza, Parigi non è più la stessa.
Davanti al Bataclan, candele, fiori, lacrime. In tutto il mondo, la Tour Eiffel si illumina con i colori della bandiera francese: blu, bianco, rosso.
Il presidente François Hollande dichiara: “La Francia è in guerra.

Ma nelle parole dei sopravvissuti non c’è rabbia, solo incredulità.
“Non capisco come qualcuno possa odiare tanto da fare questo,” dice un ragazzo, 26 anni, scampato per miracolo

 

Epilogo

Gli attentati del 13 novembre 2015 causarono 130 morti in sei diversi punti di Parigi.
Tutti gli autori diretti morirono quella notte; il loro coordinatore, Abdelhamid Abaaoud, venne ucciso cinque giorni dopo in un blitz a Saint-Denis.
Ma il Bataclan — simbolo della vita, della musica, della libertà — rimase per mesi chiuso, come una ferita aperta nel cuore della città.
Riaprì un anno dopo, il 12 novembre 2016, con un concerto di Sting. Le prime parole sul palco furono semplici, ma significative: 
“Non li dimenticheremo mai.”

 

Questo articolo è stato scritto con l'ausilio dell'AI.

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