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Un magnetico Peter Gabriel mette a tacere il Forum

Con un concerto perfetto l’artista inglese chiude a Milano le due date italiane.
Un magnetico Peter Gabriel mette a tacere il Forum

Per la terza data in suolo europeo del suo “i/o TourPeter Gabriel arriva a Milano, confermando tutto l’entusiasmo del pubblico già raccolto a Cracovia e a Verona e consegnato alle pagine social dai presenti

L’ex Genesis torna live dopo un lungo periodo di assenza: l’ultima apparizione in Italia era stata il 21 novembre 2014 alla Unipol Arena di Bologna. Da allora il silenzio live sembrava essere calato su di lui. Ora, con un nuovo disco in uscita, Gabriel torna su un palco e lo fa come solo lui sa fare, mettendo in scena un concerto perfetto in cui tutti gli elementi essenziali di un’esibizione live s’incastrano per costruire uno spettacolo affascinante, guidato da un artista carismatico, un magnete che cattura e conserva l’attenzione del pubblico che resta affascinato da suoni e visioni per la durata delle tre ore (con una ventina di minuti di intervallo).

Potrebbe essere un avatar?

L’inizio vede da solo Peter Gabriel in scena, con una tuta da lavoro arancione che legge in italiano un foglio avvisando, in maniera divertita, che lui, riferendosi al “meraviglioso Abba Show” potrebbe essere anche un avatar di se stesso, un avatar dieci anni più vecchio e con 10 kg in più, mentre il suo vero io è in spiaggia ai Caraibi “somigliante a un dio greco… anzi scusate romano.” “Divertitevi” esorta Peter. E così sarà.

A quel punto sul palco sale, tra gli applausi del pubblico Tony Levin, il fedele bassista, da sempre con lui, che si siede su una sedia accanto a Gabriel che sulle ginocchia appoggia una tastiera. Qualche frase musicale e sul palco li raggiunge l’intera band in acustico. Tutti seduti a semicerchio come, stando alle parole dello stesso protagonista della serata, intorno a un enorme falò sulla spiaggia. Dopo “Washing of the Water” in versione acustica, nello stesso stile arriva anche “Growing Up”. A seguire la band si alza dalle sedie e prende posto sul palco abbandonando la strumentazione acustica per quella elettrica.

L'essenza della scaletta

Già dalle prime note si capisce qual è il mood della serata. Siamo nel campo dell’eleganza e dell’essenza della musica, in una sorta di buco nero in cui suono, arrangiamenti e “ambientazione” insieme a ogni spettatore vengono risucchiati e trasportati, catturati da uno spettacolo affascinante.

A questo punto si ha una connotazione e una comprensione chiara e precisa delle scelte e costruzione della scaletta dove sono presenti molti brani inediti, novità e qualche traccia del passato recuperata per l’occasione. Poche sono le grandi hit o i brani più amati e conosciuti dal pubblico. L’illuminazione di questa costruzione appare chiara su “Sledgehammer” il brano che conclude la prima parte dello show e sulle cui note il pubblico salta in piedi, mentre Gabriel, Levine e il chitarrista Rhodes inscenano anche un divertente balletto. Gabriel vuole portare l’ascoltatore nella musica, fargliela vivere, respirare e soprattutto (un gesto rivoluzionario) ascoltare e scoprire.

Ed ha tutti gli strumenti (e più che altro il pubblico) per farlo ed è una scelta vincente perché tutti sono seduti, attratti dallo spettacolo e, cosa inconsueta ai concerti, nessuno parla, tutti ascoltano affascinati dalle scelte sonore che non hanno niente di pop. Tutto questo anche nella seconda parte dello spettacolo, quando le atmosfere musicali si fanno in alcuni momenti più lontane da una pienezza sonora, diventando ancora più intime, rarefatte ed essenziali. In queste condizioni si ascoltano al meglio i nuovi singoli permettendo di capirli, godendoli anche se non sono cantabili.

Ci sono pure i momenti in scaletta “storici”, i brani più conosciuti e amati dal pubblico. Sono le occasioni più “tradizionali” in cui si ritrova la liturgia di un concerto pop rock che chiude con l'intensa, quasi mantrica "Biko"

La perfezione della musica e della scena

Va riconosciuto che ad accompagnare Gabriel c’è una grande band ricca di strumenti (con fiati e archi) che lo supporta alla perfezione, guidata dal perfetto drumming di Manu Katchè (batteria) a cui si affiancano David Rhodes (chitarra, voce), l’immancabile Tony Levin (basso), Don McLean (tastiere, voce), Richard Evans (chitarra, flauto, voce), Ayanna Witter-Johnson (violoncello, tastiere, voce, che duetta con Gabriel in “Don’t Give Up”, in origine affidata a Kate Bush), Marina Moore (violino, viola, voce), Josh Shpak (tromba, corno, tastiere, voce).

Perfette anche la scenografia, le immagini e le luci, da sempre elemento a cui Gabriel ha dedicato parecchia attenzione. Sul led wall alle spalle della band scorrono immagini, colori, ci si muove in un’ideale casa con tanto di libreria/biblioteca, balconi e cibo che cuoce sulle note di “This is Home”. Lo schermo diventa anche una tela su cui Gabriel con una sorta di pennello elettronico lancia pennellate rosso sangue mentre canta (spalle al pubblico, cosa che ripete diverse volte durante il concerto).

In tre ore c’è tutto: musica, spettacolo, luci, immagini, attenzione, amore del pubblico, amore e rispetto per la musica, grande professionalità, pathos e leggerezza, ogni cosa nella misura corretta e gestita con grande sobrietà, senza che un elemento sovrasti l’altro. Unica pecca è lo “spezzare” lo spettacolo in due parti. Alla ripresa della seconda c’è una minore attenzione, anche perché come scritto sopra è la parte più intensa dello spettacolo. Senza soluzione di continuità il concerto sarebbe superlativo, così è “solo perfetto”.

Peter, non sparire un'altra volta

Peter Gabriel ha rotto un lungo silenzio e lo ha fatto tornando a dimostrare quale sia il suo livello di bravura, la sua capacità di tenere in pugno il pubblico, quale sia la sua lungimiranza, la sua eleganza e il suo spessore. Ora resta solo da sperare di non dover aspettare altri dieci anni prima di rivederlo.

La scaletta

Set 1
Washing of the Water (acustica)
Growing Up
Panopticom
Four Kinds of Horses
i/o
Digging in the Dirt
Playing for Time
Olive Tree
This is Home
Sledgehammer

Set 2
Darkness
Love Can Heal
Road to Joy
Don’t Give Up
The Court
Red Rain
And Still
What Lies Ahead
Big Time
Live and Let Live
Solsbury Hill

 

Encore:
In Your Eyes

Encore #2:
Biko

 

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