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L'istinto pop di Emma, che torna a graffiare con "Brutta storia"

Si è tenuta intelligentemente fuori dallo Squid Game dei tormentoni. Ora torna. Con umiltà e idee.
L'istinto pop di Emma, che torna a graffiare con "Brutta storia"

Si è tenuta intelligentemente fuori da quella corsa al massacro dei tormentoni estivi, uno Squid Game che mai come quest’anno non ha avuto vincitori, ma solo vinti. Eppure la canzone ce l’aveva: gli indizi sul testo di “Brutta storia” aveva cominciato a disseminarli qui e là sui social già a luglio. Però Emma ha deciso di prendersi il suo tempo, cosa rara nella discografia di oggi. Ha aspettato il momento giusto per tornare e solo quando ha capito che era questo il momento giusto, si è decisa a farlo.

“Brutta storia” arriva a distanza di due anni dall’uscita di “Souvenir”, l’ultimo album in studio della popstar salentina. Lei che ad un certo punto ha avuto l’umiltà, e se volete anche l’esigenza, dopo aver attraversato diverse ere della discografia italiana (lo ha raccontato anche con gli show nei palasport dello scorso anno: tra salite e cadute ha aspettato che la ruota tornasse a girare «perché dal basso si può risalire»), di provare a sperimentare strade diverse dalla sua, flirtando ora con l’indie, ora con il rap, ora pure con la trap, qui torna nel suo campo, il pop. Quello di “Brutta storia” è descritto nel comunicato stampa che accompagna l’uscita della canzone come «pop contemporaneo». Ma che vuol dire esattamente “pop contemporaneo”? Cos’è “contemporaneo” nel pop italiano di oggi? Forse quello di Olly e Jvli, il duo d’oro, anzi, di platino, che ha contribuito a riportare il pop in testa alle classifiche, inaugurando un nuovo ciclo dopo il dominio del rap e della trap. Non un pop plasticoso, ma un pop ben fatto, «organico e di sostanza», per citare le parole dello stesso cantautore genovese di “Balorda nostalgia”, che compare tra i co-autori di “Brutta storia” insieme all’inseparabile Jvli (che ha anche prodotto il pezzo: si sente nella chitarra col chorus e un po’ di delay à la Vasco), a Emma stessa e a Paolo Antonacci.

Loro ci mettono melodia e immagini («A me andrebbe bene pure qua, tra la porta e le scale / o come un anno fa, nel locale caldaie / dopo una pioggia in motorino / da Milano a un bosco». Lei ci mette l’interpretazione da popstar navigata qual è, calandosi con piglio da attrice nella figura di questa donna che consuma una sigaretta dietro l’altra aspettando che lui torni. “Bella storia” è «il primo passo verso una nuova fase artistica», fa sapere lei, che sembra avere attorno una luce speciale. E si sente. 

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