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Demi Lovato non è mai stata una popstar formato famiglia

Da stellina del pop a wannabe rockstar (passando per l'overdose): "Revamped" è l'album della svolta.
Demi Lovato non è mai stata una popstar formato famiglia

In fondo, la sua è stata una vita da rockstar. Usiamo il passato perché Demi Lovato giura che certe esperienze rappresentano un capitolo chiuso a chiave, che non intende riaprire. L’ex stellina Disney ha compiuto in una manciata di anni tutto il ciclo di ascesa, caduta e redezione che certe star percorrono in una vita - e una carriera - intera: dal successo precoce e dall’exploit grazie alle serie per adolescenti alla crisi d’identità e all’overdose che nel 2018 le provocò tre ictus e un infarto, lasciandola con limitazioni i cui effetti ancora oggi non sono svaniti (“Mi è rimasta una lesione cerebrale, ancora oggi ne affronto gli effetti. Non guido la macchina perché ho punti ciechi nella mia vista”, ha raccontato). “Revamped”, il nuovo album in uscita domani nei negozi e sulle piattaforme di streaming, dimostra che a Demi Lovato non bastava avere solo una vita da rockstar: la 31enne cantante statunitense voleva suonare anche come una rockstar. E così s’è messa in testa di reincidere alcuni dei brani più noti del suo repertorio, pescati dagli otto album pubblicati tra il 2008 e il 2022, riarrangiandoli in chiave rock.

Che qualcosa stesse bollendo in pentola lo si era intuito già all’inizio dell’anno scorso, quando la popstar pubblicò sul proprio account Instagram ufficiale una foto che la ritraeva tutta vestita di nero, in semicerchio insieme ai suoi collaboratori, mentre faceva il dito medio all’obiettivo: “Un funerale per la mia musica pop”, la caption utilizzata per accompagnare l’immagine. “Holy fvck”, l’album di inediti pubblicato poco dopo, certificò in qualche modo la sua svolta: durante i concerti del tour in supporto al disco, l’ex stellina Disney sorprese i fan rivisitando in chiave rock alcuni suoi vecchi successi pop, da “Heart attack” a “Sorry not sorry”. “I fan hanno amato quelle nuove versioni. Quando sono tornata a casa, alla fine del tour, ho pensato: ‘Perché non registro quei remake e non li pubblico? - ha raccontato la cantante in un’intervista concessa a Rolling Stone, negli Usa - volevo omaggiare le canzoni più amate dai miei fan e che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella mia carriera, infondendo a quei pezzi nuova vita”.

Welcome to my dark side”, verrebbe da dire, citando Bishop Briggs: potrebbe essere il sottotitolo perfetto per “Revamped”, che vede Demi Lovato scrollarsi definitivamente di fosso i panni della popstar formato famiglia anche dal punto di vista del suono e dell’estetica, indossando quelli della rockeuse oscura e tenebrosa. Da “Don’t forget”, l’album d’esordio datato 2008, quando “Camp Rock” la rese un’icona per milioni di ragazzine in tutto il mondo, ha (ri)pescato la title track e “La la land”, quest’ultima reincisa insieme alla chitarrista Nita Strauss, già al fianco di Alice Cooper. Da “Unbroken” del 2011 ha ripescato “Skyscraper” e “Give your heart a break”, in duetto con Bert McCreaken della band americana The Used. Da “Demi” del 2013 ha reinterpretato “Heart attack” e “Neon lights”, da “Confident” del 2015 la title track e “Cool for the summer”. Da “Tell me you love me” del 2017, infine, ha ripescato la title track e “”Sorry not sorry”, che ha reinciso insieme a - nientedimeno che - Slash. “Sono cresciuta ascoltando questa musica e quindi volevo tornare alle mie radici. Che tu stia attraversando un periodo di depressione o ti stia divertendo con i tuoi amici, ci sono così tante emozioni in questa musica. Penso che questa generazione ne sia affamata. Ho sempre fatto musica solo per essere d'ispirazione per altre persone e allo stesso tempo fare ciò che amo”, ha detto.

Il progetto segna una nuova fase nella carriera della star da oltre 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo ed è a tutti gli effetti l’inizio di una nuova era: “Revamped” non sembra solo un divertissement, ma il frutto di un cambiamento profondo e autentico. “Sono decisamente in un buon periodo. Non so di cosa scriverò nel mio prossimo album perché ora come ora sono davvero felice. È una bella sensazione”, spiega lei. Insieme al disco esce anche - sulla piattaforma Hulu - un documentario diretto dalla stessa Demi Lovato, “Child star”, che racconta la vita tormentata dei bambini prodigio. Aveva solo 15 anni quando diventò una star di Disney Channel grazie a “Camp Rock”: oggi mette in guardia le nuove generazioni dai pericoli del successo e racconta la sua infernale gioventù bruciata.

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