“Levante Ventitré” racconta una rinascita sofferta

“Nel 2023 sono rinata in quanto donna e bambina” dice Levante in apertura del documentario che racconta un anno cruciale per la sua carriera. Il 2023 infatti è stato per lei l’anno del ritorno, del comeback sulle scene. “Levante Ventitré - Anni di voli pindarici” racconta il prima, il dopo e la difficoltà di reinventarsi come donna, madre e artista di fronte a un pubblico che digerisce con difficoltà i cambiamenti.
Per raccontare l’apertura di un cerchio in chiusura dello stesso, per celebrare un traguardo importante di carriera, Levante sceglie la formula ormai popolarissima del mini-documentario da distribuire sulle piattaforme streaming. “Levante Ventitré” arriva su Paramount+ alla vigilia del tour che la porterà nei principali teatri italiani, dopo l’esperienza sul palco dell’Arena di Verona.
Levante racconta l’uscita da un tunnel oscuro
Rispetto però ad altri prodotti simili - il doc su Blanco, il dietro le quinte dell’anno d’oro di Elodie, Levante mescola i medesimi elementi in modo differente. C’è il racconto del dietro le quinte, c’è l’esaltazione dei traguardi raggiunti, ma è evidente come ci sia dietro una carriera e un’artista differenti. Blanco nemmeno accennava ai suoi Sanremo, Elodie si concentrava sulla svolta di carriera costruita faticosamente, pezzo per pezzo. Levante invece celebra un traguardo ma guardando alle sue spalle un tunnel oscuro da cui è riuscita a uscire. Il punto di partenza è il traguardo: il concerto all’Arena di Verona.
È proprio all’Arena di Verona che sono state registrate le cinque performance live che impreziosiscono un documentario snello. In 72 minuti Levante trova il tempo di raccontarsi e rivisitare 5 classici del suo repertorio, così come presentati in Arena: “L’invincibile”, “Vivo”, “Alfonso”, “Alma Futura” e “Mi manchi”.
Chiusa in uno studio bianco, seduta su una poltrona destrutturata fatta di fil di ferro, è Levante stessa a commentare le immagini del backstage dell’Arena. La voce forte di cantautrice si rivela anche voce narrante capace di raccontarsi e analizzarsi senza bisogno d’interventi esterni. L’Arena apre “Levante Ventitré - Anni di voli pindarici” perché è un punto d’arrivo dopo 11 anni di carriera dal successo radiofonico di “Alfonso”, che le cambia la vita. Da un bar di Torino all’Arena, conquistandosi da sola la luce della scena. La salita e la gavetta però non fanno parte della narrazione del documentario.
L’Arena e il Sanremo di “Vivo”
Qui il focus è sul ritorno, passando per le Forche Caudine di Sanremo e per la prova ansiogena di un grande palco come quello veronese. A metà documentario è inserito un video amatoriale che funge da punto di partenza cronologico del racconto. Prima della tappa finale del suo tour, Levante annuncia al suo entourage di essere incinta di cinque mesi. È nervosa, chiede loro il silenzio assoluto. Affrontare un tour mentre dentro di lei si forma la vita è un’esperienza impegnativa, umanamente e professionalmente.
Arrivano Alma e un allontanamento dalle scene per stare con la figlia. Levante qui racconta con grande realismo e schiettezza il suo periodo oscuro. “Ho due medaglie sul petto” dichiara, facendo riferimento alle sue “due depressioni”. C’è quella indelebile dall’infanzia, legata all’assenza paterna e c’è quella nuova, faticosa, del post parto. Levante racconta di quanto sia insidiosa perché poco raccontata, poco riconoscibile. Questo però succede nelle fasi avanzate del documentario, che racconta il privato dell’artista dopo le grandi esperienze che ne plasmano il ritorno in scena.
La prima è appunto l’Arena, vissuta con il timore di un fallimento e di una gioia. Il documentario segue la creazione del concept (”volevo essere un cigno su quel palco”), le prove con i ballerini, l’orchestra come realizzazione dei desiderata della cantante a un traguardo importante. Voleva tanto anche dei corni francesi, spiega, ed è molto felice di averli avuti accanto ai musicisti e alle coriste che sono sempre con lei sul palco.
Il secondo capitolo importante di “Levante Ventitré - Anni di voli pindarici” è dedicato al secondo Sanremo dell’artista nell’epoca Amadeus, in cui porta all’Ariston “Vivo”. Levante confessa che le canzoni inviate al conduttore e direttore artistico erano due. Tutto il suo team sperava che sarebbe stata scelta “Mi manchi”. Rispetto a “Vivo” sarebbe stata una canzone più facile da portare al pubblico, più adatta a mettere in mostra la propria vocalità, spiega Levante.
“A una donna si fanno pesare anche i cambi di look”
Amadeus invece sceglie “Vivo”, una canzone che racconta in prima persona e al presente un “sogno erotico” che è l’opposto di come si sente solitamente una donna dopo il parto. Levante spiega la forza di un pezzo che reclama un corpo capace di passione, magico, forte, in un momento in cui si sentiva all’opposto. Nel racconto di quel palco “che si ama e si odia”, Levante sottolinea anche quanto sia stato impegnativo presentare il suo cambio di look.
Via le sopracciglia folte e nere, via gli chignon e i capelli neri corvini. Il look biondo platino con le sopracciglia decolorate ha spiazzato. C’è anche stato qualche tentativo di farla tornare indietro: “avevo bisogno di un cambiamento, ma nel mio team c’era un po’ di apprensione e qualche pressione per tornare quella di prima c’è stata”. Levante insiste in merito, sottolineando come sia un’esperienza che non vuole inquadrare necessariamente nella questione di genere, ma sarebbe la cornice più corretta da utilizzare. “Non si sono fatti pesare cambiamenti simili ad altri colleghi”. Quando sono tornata al nero, spiega, l’ho fatto essenzialmente per pigrizia. Mi pesava troppo decolorarmi ogni due settimane.
“Levante Ventitré - Anni di voli pindarici” è disponibile in streaming su Paramount+.