Nei palasport Lazza fugge da “Cenere” per ritrovare le sue radici

“Quanti sono qui perché mi seguono dai tempi di ‘Zzala’?”, domanda a un certo punto del concerto Lazza, citando l’album del 2017 che segnò il suo debutto discografico ufficiale, ansioso di vedere quante mani alzate spuntano tra i 7.500 in piedi nel parterre o sui gradoni del palasport. Non gli basta sapere che il tour che lo terrà impegnato per le prossime tre settimane sui palchi dei principali palazzetti dello sport italiani aveva fatto registrare il sold out già prima della sua partecipazione al Festival di Sanremo, con circa 80 mila biglietti venduti: con lo sguardo nascosto dietro gli occhiali da sole, il 28enne rapper milanese si guarda intorno cercando conferme sul fatto che no, tutta questa gente non è qui solo per “Cenere”, e di fronte alla reazione del pubblico sorride, tirando un sospiro di sollievo. Due mesi e mezzo fa all’Ariston raggiungeva traguardi mai raggiunti da un rapper in terra sanremese, conquistando la medaglia d’argento e la vittoria morale del Festival con “Cenere”, dopo un anno passato da re indiscusso delle classifiche con l’album “Sirio”. Ora Jacopo Lazzarini prova a fuggire dal successo di quella hit, per evitare di esserne fagocitato.
Sul palco del Palazzo dello Sport di Roma, dove ieri sera ha dato ufficialmente il via all’”Ouver tour”, dopo la data zero della scorsa settimana a Vigevano, Lazza cerca di riappropriarsi delle sue radici urban, sparigliando le carte mostrando tutta la sua versatilità. Apre il concerto con “Ouv3rture”, accompagnato da un quartetto d’archi e da un pianista “trovato dalla mia fidanzata su TikTok”: un maxischermo rotondo si abbassa lentamente, riproducendo una stella che brucia, quella che dà il titolo all’album dei record uscito esattamente un anno fa. Sirio è “la stella più luminosa, che fa un po’ quello che vorrebbe fare ogni rapper: brillare più di tutti”. Sul palco, Lazza non vuole brillare: ma dimostrare di essere il più imprevedibile dei rapper italiani di nuova generazione.
Un minuto prima si vanta di essere “il primo rapper nei palasport con un’orchestra sul palco”, un minuto dopo rappa dietro le fiamme che su “Jefe”, “Gucci ski mask” e “J” incendiano l’atmosfera, surriscaldando il palasport. Un minuto prima duetta virtualmente con thasup e Salmo su “s!r!” e “Ho paura di uscire” - non ci sono ospiti, a Roma: non mancheranno per le tre date al Forum di Assago, dove giocherà “in casa” e dove lo aspettano oltre 30 mila fan - un minuto dopo siede dietro al pianoforte per accennare gli intro di “Chiagne” e “Morto mai”: “Vediamo se mi ricordo ancora come si suona”, dice, alludendo agli studi in pianoforte al Conservatorio di Milano, prima che il rap cambiasse le priorità della sua vita. Un minuto prima presenta uno ad uno i musicisti della band, composta da Giovanni Cilio alla batteria, Luca Marchi al basso, Eugenio Cattini alla chitarra e Claudio Guarcello alle tastiere (“Così bravi che rischiano di rubarmi la scena: al prossimo giro mi sa che mi toccherà licenziarli”). Un minuto dopo si scatena su “Zonda”, il singolo che ha pubblicato subito dopo Sanremo, un ritorno alle origini con un sound urban per dimostrare di essere “lo stesso di quando non c’era champagne e caviale”, come canta in “Ouv3rture”: “Se c’è qualcuno che sta facendo un video per TikTok, fate sapere che questa canzone è l’esempio che la drill ha rotto i coglioni”, sorride.
Nel 2012 Lazza pubblicava il suo primo disco autoprodotto, “Destiny mixtape”: dieci anni dopo - anzi, undici - ripercorre sul palco di un palasport la sua ascesa, raccontando cosa c’è stato prima di “Cenere” e di “Sirio”. Da “Zzala”, l’album che ormai sei anni fa cominciò a sdoganare il nome di Lazza in testa alle classifiche, arriva “Lario”. Da “Re Mida”, che nel 2019 confermò Lazza come uno dei rapper più interessanti di nuova generazione, arrivano “Morto mai”, “Catrame”, “Gucci ski mask”, “Porto Cervo” e “Gigolò”. Di “Sirio”, il disco della consacrazione, fa ascoltare oltre a “Ouv3rture”, “Molotov”, “Bugia”, “Piove”, “Panico”, “Puto”, “Uscito di galera”, “Nulla di”. A interrompere il flusso, lungo due ore, solo i malori di qualche ragazzo nel parterre e qualche problema tecnico con gli in-ear (che lo costringe a interrompere il pezzo e a ricominciare daccapo, come su “Senza rumore”): “Cerchiamo di non rompere questa atmosfera, è bellissima”, dice Lazza. A Milano sarà il 22, 29 e 30 aprile. Il 27 aprile sarà a Torino, il 3 a Napoli e il 6 a Bologna: “Venivamo da una cantina che puzzava di umido e abbiamo costruito tutto questo: pazzesco”, ringrazia alla fine.
SCALETTA:
“Ouv3rture”
“Molotov”
“Bugia”
“Gigolò”
“Netflix”
“Re Mida”
“S!r!”
“Jefe”
“Porto Cervo”
“Chiagne”
“Zonda”
“Topboy”
“Gucci Ski Mask”
“Panico”
“Sogni d’oro”
“J”
“Alibi”
“Puto”
“Nessuno”
“Lario”
“24H”
“Senza rumore”
“Catrame”
“Nulla di”
“Morto mai”
“Piove”
“Ho paura di uscire”
“Uscito di galera”
“Cenere”
“Ferrari”