The Snuts: “Nessuno, da un ufficio, ci dice cosa dobbiamo fare”
Con "Millennials", gli Snuts, quattro ragazzi scozzesi che hanno conquistato la scena britannica e si stanno affacciando al mondo, ci mostrano la loro maturità artistica e si mettono completamente in gioco. Con "Glasgow" del 2016, canzone di debutto diventata un simbolo della loro storia, hanno subito mostrato tutto il loro valore a livello di scrittura e di sound. Nel 2021 il primo grande squillo: il disco "W.L.", abbreviazione di West Lothian, la zona della Scozia da cui orgogliosamente provengono e dove, nel 2015, si sono formati e hanno mosso i primi passi, arriva primo in classifica e stupisce per la fusione tra rock, pop e scrittura. “Burn The Empire” è il secondo progetto della band scozzese, uscito nel 2022, che è arrivato dopo il buco nero della pandemia.
Ora questo terzo capitolo, "Millennials", in uscita il 23 febbraio, da un rock di protesta sembra più passare a un racconto dei sentimenti. C’è chi già lo definisce “il disco della maturità”. “Abbiamo chiamato l’album così non tanto per rappresentare una generazione, ma per raccontare un cambiamento, un movimento, che parte da lontano e arriva a oggi. Perché i Millennials hanno veramente sentito addosso l’impatto della tecnologia. L’album è un modo per tornare indietro al primo amore, a quando volevi qualche cosa, ma non eri emotivamente attrezzato per ottenerla, a rivivere ciò che ti ha formato, il tutto, rivivendo quelle sensazioni, con la lente matura della persona che sei oggi”, racconta Callum Wilson, bassista del gruppo.
Le tracce sono state scritte in viaggio mentre i The Snuts facevano il giro del mondo per presentare il loro precedente album "Burn The Empire". Le registrazioni sono state fatte "on the fly" nei pullman del tour, negli spogliatoi, nelle camere d'albergo e in uno studio nelle Highlands scozzesi che costava 300 sterline a settimana. “Lavorare in movimento ci ha permesso di realizzare brani schietti, veloci e diretti – prosegue il musicista – non c’era tanto tempo per pensare, agivamo. Questo è stato super: Jack (Cochrane, il cantante, ndr) ha campionato diversi suoni della sua stanza d’albergo come per esempio il suono dell’acqua della doccia. E a seconda di dove eravamo tutto era diverso, gli stimoli erano molti per scrivere. Si è creata, naturalmente, un’urgenza che si è riflessa in tutto il disco”.
Per comporre questo album hanno dovuto tornare alle radici e ai motivi perché hanno iniziato a fare musica. “Il nostro approccio è stato totalmente libero – continua – e questo è stato possibile anche grazie allo spirito indipendente che ci alimenta ora. Non ci sono persone che dall’ufficio di un’etichetta ci dicono che cosa forzare o su cosa buttarsi a livello di sound, noi seguiamo la nostra visione e basta. Quando sei troppo radicato in quel sistema inquini mente e arte. Noi siamo qui, siamo noi, non ci sono filtri esterni, non vogliamo più finire in alcun tritacarne, non vogliamo farci divorare a livello creativo, per questo abbiamo lanciato la nostra etichetta Happy Artist Records. Inoltre, rispetto ai primi due dischi, abbiamo lavorato in modo diverso a livello produttivo”.
Una delle tracce simbolo del disco è “Millionaires”. “Parla del materialismo della società e dell’importanza di circondarsi di persone che non pensino solo ai soldi – ammette Callum Wilson - guarda il miliardario Mark Zuckerberg che passa dal jujitsu brasiliano all’MMA, i soldi non sembrano mai abbastanza e va da una cosa all’altra, fa mille attività, come se fosse in un loop infinito. Io credo che circondarsi di buone persone per capire le priorità sia fondamentale, amici e familiari che possano darti amore senza costantemente farti pensare a quanti soldi hai in banca”. Un altro pezzo significativo è “Gloria”: “Al centro c’è un amore normale, non è detto che tutto debba essere estremamente romantico, a volte passare del tempo nella propria macchina con chi si ama è bellissimo. Per essere felici spesso non bisogna vivere esperienze incredibili, basta vivere”.