Robbie Williams: in mostra una felpa shock con droga e medicinali

Robbie Williams, icona del pop britannico ed ex frontman dei Take That, ha debuttato come artista visivo con la mostra “Radical Honesty” al Moco Museum di Londra, la sua prima in un museo di rilievo internazionale. Visitabile fino al 31 dicembre 2025, l’esposizione, prolungata con il nome “Pride and Self-Prejudice”, rappresenta un’immersione brutale e sincera nel mondo interiore di Williams, dove l’arte digitale, la scrittura istintiva e l’umorismo nero si fondono per raccontare ansia, identità e ferite. Le opere esposte prendono forma su tela, ci sono anche sculture e installazioni. L’approccio visivo è crudo, diretto, a tratti infantile, e ricorda i linguaggi della pop art e del graffitismo.
Una delle opere che più colpiscono lo spettatore si intitola “Prescribed Identity”, è una delle installazioni più forti e simboliche della mostra “Radical Honesty”. Si tratta di una gigantesca felpa grigia, sembra tratta da un cartone animato, ma in realtà è piena di tasche e cuciture che contengono o simulano blister di pillole, confezioni di medicinali, simboli legati alla salute mentale e alla dipendenza da droghe, con nomi specifici, assunte in varie fasi del percorso della popstar. La felpa rappresenta in modo diretto e visivamente potente il peso fisico e psicologico delle etichette diagnostiche, delle dipendenze chimiche e dei trattamenti farmacologici che hanno segnato in modo indelebile la vita di Williams, spesso rischiando di compromettere del tutto anche la sua carriera musicale. Ferite che non ha mai nascosto. L’artista ha dichiarato che il titolo dell’opera, “Prescribed Identity”, riflette il modo in cui le diagnosi psichiatriche, i farmaci e i trattamenti finiscano per definire chi siamo, o per lo meno come ci percepiamo e veniamo percepiti. È una critica sia personale che sociale, una riflessione sul modo in cui la sofferenza mentale viene medicalizzata e talvolta indossata come un'uniforme invisibile.
La mostra, in generale, è spassosissima e allo stesso tempo regala riflessioni: frasi taglienti come “Per essere completamente onesto, non sono sicuro se siamo amici o se siamo stati nella stessa stanza molto spesso negli ultimi 15 anni”, accompagnate da alcuni disegni, parlano della fragilità e del disincanto con cui Robbie guarda al mondo. Tra le installazioni spicca la lapide in marmo “Like & Subscribe”, con la frase incisa “I’m dead now, please like & subscribe”, una riflessione sarcastica sul bisogno di attenzione post mortem nell’epoca dei social. “Radical Honesty”, onestà radicale, non è solo un titolo ma un manifesto esistenziale. Williams, il cui nuovo album "Britpop" uscirà il prossimo 10 ottobre, mostra le sue vulnerabilità senza filtri: dalla lotta contro le dipendenze all’ansia sociale, dal bisogno di approvazione all’introspezione forzata. L’artista ha anche deciso di dare letteralmente un nome e un volto alla sua ansia, per cercare di esorcizzarla: si chiama “Blanche” ed è una signora anziana con gli occhi e i capelli sparati, raffigurata in alcune opere esposte e in una statua proprio al centro della mostra. L'accoglienza è stata polarizzante.
Molti hanno apprezzato il coraggio e la spontaneità dell’esposizione, lodandola come un'espressione rara di autenticità in un panorama artistico spesso patinato. Altri critici, come quelli del The Guardian, l’hanno definita esteticamente scialba, accusando il Moco di aver puntato più sulla fama del personaggio che sul valore artistico delle opere. Ma Williams non pretende di essere “un maestro dell’arte”. La sua produzione è terapeutica, personale, urgente e allo stesso tempo pop. È il diario visivo di un uomo pubblico che cerca di mostrare senza barriere un privato complesso, doloroso. Come ha dichiarato lui stesso: “Non ho più bisogno di intrattenere nessuno. Questa volta, lo faccio per me”. “Radical Honesty” è una mostra che scuote, incuriosisce, fa pensare e regala sorrisi. Non è magari perfetta, ma è vera. E in un’epoca di filtri, pose e di facili racconti sulla salute mentale, forse questo basta.