Joan Thiele è l'altra "sorpresa" di Sanremo

Un Festival di Sanremo, a livello di classifica, dignitoso, finito in ventesima posizione. Un Festival di Sanremo lucente sul fronte della musica: la sua “Eco”, infatti, è una delle più belle canzoni uscite dalla kermesse in Riviera. Finalmente in molti si sono accorti di Joan Thiele, che ha utilizzato il maxi evento musicale per riaccendere luci e motori, tornando in scena con un nuovo album, “Joanita”, il primo interamente in italiano, che arriva a tre anni di distanza dalla raccolta “Atti”. “Mi sono presa il mio tempo per vivere e raccontare quello che avevo dentro - racconta Joan sui social a proposito del suo nuovo progetto discografico - mi sono data un bacio sulla fronte, per rassicurare la bambina dentro di me. Le ho chiesto di fidarsi. Quando sei una ragazzina, non hai paura, sogni e basta, immagini e inventi il futuro. E io ho fatto questo. Ho ascoltato e investigato le mie emozioni, una a una. E così ho abbracciato la mia chitarra, acceso l’amplificatore e ho iniziato a urlare”.
Un’attitudine alla St. Vincent
Cantautrice e producer poliedrica, Thiele, che fa musica da dieci anni con discontinuità, ma che adesso ha trovato un nuovo equilibrio, ha vissuto la sua infanzia tra la Colombia e l’Italia. Nel 2023 ha vinto il David di Donatello come Miglior Canzone Originale con il brano “Proiettili”, tratto dal film “Ti mangio il cuore”. Il suo mondo sonoro spazia tra r&b, soul, allusioni jazz e vocazione internazionale, con un impianto cinematografico che ricorda le colonne sonore del cinema italiano degli anni ’60 e ’70, con un particolare tributo a Piero Umiliani. L’opera di quest’ultimo Joan ha avuto l’occasione di studiare da vicino grazie alla collaborazione della famiglia Umiliani che le ha aperto le porte dello studio e dell’archivio di famiglia. “Joanita” gioca con tutti questi elementi: è un disco multi-strato in cui ogni canzone sembra fare da sfondo a una scena da film e dove la chitarra, il suo strumento, in molti casi svetta. Un’attitudine alla St. Vincent. Le chitarre che utilizza sono realizzate da lei stessa insieme al designer Marco Guazzini con l'innovativo materiale "Marwoolous", composto di marmo e lana. Questi strumenti unici sono parte integrante sia della dimensione live che dell’album, enfatizzando il connubio tra arte visiva e musicale.
Cinema a colori
Il cinema e le emozioni sono il cuore pulsante di “Joanita”: ogni traccia del disco è legata a un’emozione e a un ricordo preciso, creando un mosaico di esperienze che spaziano dalla nostalgia alla rabbia, dalla fragilità alla voglia di evasione. Da “Veleno” che rappresenta la rabbia, passando da “Bacio sulla fronte” che esplora il tema del perdono fino a “Dea”, “Occhi da gangster”, “Pazzerella” e “Volto di donna” che raccontano storie di passione, creatività, amore e fragilità. E ancora la sanremese “Eco”, un invito a guardare in faccia le proprie paure e a superarle. Sul fronte prettamente musicale “Joanita” ha arrangiamenti ricchi e differenti: “La forma liquida” è illuminata dalla chitarra, “Bacio sulla fronte” è avvolta da atmosfere western, “Tramonto” è più calda, “Acqua blu” psichedelica e distorta, mentre “Occhi da gangster” è più jazzata. Interessanti sono i pezzi come “Joanita” e “Cruz”, il primo tribale e urban, il secondo “alla Rosalia” con la chitarra che fa da scheletro. “Dea” è come prendere la macchina del tempo, “Volto di donna” ha un sound onirico. “Pazzerella” è un canto di donna, in napoletano (è la nonna di Joan a cantare), trasmette spensieratezza e libertà. “Joanita”, in qualche modo, è come se fosse il primo vero album della cantautrice perché ne restituisce un caleidoscopio di colori.