Egreen: “Oggi il rap sembra che si possa fare in un solo modo”

Egreen, all’anagrafe Nicolas Fantini, 39 anni, uno degli artisti più importanti del rap underground, ha da poco pubblicato la versione rimasterizzata del classico “Il cuore e la fame”, un disco d’esordio che ha segnato la scena hip hop del Paese, ormai poco più di dieci anni fa.
Un figlio illegittimo
“È come se avessi aperto una capsula del tempo – racconta il rapper – quel disco uscì nel 2013, dopo la mia rottura con l’etichetta Unlimited Struggle e ho subito sentito nella scrittura qualche cosa di importante, aspetto poi recepito anche dal pubblico. E infatti per contenere l’io, per diverso tempo, sono quasi fuggito da quel disco, l’ho archiviato pensando subito ad altro. L’ho fatto per non sedermi sugli allori, l’ho trattato quasi come un figlio illegittimo. Riportare oggi quelle canzoni dal vivo è strano, non credo che quel progetto sia realmente tutto perfetto come molti fan credono, ma certamente è una fotografia di vita sincera”. Bassi Maestro, Mistaman, DJ Shocca, Ensi, Ghemon, Dj Squarta e il compianto Primo Brown sono solo alcuni dei nomi che popolano il disco. Quelle di Egreen sono storie di coerenza, esistenza vissuta a sguardo alto nonostante le difficoltà e musica fatta a denti stretti, con pochi soldi in tasca e parole che sembrano scritte con il sangue. È in quella veridicità, oggi rarissima, che si cela la forza senza tempo del progetto. “È diventato un album ‘della gente’, che le persone sentono loro, anche per questo ho voluto donare ad alcuni fan delle percentuali di royalties per ringraziarli del supporto in così tanti anni”, prosegue il rapper.
Tre inediti
La nuova pubblicazione è arricchita da tre inediti: “Intro 2023 (5tate of Mind freestyle)”, “Fine” e “Problemi” in collaborazione col giovane talento Peter Wit. “Il remaster e l'uscita di questo progetto – dice Egreen - assieme agli inediti e in particolare la traccia ‘Fine’, rappresentano la chiusura di un cerchio durato vent’anni della mia vita: i dieci che mi ci sono voluti per scrivere quell’esordio e i dieci successivi dalla sua prima pubblicazione per fare i conti. L'impatto che ha avuto su una generazione di fan di questo genere, come l'impatto che ha avuto sulla mia vita è innegabile. Ma non ne ho ancora capito realmente le ragioni. Mi sento grato e fortunato a essere ancora qui per poterlo raccontare”. Cosa c’è ancora di magico in quei pezzi? “L’unica cosa che mi sento di dire è che forse viene riconosciuta la volontà di non cavalcare un’onda del momento, ma di dare spazio a una sorta di alternativa nel racconto e questo aspetto è rimasto intatto nel tempo, creando una memoria emotiva”, ragiona il rapper. “‘Fine’ riprende lo stesso campione di ‘Serpi’ di Jake La Furia – svela l’artista – è forse il pezzo più bello mai scritto dal rapper più forte uscito da Milano, è un tributo. Per la mia generazione progetti come Roccia Music, da cui è tratto il brano, sono stati importantissimi. Anche la collaborazione con Peter Wit è significativa: è un giovane talento di Segrate, che rievoca alcune mie barre, con cui metto in campo una sorta di passaggi di testimone tra generazioni”.
Il tour e le iniziative
E così sono passati dieci anni dal primo album ufficiale di Egreen e per festeggiarlo, l’artista natio di Bogotà, ha dato inizio a una serie di attività legate al disco partite con l’annuncio del tour speciale nel quale ripropone tutte le canzoni dell’album: la tournée è iniziata il 28 ottobre da Milano al Circolo Magnolia per poi proseguire l’11 novembre al Kindergarten di Bologna, il 30 novembre al CAP10100 di Torino, il 6 dicembre al Largo Venue di Roma e in chiusura il 7 dicembre al Sound Music Club di Frattamaggiore in provincia di Napoli. La celebrazione del decennale è continuata con la collaborazione con il brand 5tate of Mind nella realizzazione di un bomber e la partnership è stata impreziosita proprio dall’inedito “Intro 2023” che riprende alcuni elementi sonori di uno dei brani più di successo di Egreen, “Intro (È davvero meglio che scendi)” prodotto da DJ Shocca.
Non c’è un solo modo
Quello che senz’altro resta, dopo un ascolto de “Il cuore e la fame” dieci anni dopo, è la sensazione che quel modo di fare rap sia diventato un animale mitologico e che oggi le stelle comete siano altre. “È un ragionamento complesso – dice Egreen – bisognerebbe capire se la mancanza di rap underground è figlio delle scelte degli ascoltatori o di quelle degli artisti. Io temo che ci sia della pigrizia alla base: nel 2023 molti rapper, che non conoscono come funziona la distribuzione digitale, mettono tra i loro obiettivi primari il fare numeri piuttosto che il crearsi un percorso, una carriera, rappresentare la propria zona o il far parte di una scena. Non c’è la consapevolezza che si può intraprendere un percorso alternativo a quello classico. Lo dico perché oggi in Italia sembra che ci sia un solo modo per fare rap: grandi numeri, trasferimento a Milano, entrare in una playlist e così via. E tutto questo crea una percezione falsata della musica”. Poi conclude: “Negli anni d’oro dell’etichetta Def Jam Recordings c’erano all’interno i Beastie Boys, i Run Dmc e i Public Enemy, tutti diversissimi tra loro. Oggi dove è questa varietà? In Italia è impensabile. Ma sarebbe sano e giusto vedere dei ragazzi giovani che rifiutano certe mentalità e visioni, per crearne alcune nuove e alternative a quelle dominanti”.