La musica del deserto di Bombino

Bombino, l'uomo del deserto di etnia Tuareg, il 15 settembre dello scorso anno ha pubblicato il suo ultimo album "Sahel", in cui, una volta di più, ha denunciato le ingiustizie che martoriano la sua terra di origine. Quella che potete leggere nelle righe seguenti è la nostra recensione di quel disco.
Ci sono mancate in questi cinque anni – tanto è trascorso dal suo precedente album "Deran" - le canzoni del musicista del Niger di etnia Tuareg Goumar Almoctar detto Bombino. E ancor più ci sono mancati il suono della sua valente chitarra e i molti universi e profumi sonori figli della sua terra e della sua esperienza che con lo strumento prediletto riesce ad evocare. Il 43enne musicista africano non poteva utilizzare un titolo più esemplificativo per il nuovo album di "Sahel". "Sahel" è il nome di un vasto territorio - che negli anni Settanta abbiamo imparato a conoscere a causa di una tremenda carestia, come solo nel continente nero - nell'Africa subsahariana che corre dall'Oceano Atlantico fino al Mar Rosso e che in arabo significa 'bordo del deserto'.
Come nei precedenti dischi, e qui forse ancora di più, l'uomo del deserto Bombino pone quale tema centrale delle canzoni di "Sahel" la denuncia dei problemi, delle difficoltà e delle sofferenze che vive da tempo immemore la sua zona di provenienza e la sua gente, i tuareg, a causa di una situazione politica tra le più instabili del pianeta, come da lui sentitamente dichiarato: “La difficile situazione generale dei Tuareg è sempre nella mia mente e mentre l'ho sempre affrontata nella mia musica, volevo dedicare un'attenzione speciale a questo album. Anche se geograficamente il deserto del Sahara è la nostra casa, a tanti Tuareg vengono negati o privati alcuni beni di prima necessità in tutta la regione. Questo mi ha motivato molto. Voglio che la gente pensi ai Tuareg, per rappresentare quelle persone che non sono state rappresentate. Hanno davvero bisogno di una voce.”
Ci si perde e lascia andare nei dieci brani contenuti in "Sahel" che sono ora ipnotici e trascinanti ("Tazidert", "Aitma", "Darfuq"), ora più lenti e sinuosi ("Ayo nigla", "Itisahid"). Il blues di Bombino a volte è elettrico, altre è acustico, spesso ha elementi di pura psichedelia e altre ancora possiede riverberi reggae ("Ayes sachen"). Ciò che non viene mai meno è però il filo della melodia che rende questi brani scritti con il cuore e con il fine di tenere viva l'attenzione su quanto accade in una parte di mondo dimenticata dalle società di quello che viene definito 'primo mondo', ma il messaggio può e deve essere esteso a tutti quei popoli che vedono i propri diritti calpestati. Le canzoni proposte dal musicista nigerino hanno uno scopo e sono intimamente vissute, Bombino conscio di possedere talento lo mette al servizio della sua gente evitando la trappola dello specchiarsi nell'autocompiacimento ponendo la capacità con la sei corde al totale servizio della canzone. "Sahel" è un ottimo album che non deluderà gli amanti delle sonorità etniche o world che dir si voglia, ma il cui ascolto è altamente consigliato senza dubbio anche a chi frequenta altri lidi musicali.