"I Wanna Rock": l'urlo catartico dei Foo Fighters

"But here we are". Suona più o meno così, tradotto: "Nonostante tutto, siamo qui". Il senso del nuovo album dei Foo Fighters, il primo senza il batterista Taylor Hawkins, scomparso improvvisamente e prematuramente, a soli 50 anni, nel marzo del 2022, due ore prima di un concerto della band a Bogotà, sta racchiuso tutto nel titolo. “But here we are” è una risposta brutalmente onesta ed emotivamente cruda a tutto ciò che i Foo Fighters hanno vissuto nell'ultimo anno, una testimonianza del potere curativo della musica, dell'amicizia e della famiglia. Con l'album, attesissimo dai fan, la band capitanata da Dave Grohl conquista la playlist "I Wanna Rock" di questa settimana, che raccoglie le uscite più importanti del genere e che fotografa la generazione rock contemporanea, guardando con rispetto ai grandi del passato mentre cerca le voci e i protagonisti di oggi.
Il fantasma di Taylor Hawkins non è l'unico ad aleggiare sopra le teste di Dave Grohl e soci nei dieci brani che compongono il disco. Lo scorso luglio il leader del gruppo ha salutato anche l’adorata madre Virginia, morta a 84 anni. Il tema della perdita è al centro delle canzoni con le quali Grohl e compagni hanno reagito agli ultimi mesi delle loro vite, tra introspezione personale e ricordi agrodolci.
Coraggioso, tormentato e decisamente autentico, “But here we are” si apre con il singolo “Rescued”, la prima di 10 canzoni che affrontano una vasta gamma di emozioni, dalla rabbia e dal dolore, alla serenità e all'accettazione, con una miriade di punti intermedi. "It came in a flash, it came outta nowhere / It happened so fast, and then it was over", urla Dave Grohl nei primi versi del brano. Dev’essere stato quasi catartico per Grohl cantare i momenti in cui, nel marzo del 2022 il cuore di Hawkins, amico fraterno e motore del gruppo, smise di battere, gettando i Foo Fighters in un baratro: "È avvenuto tutto come un lampo, è arrivato dal niente / è accaduto così in fretta e poi è finito tutto".
Prodotto da Greg Kurstin e dagli stessi Foo Fighters, “But here we are” è insieme l'undicesimo album dei Foo Fighters e il primo capitolo della nuova vita della band. Incanalando dal punto di vista del sound l'ingenuità del debutto dei Foo Fighters nel 1995, reso più consapevole da decenni di maturità e profondità, “But Here We Are” ha il suono di una band di fratelli che trovano rifugio nella musica che li ha fatti incontrare 28 anni fa, un processo che è stato così terapeutico perché legato al proseguire della vita.
I Foo Fighters hanno deciso di non rilasciare interviste e di non fare nuove foto, lasciando parlare solo la musica.