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Giancarlo Bigazzi, "Ti pretendo" in lounge da Silvia Mezzanotte

Nuova pubblicazione della serie di riscoperte dei brani del grande autore
Giancarlo Bigazzi, "Ti pretendo" in lounge da Silvia Mezzanotte

Terzo episodio della serie di riscoperte in chiave lounge del repertorio di canzoni scritte da Giancarlo Bigazzi (più sotto l'intervista con il figlio Giovanni in cui spiega il progetto): dopo "Self control" e "Un colpo al cuore", è uscita una versione cantata da Silvia Mezzanotte (già voce dei Matia Bazar) di "Ti pretendo".

La hit di Raf tratta dall'album "Cosa resterà degli anni 80", brano vincitore assoluto del Festivalbar edizione 1989, è stata riarrangiata da Papik e Peter De Girolamo, che troviamo anche al basso e al piano acustico. Alla batteria Luca Trolli, Simone "Federicuccio" Talone alle percussioni, Alfredo Bochicchio alla chitarra e Massimo Guerra flicorno e trombone.

"Quando ho saputo che Giovanni Bigazzi (ideatore del progetto) mi stava cercando ho detto immediatamente sì. L'idea di fare parte di una storia così bella, che celebra 'In Lounge' le meravigliose canzoni di Giancarlo Bigazzi mi ha conquistata subito. Ho un ricordo speciale di Giancarlo, perché venne a salutarci in studio durante la registrazione di Brivido caldo, con i Matia Bazar.

Franco Fasano, il direttore artistico del progetto mi ha proposto Ti pretendo, brano che appartiene ai miei vent'anni, e il cerchio si è chiuso, perché Raf è uno dei cantautori che amo e ascolto di più. La collaborazione con Papik inoltre era uno di quei sogni nel cassetto in attesa di essere realizzato. Infatti ha centrato in pieno il mood che avevo in mente tra seduzione, classe, eleganza e fascino ... le cose che voglio rappresentare con questo brano, oggi".

Ecco l'intervista di qualche mese fa a Giovanni Bigazzi:

Da poco meno di un anno a questa parte il repertorio di Giancarlo Bigazzi, uno dei più grandi autori sulla scena italiana tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Duemila, è oggetto di un’operazione di riscoperta da parte di GB Music, etichetta e società di edizioni guidata dal figlio dell’artista, Giovanni: dopo la pubblicazione, lo scorso mese di maggio, di una nuova versione di “Self Control” (cantata da Nicole Magolie e prodotta da Nerio Poggi - in arte Papik - e da Peter De Girolamo) per il quarantennale del brano portato al successo da Raf, è arrivata, nel settembre dello scorso anno, la rilettura di “Un colpo al cuore”, canzone originariamente pubblicata nel 1968 come lato B del singolo di Mina “Allegria” interpretata (sia per la versione italiana sia per quella in spagnolo) da Franco Simone. Il progetto - completamente in divenire - ha come comune denominatore le sonorità ambient / lounge, e culminerà - quando il materiale accumulato sarà sufficiente - con la pubblicazione di un vinile celebrativo che raccoglierà tutte le cover realizzate ex novo. Con l’obiettivo, racconta Giovanni Bigazzi, “di far conoscere e riscoprire da un altro punto d’ascolto il lavoro di Giancarlo, nell'unione delle generazioni, non solo quelle più giovani ma anche tra gli ascoltatori cresciuti con le sue canzoni”...

Perché proprio “in lounge”?

L’idea mi è venuta ascoltando un disco di Sarah Menescal, dove lei rivisita grandi classici della tradizione anglo-americana in stile lounge. Da ascoltatore, prima ancora che da produttore, questo tipo di arrangiamenti e sonorità mi è sempre piaciuto, quindi mi è subito sembrato un ottimo modo per dare una chiave di lettura diversa ai lavori di mio padre.

Possiamo pensare al quarantennale di “Self control” come alla scintilla che ha dato il via al progetto?

Per certi versi sì. Una volta avuta l’idea, ho dovuto cercare un punto dal quale partire, e il quarantennale di “Self Control” ha rappresentato l’occasione giusta.

Dopo due uscite, come si sta evolvendo, oggi, questo progetto?

E’ in continuo divenire. Quando saremo usciti con una decina di cover, coroneremo il lavoro con la pubblicazione di una raccolta in vinile, intitolata appunto “Giancarlo Bigazzi in lounge”.

Esiste un orizzonte temporale per la data di fine lavori?

Al momento no. Io e Franco Fasano (artista, autore e compositore storico amico della famiglia Bigazzi, ndr) stiamo gettando le fondamenta del terzo capitolo della serie, e stiamo cercando un artista che voglia prendere parte al progetto…

Inutile, quindi, chiedere quale sarà il prossimo brano a essere pubblicato…

Il fatto è che non è ancora definito. Abbiamo in mente delle opzioni, però è ancora tutto da decidere…

Quanto pesa l’interprete sulla scelta delle canzoni?

Dipende molto dalle caratteristiche vocali ed espressive. Con Franco Simone ci siamo incontrati e ne abbiamo parlato, perché - ovviamente - la visione dell’artista è fondamentale, perché è a lui che tocca dare nuova voce al brano. Per “Un colpo al cuore” ci siamo ritrovati subito, sia per la versione in italiano che per quella in spagnolo - essendo lui, tra l’altro, molto popolare in America Latina.

Quando ci si trova a lavorare un catalogo così vasto e importante, quanto è difficoltoso il lavoro di selezione?

Il nostro lavoro di ricerca è da intendersi sulla totalità del catalogo, non solo su cavalli di battaglia come - per esempio - la stessa “Self Control” o “Gloria”: l’idea è quella di andare a esplorare i brani meno noti, i lati B come “Dimentica, dimentica”. Come accennavo prima, è una cosa che valutiamo capitolo dopo capitolo, anche a secondo degli interpreti.

Il catalogo di tuo padre è tornato d’attualità grazie al duetto tra Masini e Fedez all’ultimo Festival di Sanremo…

La cosa che ho trovato importante è stata riportare la canzone al suo significato. Come avevo già detto prima di ascoltare la versione che poi sarebbe stata presentata all’Ariston, sensibilità e intuito erano prerogative di mio padre, e lui - proprio grazie a queste sue doti - è riuscito a rendere, in versi, il senso di tormento, inganno e umiliazione di un uomo dilaniato dal tradimento della donna amata. Nel caso di “Bella stronza”, ma più in generale di tutte le canzoni, parole e musica creano un vortice, un graffio nell’anima. Un turbine di sensazioni contrastanti: l'amore, la tenerezza, il rancore e la rabbia che si provano nel chiaroscuro di una relazione e che mio padre e Masini hanno interpretato in quel testo. E, devo dire, ho molto apprezzato l’integrazione apportata da Fedez con il suo featuring: c’è stata una sorta di fusione tra i suo linguaggio e quello presente nel testo originale che ho trovato molto coerente. Su Marco ovviamente non avevo dubbi, ma devo dire che Fedez - anche come interprete - ha avuto un bell’impatto.

E’ stato anche questo un modo per portare il repertorio di tuo padre a un pubblico che, probabilmente, ancora non lo conosce?

Sicuramente. Così come per il progetto lounge, uno dei nostri obbiettivi è far conoscere il suo lavoro al pubblico giovane, di trentenni e ventenni: i linguaggi, poi, si adeguano alle finalità artistiche, e volendo possono anche interagire con altre forme d’arte, come per esempio i video. Ecco, se dovessi definire il mio scopo, direi che vorrei rendere il repertorio di mio padre come una fonte di energia rinnovabile nel tempo. Perché credo che lui, così come tanti altri artisti che oggi non sono più tra noi, come Pino Daniele o Lucio Dalla, abbia lasciato un segno profondo nel pubblico, grazie al suo lavoro. Ha lasciato in dono un patrimonio agli ascoltatori: chi ne è incuriosito o affascinato può scoprirlo, come se fosse un’eredità.

Chi intermedia i diritti del catalogo di tuo padre, oggi?

SIAE, dove siamo rientrati (da Soundreef, alla quale il repertorio era stato affidato nel 2019, ndr).

Nei confronti di tuo padre, come di tutti gli autori “puri”, il grande pubblico ha una sorta di debito di attenzione: c’è, secondo te, qualcosa che l’industria musicale potrebbe fare per ripagarlo, o almeno provarci?

Mio padre era un costruttore di idee, per scelta non amava le luci della ribalta. Non era nemmeno un poeta, nel senso convenzionale del termine: aveva la prerogativa di osservare, riflettere e alla fine interpretare, scrivendo. Non aveva uno schema fisso, non era la musica a nascere dalle parole o viceversa: più che altro, era come se le sue parole fossero lì, in attesa di una melodia “pubblica” pronta a essere cantata. Lui si definiva un “artigiano della canzone”, definizione poi diventata il titolo di un bel libro dedicatogli da Ciro Castaldo.

C’è qualche autore contemporaneo che, per una ragione o per l’altra, te lo ricorda?

Non direi. Ognuno ha il suo modo di lavorare, il suo approccio. Potrei dirti Dardust, che però è molto legato al mondo dell’elettronica, ed ha un approccio totalmente diverso. Mio padre ha lavorato con tanti interpreti diversi e con tanti arrangiatori, da Massimo Ranieri, a Raf, a Mia Martini: prima ancora di versatilità, si potrebbe parlare di attento lavoro di ricerca di suoni e parole, un viaggio tra musica e testo che noi, oggi, con iniziative come “Giancarlo Bigazzi in lounge”, vogliamo continuare a valorizzare.

instagram.com/gbmusicrecords/
bigazzimusic.com

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