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Nas: trent’anni di “Illmatic” al Fabrique di Milano

Il rapper ripropone live il suo classico e crea un feeling speciale con i (tanti) giovani fan.
Nas: trent’anni di “Illmatic” al Fabrique di Milano

19 aprile 1994, New York: il ventenne Nasir Jones debutta con un album che diventerà un cult e che oggi è considerato uno dei migliori dischi rap di sempre. Nel 2024 Nas ha deciso di celebrare l’anniversario del trentennale dell’uscita di “Illmatic” con un tour mondiale che ha toccato anche l’Italia, con una data al Fabrique di Milano. Una serata d’altri tempi, con il rapper newyorkese che, al netto di qualche piccola sbavatura, rappa dall’inizio alla fine, per un’ora e un quarto, senza risparmiarsi e creando un rapporto magico con il pubblico, composto in buona parte anche da giovanissimi pronti a rispondere con cori e con ping-pong di voci alle canzoni. Il fatto che molti ragazzi abbiano riempito il club (concerto sold out), decidendo di venire a vedere e ascoltare un pilastro del genere (un cinquantenne in ottima forma, ma pur sempre un cinquantenne distante dalle mode, da TikTok e dagli algoritmi di oggi), è una lettera d’amore per questa cultura.

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È la forza di chi non ha scritto un disco e basta, ma ha consegnato alla storia un classico. Nas, come già visto nella data del Firenze Rocks del 2022 e in quella al Prima Estate festival nel 2023, si presenta sul palco con un dj, Dj Green Lantern, e un batterista. Il primo lancia i pezzi, fa le doppie, le sporche, scratcha, riscalda i fan facendo alzare le braccia al cielo e conduce il live su una dimensione puramente rap, il secondo invece dona vigore e potenza rock al concerto, picchiando con il sorriso sui piatti. La scenografia, su cui sono piazzati e rialzati i due musicisti, si fonda su un lungo parallelepipedo che fa da schermo e su cui scorrono vecchi ritagli di giornale, immagini di New York ed elementi centrali rappresentativi dei brani. “Illmatic”, ovviamente, è al centro della scaletta: il concerto, dopo l'intro "The Genesis", parte a marce alte con “N.Y. State of Mind”, “Life's a Bitch” e “The World Is Yours”, si tratta proprio dell’ingresso del disco, che scorre traccia dopo traccia fino a “Represent” e “It Ain’t Hard to Tell”, il pezzo di chiusura del progetto, celebre per le chitarre e i sintetizzatori di "Human Nature", brano del 1983 di Michael Jackson.

L’apice del feeling tra Nas, anche lui a tratti incredulo per il calore ricevuto, e il pubblico del Fabrique arriva proprio alla chiusura della riproposizione intera di “Illmatic”: il rapper si prende una pausa durante cui non decide di ritirarsi nel backstage, ma rimane sul palco e si mette a firmare, per diversi minuti, dischi, magliette, felpe e cappellini dei fan, che vedendo la sua disponibilità iniziano a lanciare oggetti di ogni tipo nella speranza che questi vengano autografati. C’è tempo anche per altri classici e capisaldi della sua discografia: tra questi “I’m on fire”, “Nas is like” e soprattutto “If i ruled the world (Imagine That)”, tratto da “It Was Written” del 1996, con Lauryn Hill nella versione originale, e “One Mic”, uscito nel 2001, brano di chiusura della serata.

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“Illmatic” è diventato un cult anche per la sua copertina, progettata nella sua versione definitiva da Aimee Macauley, che ritrae un bambino con capigliatura afro: non è altri che lo stesso Nas all’età di sette anni, e sullo sfondo uno scorcio del Queens, uno dei più grandi quartieri di New York. Il suo volto immortalato fu recuperato da una foto scattata da suo padre, il musicista Olu Dara. Fu proprio a sette anni che Nas, come ha dichiarato lui stesso, iniziava a prendere coscienza di ciò che aveva attorno, di vivere in un ghetto, in un contesto dove la maggior parte degli afroamericani non aveva grandi possibilità di accedere allo sviluppo sociale degli Stati Uniti, rimanendo così ai margini e nelle periferie.

Il suo “romanzo di formazione” in musica partì proprio da lì e a giudicare dalla passione con cui l’artista rappa ancora oggi, non sembra mai essere realmente terminato. In una delle prime interviste promozionali, Nas affermò che il titolo “Illmatic” (che significa “oltre il male” o “l'ultimo”) era un riferimento al suo amico del Queensbridge finito in prigione, Illmatic Ince. Oltre al suo racconto veritiero e affilato, “Illmatic” si distingue ancora oggi per le sue numerose rappresentazioni di luoghi, persone e interazioni. Una telecamera puntata sulla realtà, senza filtri, nel segno della verità. Nelle sue canzoni, Nas, grazie anche all’uso di campionamenti, suoni e voci, porta l’ascoltatore dentro gli angoli e i viali del Queensbridge, menzionando nomi di strade, amici, crew locali, gang e spacciatori, utilizzando lo slang della sua città natale. Racconta la sua vita. Un viaggio, nel segno della poesia di strada, che è rimasto scolpito nel tempo.

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