Paul McCartney: "C'era del vero nelle voci sulla morte di Paul"
                                            Paul McCartney in una intervista con il quotidiano britannico The Guardian ha parlato, tra le altre cose, di quella teoria che era circolata alla fine degli anni Sessanta, quando i Beatles si stavano sciogliendo, sul fatto che Paul fosse morto. Macca ha spiegato come la teoria del complotto abbia preso piede nell'autunno del 1969, alimentata da un DJ americano catturando l'immaginazione di milioni di fan in tutto il mondo.
Questo il pensiero di McCartney sulla vicenda: "La strana voce che io fossi morto iniziò a circolare proprio mentre i Beatles si stavano sciogliendo. L'avevamo sentita molto prima, ma improvvisamente, in quell'autunno del 1969, alimentata da un DJ americano, assunse una forza tutta sua. Milioni di fan in tutto il mondo credevano che fossi davvero morto."
Ora a distanza di cinquanta anni l'ex Beatle, con il senno del poi, contestualizza quelle voci e le interpreta in altra maniera: "Ora che è passato più di mezzo secolo da quei tempi davvero folli, comincio a pensare che le voci fossero più fondate di quanto si potesse pensare all'epoca. Per molti versi, ero morto. Ero un ventisettenne in procinto di diventare un ex Beatle, annegato in un mare di litigi legali e personali che mi stavano prosciugando le energie. Avevo bisogno di una vita completamente nuova. Mi chiedevo, sarei mai riuscito a superare quello che era stato un decennio fantastico. Sarei riuscito a superare le crisi che sembravano esplodere ogni giorno?".
Ma come si arrivò a credere che McCartney fosse morto? A un certo punto si è sostenuto che Paul McCartney fosse deceduto in un incidente d'auto il 9 novembre 1966 e che fosse stato segretamente sostituito da un sosia di nome William Campbell. Il presunto scopo era quello di risparmiare ai fan il dolore per la tragedia e tenere unita la band. I sostenitori di questa teoria indicavano a suo sostegno presunti indizi nascosti nelle canzoni e nelle copertine degli album dei Beatles, come il testo di "A Day in the Life" e le immagini criptiche sulla copertina dell'album "Sgt. Pepper's" (leggi qui la recensione).
La teoria attirò l'attenzione tra il settembre e l'ottobre del 1969. Uno studente dell'Università del Michigan pubblicò un articolo che descriveva dettagliatamente la cospirazione e i presunti indizi. La Columbia Journalism Review osserva che i DJ radiofonici, come Russ Gibb della WKNR-FM di Detroit, giocarono un ruolo significativo nella divulgazione della teoria. Ne discutevano in diretta e incoraggiavano gli ascoltatori a cercare indizi nella musica dei Beatles . Questa amplificazione mediatica trasformò quella che avrebbe potuto rimanere una voce curiosa in un fenomeno.
Paul McCartney reagì prontamente alle voci, che si affievolirono dopo che la rivista Life pubblicò un'intervista, nel novembre 1969, in cui Paul confermava che era vivo e vegeto. Anni dopo, nel 1993, avrebbe parodiato la storia del 'Paul is dead' pubblicando un album dal vivo intitolato "Paul is live" .