8 marzo: otto donne cantate da Ligabue

PICCOLA STELLA SENZA CIELO
Musica e parole di Luciano Ligabue
La protagonista di "Piccola stella senza cielo" è la 'madre' delle donne delle canzoni di Luciano. Nel corso della sua carriera l’artista darà voce e anima a personaggi femminili perfettamente definiti sotto l’aspetto caratteriale, con descrizioni che le inquadrano nello spazio e nel tempo, andando oltre l’aspetto fisico o il loro modo di relazionarsi all’uomo. La donna di "Piccola stella senza cielo" è vittima della propria innocenza e di una forma di dipendenza che la fa succube: una creatura che ripone tutta la sua fiducia in qualcosa che se non è amore gli assomigliava bene, ritrovandosi sconfitta, alla fine. Il tutto è ispirato a una vicenda drammaticamente vera: “La protagonista è la prima persona reale di cui parlo in una canzone: una mia amica che ha pagato caro lo scotto dell’essere ingenua. 'Piccola stella senza cielo' è la storia di una ragazza che vorrebbe prendersi il lusso di credere nella potenza di un sentimento senza doversi preoccupare di ciò che questo comporta. Credere nell’amore rende vulnerabili e purtroppo, se sei una donna, spesso la paghi cara”.
Il brano, tra i più eseguiti in assoluto dal Liga, vive una serie di mutamenti di arrangiamento, fino a quello orchestrale presentato durante i concerti all’Arena di Verona nel 2008 che trasforma la ballata rock in un’aria di melodramma: la piccola stella della canzone è consacrata allo status di eroina popolare come la Mimì della Bohème o la Carmen di Bizet, donne che pagano con la vita le loro scelte, immolandosi in nome della loro passione e della loro idea di libertà. Il sacrificio della protagonista viene accompagnato, nelle performance in Arena di Verona e nei tour successivi, dalla performance di danza aerea di Elena Burani che renderà, anche plasticamente, il difficile equilibrio di una donna tenuta su soltanto da un filo, destinata a dissolversi in un manto rosso sangue.
BAMBOLINA E BARRACUDA
Musica e parole di Luciano Ligabue
La trama di "Bambolina e barracuda" segue lo schema narrativo delle canzoni di malamore raccontate da Fred Buscaglione: il protagonista maschile è il tipico playboy di provincia in cerca di avventure di letto da raccontare agli amici al bar. esibendo la conquista come un trofeo di caccia. Una scena cui l’autore ha assistito spesso: “Ho frequentato molti bar e ho sempre provato insofferenza verso questi trombatori professionisti che sembrano fare sesso contro le donne e non con le donne. Ho scritto questa canzone dalla parte di chi in quelle storie da bar, non è raccontato: la componente femminile”.
Nella prima parte del brano la storia ha i contorni della commedia all’italiana; ma il clima cambia all’improvviso, la stanza profumata è scossa da un brivido di tensione e la vicenda assume una piega imprevista. La commedia, con un sapiente colpo di scena, diventa un thriller. La donna, apparentemente vittima del gioco di seduzione, nel giro di due strofe ribalta i ruoli; dopo aver appagato il suo desiderio sessuale non è sazia e non accetta il ruolo assegnato di sedotta e abbandonata: estrae dal nulla un’arma da fuoco e diventa la vera protagonista. La donna smette di sorridere accondiscendente e prende a dire cose strane e poi arriva quello sguardo, puntato nella stessa direzione della canna della pistola, che non lascia scampo.
D’improvviso l’uomo è ridotto a un essere inerme che tenta la fuga impacciato e poi implora per la libertà, prostrato in mutande davanti alla bambolina che mostra i denti da barracuda. Nell’ultimo ritornello è definitivamente stravolto l’equilibrio tra i personaggi: lei completamente padrona del gioco, lui terrorizzato dall’idea di non poter tornare nemmeno al bar a raccontare l’avventura come avrebbe sperato. L’autore si concede anche un ulteriore lusso: lascia il finale aperto a ogni possibile conclusione.
Nessuno saprà mai se Bambolina ha premuto il grilletto.
Giustizia è fatta.
VIVA!
Musica e parole di Luciano Ligabue
"Viva!" è la prima canzone di Luciano che racconta esplicitamente la sua sfera privata e i suoi affetti. La persona di cui parla ha un nome e un cognome: è Donatella Messori, la Dona, una ragazza conosciuta ai tempi dell’Istituto Tecnico di Ragioneria e diventata la sua fidanzata alla fine degli anni Ottanta, quando Luciano non aveva ancora idea del successo che lo avrebbe travolto. I due si sono sposati a Correggio nel gennaio del 1991 con rito civile e la loro relazione è sempre stata lontana dai riflettori, tutelata come il bene più prezioso per il cantante. "Viva!" non è soltanto una dichiarazione d’amore per lei quanto una celebrazione della capacità femminile di contagiare la vita, di donarla senza riserve e senza la pretesa di averla indietro: “L’avevo scritta cercando di raccontare la vitalità che esprimeva ogni giorno quella che allora era mia moglie”.
Il testo si presenta come una confessione privata dell’autore che mette a nudo i suoi sentimenti ed è sviluppato in forma di monologo, con l’interprete che si schermisce rivelando la sua timidezza, non solo al cospetto del pubblico ma anche di fronte alla donna che, nella finzione narrativa, ascolta per la prima volta la canzone. Il narratore prova imbarazzo di fronte all’eventualità di una reazione inattesa o uno sberleffo per eccesso di romanticheria. La protagonista di "Viva!" vuole solo ridere, l’autore è conscio che la canzone non può bastare per dire tutto ciò che ha dentro e che, smaltito l’effetto della sorpresa, lei sarà già proiettata verso altro. Ma è un rischio da correre.
QUELLA CHE NON SEI
Musica e parole di Luciano Ligabue
Dopo aver descritto in "Viva!" una donna fiera della sua natura, soddisfatta e “ingorda” di vita, tracciando un ritratto della sua compagna, Luciano sposta l’attenzione su un soggetto diverso: “Al di là della mia venerazione per l’universo femminile, credo di avere una sorta di predisposizione pseudo paterna per certe donne che ho visto allo sbando”. Il soggetto raffigurato in "Quella che non sei" è uno e molteplice: “La canzone racconta qualcosa che tutti possiamo toccare con mano: il disagio della stragrande maggioranza delle donne nel sentirsi quasi obbligate ad aderire a tutti i costi a un modello di bellezza e di comportamento che spesso è impossibile da raggiungere”. La forza della canzone è proprio quella di riuscire a descrivere la condizione di tante donne e permettere loro di dire “quella che non sei sono io”.
C’è un tema, in particolare, che tocca un nervo scoperto in una parte del pubblico. Nella ragazza che fa giochi con lo specchio e non accetta ciò che vede nel riflesso si identificano, fin dal primo ascolto, tantissime donne che hanno trasformato quella paura di non essere accettate in una patologia. "Quella che non sei" diventa, di fatto, la prima canzone pop italiana ad affrontare il tema dei disturbi alimentari in un’epoca in cui si comincia ad avere consapevolezza dei rischi del fenomeno e dell’incidenza sulla salute delle donne. “'Quella che non sei' è una delle canzoni più utili, tra quelle che ho scritto: le testimonianze di gratitudine per la canzone che ho ricevuto sono arrivate da ragazze che hanno avuto o hanno tuttora un problema di anoressia o bulimia”.
KAY È STATA QUI
Musica e parole di Luciano Ligabue
“Una canzone sull'eroina, non tanto sull'effetto che la droga ha su chi se la inietta, quanto sull'effetto nei confronti delle persone che sono intorno. Qui si parla di una ragazza, una mia amica, che dimostra una certa vitalità e sfacciataggine nei confronti della propria morte e della pesantezza mentale di chi le sta intorno”. La protagonista della canzone è un’eroina nell’anima alle prese con l’eroina in vena. Kay combatte la sua battaglia invisibile con dignità e fierezza, vivendo il suo tormento senza farne un dramma. Il verbo usato da Ligabue nelle due strofe non è casuale: Kay gioca con la vita, prova a rendere leggero il suo dolore, a dissimulare la pena e a ridere in faccia a un destino apparentemente segnato. Rivendica il suo diritto a vivere secondo le sue regole e a convivere con le sue debolezze.
Kay ha i sensi estremamente ricettivi, non è l’olfatto, in questo caso, ad attivare una reazione istintiva ma quegli occhi che hanno “visto sempre troppo forte” e che mal sopportano la banalità di una vita conformista. I riferimenti alla dipendenza sono espliciti, Kay “lavora d’ago”, ma nelle parole dell’autore non c’è moralismo né quella pietà morbosa che rischia sempre di risultare stucchevole. La frase del ritornello risuona come una scritta sul muro, come la targa commemorativa del passaggio sulla terra di Kay, la testimonianza che, in un modo o nell’altro, una traccia è rimasta.
Non tutto il suo dolore è stato vano.
ERI BELLISSIMA
Musica e parole di Luciano Ligabue
Certi amori giovanili ti segnano a vita. E le loro protagoniste fanno giri immensi e poi ritornano.
“Eri bellissima” parte da un ricordo preciso, un amore di tarda adolescenza. La bellezza della donna amata in un’estate lontana è sottolineata da quel verbo all’imperfetto che immediatamente rende netto il distacco tra la proiezione di un ricordo in bianco e nero e i colori sbiaditi del presente. Il pretesto narrativo è un incontro inatteso in età matura in cui l’alchimia giovanile è svanita: “C'è sofferenza" racconta Ligabue "non tanto perché la sua bellezza è sfiorita, quanto perché non riesco più a vederla con gli occhi di allora, con quelle stesse reazioni chimiche interiori che alteravano tutto il resto”.
Il testo mescola la dolcezza della nostalgia e l’amarezza del rimorso per il modo in cui la storia è andata a finire e per l’inevitabile sofferenza rimasta dentro, come tutte le parole non dette a tempo debito.
Non mancano riferimenti all’erotismo e all’iniziazione dei sensi al piacere fisico: l’ostrica e lampone che pervadono il gusto e l’olfatto del giovane uomo rimanendo appiccicati alle sue dita e alla sua pelle altro non sono che l’odore del sesso e il sapore dei baci, un’epifania che trasforma il bambino in un uomo in una stagione.
Nel 2019 Luciano Ligabue confesserà a "Vanity Fair" la natura autobiografica del testo: “Ebbi un innamoramento forte in età adolescenziale. Lei mi mollò e io, rivedendola vent’anni dopo un po’ conciata, ci ho scritto una canzone lievemente sadica e vendicativa: Eri bellissima. Piuttosto chiara la mia immaturità, eh?”.
TU SEI LEI
Musica e parole di Luciano Ligabue
Ligabue consegna a questa canzone il sentimento più intimo e difficile da raccontare: l’amore per la sua compagna, Barbara, la donna con quel nome da straniera (in senso etimologico). Il rocker correggese, che ha già dedicato a lei canzoni come "Giorno per giorno", "Il centro del mondo" e "Ci sei sempre stata", si lancia in una confessione ancora più spudorata, come racconta in un’intervista a "Vanity Fair": “È ovvio che di definitivo nella vita non c’è nulla. Però dire a una persona 'Tu sei lei' ci si avvicina molto. Significa: tu sei la persona che dovevo incontrare, che stavo cercando, con la quale voglio condividere il resto della vita. E, infatti, ti sposo!”.
La canzone è una sorta di promessa matrimoniale con parole autobiografiche; Ligabue non ricorre a metafore ma lascia parlare i sensi e racconta l’esperienza di un amore maturo e consapevole partendo da una premessa che è fondamentale, nella filosofia dell’autore: l’importanza del tempo nella presa di coscienza dei propri sentimenti. Tutta la canzone racconta una dimensione privata fatta di consapevolezza dei propri limiti, dell’accettazione dei difetti della persona amata, di gratitudine per quella stabilità affettiva in cui tutto si trasforma e tutto si conferma.
A MODO TUO
Musica e parole di Luciano Ligabue
"A modo tuo" è una canzone sul rapporto padre - figlia che mostra tutta la vulnerabilità di un padre nei confronti di una nuova vita che si affaccia al mondo: Linda, secondogenita di Luciano, nata nel 2005. In "A modo tuo", l’uomo si confronta su tutto quello che lui, per primo, dovrà affrontare. L’aggettivo più ricorrente, difficile, riguarda soprattutto una serie di prese di coscienza dell’adulto che deve accettare, in qualche modo, il progressivo distacco, l’acquisizione di autonomia e indipendenza di una persona che nasce come una parte di te per diventare sé, sempre di più.
Non manca una forma di gelosia che in un padre si manifesta più apertamente nei confronti della prima figlia femmina: “'A modo tuo' è uno dei pezzi più attesi e più cantati anche dagli insospettabili. Ho visto harleydavidsoniani tutti borchiati cantarla ai concerti con la lacrima silente: è una canzone che ha prodotto un effetto molto forte”.
(bonus track) GLI OSTACOLI DEL CUORE
Musica e parole di Luciano Ligabue
La storia di "Gli ostacoli del cuore" è quella di una delle tante canzoni scritte da Luciano durante un periodo di grande produttività e il frutto della probabile influenza di due presenze femminili nella sua vita, la figlia Linda nata da pochi mesi e la nuova compagna Barbara: “Stavo suonicchiando la chitarra e a un certo punto mi è uscita una melodia a cui subito si è allineata una serie di parole che mi risultavano particolarmente femminili rispetto al mio modo di scrivere”. Le parole sono diverse da quelle del suo lessico, ci sono termini che richiamano alla tenerezza, a una dimensione quasi infantile dell’affetto nelle sue manifestazioni e nella sua percezione. Immediatamente arriva l’illuminazione: ci può essere solo una voce in grado di fare suo quel testo, di dosare quei versi così delicati coi toni dell’innocenza e, al tempo stesso, con la sicurezza di chi è conscio delle sue qualità esecutive. “Ho scritto quella canzone in un pomeriggio e mi è venuto subito voglia di sentirla cantare da Elisa. L’ho chiamata, ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima e l’ho un po’ tampinata per dirle guarda, avrei una canzone che secondo me ha a che fare con te, vorrei fartela sentire”.
“Quando ho cominciato a cantare 'Gli ostacoli del cuore'" racconta Elisa "mi è sembrato di non muovermi d'un passo: era nel mio mondo e nel mio immaginario”.
Quel principio di magia trova il suo compimento.
Testi tratti dal libro di Corrado Minervini "Luciano Ligabue - I testi, la storia delle canzoni", Giunti Editore, che abbiamo recensito qui.