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Come è cambiato il sesso, prima e dopo Sex Education

"Sex Education" fotografa come è cambiata la percezione del sesso tra i teenager.
Come è cambiato il sesso, prima e dopo Sex Education

Con la quarta stagione, in uscita oggi, si chiude "Sex Education", una serie Netflix che, fin dal titolo, avrebbe dovuto insegnarci qualcosa sul sesso tra i giovanissimi. L’ha fatto, ma non sempre grazie allo sviluppo della sua trama: ultimamente sono state le scelte obbligate che ha dovuto affrontare a raccontare molto di come viene percepita l’intimità, di come, quanto e se convenga rappresentarla sul piccolo schermo.

"Sex Education" è una serie comica prodotta da Netflix e ambientata nel mondo scolastico inglese. Dal 2019 a oggi abbiamo seguito i protagonisti Otis, Maeve ed Eric mentre si districavano tra problemi quotidiani e piccoli drammi liceali, con come supposto filo conduttore il sesso, appunto. Il protagonista Otis infatti è un adolescente con una madre terapeuta specializzata nelle problematiche sessuali, che aiuta singoli e coppie ad affrontare paure, problemi e ansie legate alla sfera intima. Otis segue con passione il lavoro della madre e ha un dono naturale per l’empatia e la comunicazione, anche se poi a livello personale è pieno di complessi, fobie e nevrosi relative al sesso, tanto che per tutta la prima stagione non riesce a masturbarsi.

Lui e il suo amico queer Eric sono i reietti della scuola, assieme a Maeve, che ha la nomea di essere una violenta e ninfomane. Lei invece è solo indurita da una vita trascorsa in una comunità di roulotte, con la madre tossica e il fratello già avviato su una brutta strada. È lei a suggerire a Otis di vendere consulenze terapeutiche ai compagni di scuola incasinati col sesso. Mentre si creano triangoli amorosi e i tre protagonisti affrontano una girandola di situazioni tragicomiche, continua la sfilata di studenti che confidano a Otis i loro problemi intimi e cercano di porvi rimedio.

Le tre eredità di "Sex Education"

Sex Education ci lascia due eredità. La prima è un cast di giovani interpreti promettenti che ha saputo far brillare, e non solo tra i protagonisti, capitanati da un veterano della recitazione come Asa Butterfield. La seconda, connessa alla prima, è una galleria straordinaria di personaggi, anche tra le seconde e terze file, raccontati proprio attraverso la loro intimità in una fase di scoperta, crescita e formazione. C’è l’attrazione fisica, ci sono le coppie e i baci in "Sex Education", ma sono sempre integrati in una quotidianità in cui viene ritratta con grande efficacia la gamma di problematiche che un adolescente si ritrova ad affrontare nelle relazioni interpersonali, familiari, scolastiche.

Al fianco di Otis c’è un grandissimo personaggio: Eric, un ragazzo gay che cerca di conciliare il suo essere queer con la sua religiosità, protagonista proprio nella quarta stagione di alcune delle scene più dirompenti, memorabili della serie. Dall’altra parte c’è Maeve, la prova provata che quando vieni su in un contesto davvero difficile, dietro l’angolo c’è quasi sempre una batosta ad attenderti, perché tutto nella società sembra essere costruito per essere contro di te, per farti rimanere sulla casella di partenza.

La terza eredità di "Sex Education" è involontaria, ma forse è la più interessante e riguarda proprio il sesso. L’intimità fisica e il godimento si sono via via rarefatti nella serie, mentre il racconto della sessualità s’intersecava con tematiche drammatiche, a partire dall’abuso. Senza mai scadere nel pornografico, ai suoi esordi "Sex Education" smitizzava tantissimi cliché relativi alle relazioni adolescenziali mostrandoli, affrontando di petto e con schiettezza una marea di situazioni imbarazzanti o percepite come tali, grazie alla consulenze di Otis.

Progressivamente però la trama verticale della serie è andata assottigliandosi, fino a quasi sparire nella quarta stagione, che opera una sorta di reset. Otis e gli altri cambiano scuola, ma sembrano finire in un’altra realtà. Il trasferimento scolastico aumenta prepotentemente la rappresentazione di gruppi e minoranze solitamente poco rappresentati nella serialità. Non che "Sex Education" abbia mai lesinato in questo senso, anzi: tra i suoi meriti c’è quello di aver creato un personaggio bisessuale maschile complesso, una delle categorie meno rappresentate e più stigmatizzate in assoluto, anche all’interno della comunità queer.

Nella quarta stagione, proprio sul finire della serie, ecco arrivare un’improvvisa iniezione di personaggi queer: due adolescenti in diverse fasi della propria transizione, una cacciata di casa e dalla sua comunità dopo il coming out, un personaggio asessuale. Eric finalmente trova connessioni umane e accettazione, mentre il suo rapporto amicale con Otis si complica.

"Sex Education" azzecca una grande scena in cui entrambi esprimono la difficoltà di comunicare sé stessi - uno afrodiscendente, queer, non abbiente, religioso e l’altro bianco, etero, senza preoccupazioni economiche, che mai ha messo piede in chiesa - e sentirsi veramente capiti dall’altro. Sfortunatamente questo punto, che avrebbe meritato da solo una stagione di approfondimento, viene toccato e poi risolto in fretta e furia, per ripristinare lo status quo della serie. 

Così, mentre Eric continua nella sua parabola di crescita personale e trova la sua strada e vocazione, la serie non sa cosa farsene di Otis, ma non ha nemmeno il coraggio di metterlo davvero da parte per concentrarsi sul suo alter ego più in linea con il nuovo scenario scolastico.

Dove è finito il sesso in "Sex Education"?

L’impressione è che, se fosse cominciata nel 2023 e non nel 2019, "Sex Education" non avrebbe avuto al suo centro un ragazzino eterosessuale bianco incasinato, molto narcisista, sensibile ma immaturo. D’altronde "Sex Education" nelle sue battute finali è interessata a educare su benessere mentale, abilismo e disabilità, la transizione e altre problematiche legate alle personalità trans della serie. L’intimità e il desiderio adolescenziale però sono spariti, o quasi. Quando poi la serie punta il faro sulle specificità queer, il sesso figura raramente tra di esse. 

La nuova, idilliaca scuola che Otis e gli altri frequentano è così priva di attriti personali e relazionali da sembrare una parodia, una componente comica mai esplicitata. I nuovi personaggi raggiungono un tale livello di positività che a un certo punto la serie è costretta in qualche modo a puntualizzare che un approccio di questo tipo può diventare tossico e i contrasti, le critiche, persino un po’ di gossip, non sono di per se componenti negative delle relazioni interpersonali.

Così al centro del racconto della quarta stagione di "Sex Education" c’è soprattutto il racconto di chi non può, non vuole, non riesce a fare sesso. Cosa è successo? Perché "Sex Education" è diventata così tanto simile a un’altra serie ambientata nel mondo scolastico inglese incentrata su relazioni sentimentali adolescenziali, "Heartstopper"?

È successo che una fetta di difficile quantificazione della generazione Z è diventata sempre più esplicita nel volere una rappresentazione “pulita” dell’affettività dei propri coetanei e in particolare della comunità queer. Non è chiaro quanto sia rappresentativa, ma si fa sentire. È sempre più frequente leggere di lamentele e proteste in caso di divari anche minimi tra le età dei protagonisti fittizi di una relazione, di malumori quando un’amicizia si trasforma in qualcosa di più sullo schermo, di aperte proteste anche al solo annuncio che una commedia romantica conterrà scene esplicite.

"Sex Education" si è trovata nel bel mezzo di questo cambiamento, subendolo. Nel 2019, al suo avvio, c’era già un certo clima di puritanesimo a Hollywood e dintorni, ma si trattava di considerazioni relative a demografiche più ampie possibili da conquistare, tenendo sempre insieme pubblico adulto e giovanile. Il discorso sulla violenza o sui cattivi esempi è quasi del tutto scomparso, in favore di una progressiva sterilizzazione della rappresentazione dell’intimità nelle narrazioni per grande e piccolo schermo. Le mazzate sono divertenti, basta che poi non limoniate, grazie.

Nel 2023 però tanto è cambiato, anche se forse nel dibattito generale la percezione in merito è meno forte rispetto a tematiche reali o immaginarie sempre chiacchieratissime come #MeToo, cancel culture, wokeness e teoria gender. Eppure "Sex Education" fotografa proprio questo: come la strada di una rappresentazione “pulita”, parlata, contenuta in termini limitatamente romantici dell’intimità sembri essere diventata la via maestra. Aprendo, tra l’altro, una spaccatura generazionale, dentro e fuori la comunità queer e nei fandom relativi, tra chi vuole e desidera vedere interazioni fisiche più o meno esplicite e chi le ritiene in larga parte non necessarie, sessualizzanti, persino feticizzanti.

Il fatto che la quarta stagione di "Sex Education" somigli così tanto a "Heartstopper" non è un caso, così come non lo è il fatto che i nuovi arrivati, nonostante il carisma degli interpreti e le storie interessanti che si portano dietro, non funzionino mai come la prima leva dello show. Alla fine in "Sex Education" il destino di buona parte dei protagonisti è quello di perseguire il proprio cammino a discapito della propria intimità, dovendo costantemente scegliere tra l’uno o l’altro. Non è un punto d’arrivo che era facile pronosticare in partenza, così come nel mezzo di questo cambiamento di sensibilità e rappresetnazione, è difficile capire in che direzione siamo diretti. Il consiglio è però questo: la prossima volta che non vedrete una scena di sesso, fateci caso. Specie laddove sarebbe stato lecito aspettarsela, sottintesa o sfumata con uno stacco in nero, raccontata o processata fino a diventare qualcosa d’altro.

 

foto: Netflix

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