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Rumo: “Ci siamo persi” è un labirinto magico e crudo

Il disco del rapper e produttore friulano è ben scritto e trascina in un mondo.
Rumo: “Ci siamo persi” è un labirinto magico e crudo

Realismo magico di provincia e allucinazione, paesaggio e trauma, spiritualità e cronaca. “Lore” è un inizio martellante, “Shahrazad” è un pezzo musicalmente più soft ma a livello tematico porta l’ascoltatore dentro lo smarrimento sociale in cui viviamo, “Maledetto”, soprattutto nel ritornello, sembra sputato fuori da uno dei migliori dischi di Izi. “Anelli rubati” è una canzone d’amore anomala, “Casa di spettri” segue quel mood più deep. Il finale: “Sulla mia pelle” e “Ci siamo persi” sono due tracce differenti, ma in ambedue c’è la consapevolezza del dover essere padroni del proprio destino per poter davvero cambiare le cose. Sono tutti tasselli di un viaggio, quello creato e immaginato da Rumo, rapper e produttore friulano che ha pubblicato “Ci siamo persi”, per La Tempesta Dischi.

Un disco labirintico, allegorico e mistico, un iter sia geografico che mentale, tra carri armati e allucinogeni, amici smarriti e un amore tormentato. Il progetto è scritto molto bene, ha un immaginario definito e le canzoni potrebbero davvero essere la colonna sonora di un film: si apre su vaste vedute geografiche e sociali, con tracce che suonano come inni di battaglia, per poi raggomitolarsi progressivamente nell’intimità di ballate che cantano amicizie e amori. Fiumi, boschi, poligoni e brughiere fanno da sfondo alla vita dell’autore e ai suoi traumi più profondi. Figure del folklore, personaggi di  film, amici d’infanzia si mischiano in un sogno lucido. Il titolo “Ci siamo persi” rivela il concept dell’album, declinato in due sfaccettature. La prima è quella dello smarrimento di Rumo e dei suoi amici, che vagano senza una meta definita. La seconda è la perdita dei legami: che sia in amore o in amicizia, i rapporti raccontati nel disco si infrangono. Molti brani hanno una dimensione corale. Rumo parla di “noi” piuttosto che di “io”, raccontando molti episodi che hanno lui e i suoi amici come protagonisti e lasciando intendere che non tutte le amicizie sono facili da vivere, o destinate a durare per sempre. Ascoltando il disco in ordine si assiste anche alla nascita, allo sviluppo e alla fine di una storia d’amore tra Rumo e una ragazza.

Una delle simbologie ricorrenti è quella degli insetti: mantidi, crisalidi, metamorfosi e mosche lo rendono chiaro fin dal titolo. Questo simbolo ha due valenze diverse: da un lato gli insetti sono una forza minuscola ma inarrestabile, dall’altro sono metafora di trasformazione e cambiamento. Un altro tema ricorrente è quello delle storie. Le storie sono il modo in cui diamo senso al caos: raccontarle e condividerle crea legami, dà significato alle esperienze e costruisce comunità. Nei brani ci sono spesso riferimenti a sintomi o episodi legati alla salute mentale: i pensieri intrusivi e le paranoie del disturbo d’ansia, il rapporto con il cibo, le visioni causate dalla difficoltà persistente della percezione da allucinogeno. Il disco, pur affrontando tematiche universali, è fortemente legato al territorio. Rumo contrappone la natura selvaggia della sua terra, il Friuli, alle contaminazioni causate dall’uomo e dalla sua avidità, riferendosi in particolare ai cumuli di amianto, ai rimasugli di proiettili ed esplosivi e ai carri armati che si trovano nel Sito Natura 2000 dei Magredi. “Ci siamo persi” è stato registrato interamente a Mushroom Studio. La maggior parte delle produzioni del disco sono di Rumo, con l’intervento di Pooli, producer friulano, in cinque tracce.

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