Ritorna L’Aura: “L’ultima volta c’era ancora iTunes”
“L’ultima volta che ho fatto un disco c’era ancora iTunes”, ironizza L’Aura. Era il 2017 quando Laura Abela, questo il vero nome della cantautrice bresciana, protagonista del pop-rock degli Anni Duemila con hit come “Radio star” e “Today” (l’album d’esordio “Okumuki” nel 2005 vinse il Disco di platino per l’equivalente di 100 mila copie vendute, quando i dischi si vendevano sul serio, dieci anni prima dello streaming), pubblicò il suo ultimo progetto discografico, “Il contrario dell’amore”. Sette anni dopo, la musicista torna sulle scene, pronta a inaugurare un nuovo capitolo della sua carriera. Dimenticate, però, la cantautrice intimista e alternativa che a Sanremo nel 2006 si accompagnava al pianoforte su “Irraggiungibile” e che nel 2008, sempre sul palco dell’Ariston, su “Basta” si faceva accompagnare dal supergruppo dei Rezophonic, composto da nomi di punta della scena rock italiana degli Anni Novanta e Duemila. A 39 anni la rockeuse bresciana mostra un altro lato di sé con il nuovo singolo “Pastiglie”, uscito oggi: “Negli ultimi anni mi sono chiesta quale fosse il mio futuro. Ho provato a esplorare nuove strade musicali. Lavorare al pianoforte era un’operazione che non mi consentiva di aggiornare il mio modo di scrivere: mi sono messa a studiare i software di composizione musicale, a partire da Pro Tools”.
Il nuovo singolo è nato così. E a livello di sonorità segna una svolta nella carriera di L’Aura. L’universo sonoro di riferimento non è più il rock alternativo degli Anni ’90, ma l’elettropop Anni ’80: “Partire dal beat, dalla parte ritmica, e lavorare sopra quei suoni, mi ha permesso di scrivere delle cose in un’altra maniera, più ancorate al presente. Inutile girarci intorno: il modo di scrivere di oggi non è più quello di vent’anni fa. Le modalità di fruzione della musica sono cambiate. Io provo ad adattarmi ai tempi. ‘Pastiglie’ è una canzone schietta, dinamica e molto pop: un po' come me in fin dei conti”.
Le pillole di cui parla nel brano “sono metaforiche, non fisiche”: “Parlo della ricerca del proprio posto nel mondo. L’ennesima mia crisi mi ha permesso di capire che tutti i nostri problemi derivano dal rapporto che abbiamo con la società, con le aspettative. La società chiede dalle persone cose che le persone non sono in grado di dare. Il fatto di dover sempre overperformare, essere sempre sul pezzo, non è sostenibile. Io gioco in un altro campionato, quello di chi ha accettato il fallimento come una cosa che fa parte della vita: si può anche non essere sempre sul pezzo. Io non ne sono capace e lo accetto. Sarò un po’ più lenta rispetto ad altri, ma pazienza”.
A voler trovare un legame con il background artistico di L’Aura, si potrebbe dire che “Pastiglie” sia una sorta di “Acido acida” in versione ultrapop, almeno concettualmente: “I Prozac li ascoltavo quando ero ragazzina. E poi sono molto amica di Eva Poles (la cantante del gruppo, ndr). Sicuramente c’è un riferimento a quel periodo e a quel brano, perché è la musica con la quale sono cresciuta. Però non c’entra niente con il punk, anche perché ormai le chitarra nella musica che gira oggi sono letteralmente sparite”. Nel 2021 L’Aura ha pubblicato da indipendente l’Ep “Hygge volume 1”. Ora c’è un nuovo contratto con una multinazionale, Warner: “Ma parlare di dischi ormai è tabù. Si arriva a parlare di album solo quando hai già intavolato un discorso. Io il mio l’ho interrotto tempo fa. Intanto c’è questo singolo: è un modo per ricominciare da dove eravamo rimasti, poi si vedrà”.