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Sexy ed elettrica: Miss Velvet, la rockeuse

Si ispira a Janis Joplin e nel nuovo album fa incontrare classici, moda ed empowerment.
Sexy ed elettrica: Miss Velvet, la rockeuse
Credits: Shervin Lainez

Di lei si sa poco e niente. Non si conosce il vero nome, ad esempio (anche nei crediti su Spotify il è riportato il suo nome d’arte). E neppure l’età. Miss Velvet vuole far parlare di sé solo ed esclusivamente per la musica che produce e pubblica. George Clinton, che l’ha portata con sé in tour, di lei dice che è «la definizione del rock’n’roll». La critica d’oltreoceano ha paragonato le sue performance elettrizzanti a quelle di Janis Joplin, alla quale lei dice naturalmente di ispirarsi. Miss Velvet fonde il rock viscerale e retrò con atmosfere più moderne e rimette a fuoco la lente attraverso la quale il mondo vede le donne nella musica rock. Basti ascoltare il suo ultimo album, “Triptych”, appena uscito (si acquista e si ascolta a questo link), accompagnato da un trittico di videoclip che insieme compongono un vero e proprio cortometraggio di 14 minuti, girato nel profondo deserto del Mojave e selezionato in numerosi festival cinematografici, conquistando l’International New York Film Festival (dove è stato definito “miglior video musicale”) e ricevendo un Diamond Globe Award: le clip sono quelle di “Pistols at dawn”, “Strut” e “Hallelujah”. Dietro la macchina da presa c’è Gus Black, regista e cantautore noto ai più per aver realizzato una cover di “Don’t fear the reaper” dei Blue Öyster Cult per la colonna sonora di “Scream” e per aver diretto i videoclip di Phoebe Bridgers, Greta Van Fleet, Eels. Nei tre brani Miss Velvet racconta una storia di tradimento, trasformazione e auto-liberazione, facendo incontrare classici, moda (la rockeuse ha sfilato agli eventi della Fashion Week a Parigi, Milano e New York e collaborato con stilisti come Gabriela Hearst e Tom Ford) e messaggi di empowerment.

Un racconto che parte con “Pistols at dawn”, che la vede in groppa a un cavallo color ebano, il suo nemico invisibile dentro una Mustang vintage oscurata. Nel brano ci sono le atmosfere delle colonne sonore del grande Ennio Morricone, coronate dal ruggito di Miss Velvet. “Strut”, il secondo capitolo”, è ispirato alla recente maternità della rockeuse: «È il culmine del trionfo, una celebrazione del sentirsi bene nella propria pelle, la fretta e la ferocia dell’amor proprio e dell’amore per gli altri nella loro piena e autentica espressione», spiega lei. In “Hallelujah”, l’ultimo tassello della trilogia, le chitarre acustiche accarezzano la voce granulosa dell’artista: nel video compaiono la band e il coro, tutti vestiti di bianco, mentre Miss Velvet cammina da sola come un miraggio verso il suo prossimo capitolo. Musicalmente guarda agli Heart, a Jimi Hendrix e ai primi Deep Purple. Oltre a Janis Joplin, qualcuno oltreoceano l’ha paragonata a Stevie Nicks e Patti Smiht. Dee del rock che l’hanno preceduta. Ai brani ha lavorato insieme alla produttrice sudafricana Esjay Jones (già al fianco di Billy Corgan e Dave Navarro), nominata anche ai Grammy Awards: «Ho sempre trovato allucinante quando le donne non supportano altre donne. Quando siamo unite, siamo più forti, più potenti, più vulnerabili e al nostro meglio. Trovare donne che si elevano a vicenda è la vera padronanza del nostro potere di creatrici e forze in questo mondo - spiega - è sempre incredibile avere una sorella al tuo fianco e quel tipo di supporto può aprirti infinite possibilità». L’album è stato registrato presso i GoodNoise Studios di Palm Springs di Matt Sorum (batterista già nei Guns N’ Roses e negli Hollywood Vampires), mixato da Kevin “Thtrasher” Gruft (Gwen Stefani, Machine Gun Kelly) e masterizzato da Ted Jensen (Rolling Stones, The Eagles e Santana).

La copertina di "Triptych"

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Che Miss Velvet giocasse in un altro campionato, rispetto alle star femminili della nuova scena musicale, lo si era capito già lo scorso autunno, quando la rockeuse pubblicò una cover di “Dream on” degli Aerosmith: «Ci sono state molte volte, nel corso degli anni, in cui avrei voluto fare una cover di questa canzone, ma il momento non mi è mai sembrato giusto, perché sapevo di dover crescere ancora. Come puoi prendere una canzone così iconica, con una band di tale livello, e preservare comunque la sua bellezza originale? Mentre lavoravo al mio nuovo album con il produttore Easjay Jones abbiamo iniziato a parlare dei brani acustici da aggiungere ai live di Miss Velvet - ha raccontato - mentre suonavo in concerti per Los Angeles, ho iniziato a sperimentare una versione acustica ridotta di “Dream on” alla fine dei miei spettacoli e li ho provati al Troubadour, un locale tra i miei preferiti qui in California. Sapevo di voler essere in questo club per cantare “Dream on” perchè quel luogo trasporta lo spirito degli artisti che vi si sono esibiti, come Elton John, Joni Mitchell, The Eagles, Guns n Roses, Neil Young, Tom Waits, il cuore pulsante di tanti movimenti culturali musicali».

Miss Velvet ha lottato per definire la sua voce, affinare il suo suono e bilanciare gli estremi della rockstar e della madre (sui social ha costruito un seguito appassionato ed impegnato, con centinaia di migliaia di follower che seguono le sue storie di musica, moda e della sua vita privata come madre di due giovani ragazze). “Triptych” è uscito per la sua etichetta indipendente, la Mother Ride Records: «Non ci sono regole. Questo progetto doveva scaturire dal mio cuore e dalla mia anima: mi ha guidato lungo tutto il percorso».

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