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Tom Petty e gli Heartbreakers, la band che non sa suonare male

Nell'aprile del 1999 il musicista scomparso cinque anni fa pubblicò l'album "Echo"
Tom Petty e gli Heartbreakers, la band che non sa suonare male

Con "Echo", uscito il 13 aprile 1999, Tom Petty e i suoi Heartbreakers fecero dieci. Il numero va inteso come il decimo album pubblicato a loro nome. Un gran bel disco che, nel giorno dell'anniversario della sua uscita, abbiamo voluto riascoltarci e insieme all'ascolto abbiamo unito la lettura della recensione che pubblicammo sulle nostre pagine quando il disco raggiunse il mercato, tanti anni fa.

"Echo" è un ritorno a casa. Accompagnato da una band che - come ha scritto giustamente qualcuno della stampa inglese - "semplicemente non sa come suonare male" - Tom Petty ha inciso un album che è capace di acquisire spessore ascolto dopo ascolto e di riempire di nostalgia il mondo musicale di chi lo acquisterà. Dipenderà dalla riconfermata presenza di Rick Rubin, che in questo disco ha costretto Petty ad aggrapparsi alla sua attitudine originale, lasciando fuori dal disco tutto il resto?

Dipenderà da canzoni che al primo ascolto sembrano ordinarie e che invece dopo un po’ si schiudono e rivelano personalità e carisma? Dipenderà sì dall’atmosfera scarna ed emozionale che sembra regnare su tutto il lavoro, dalle citazioni rock che vanno da Dylan agli Stones, dai Creedence Clearwater Revival a Crosby Stills Nash & Young, dai sempre amati Byrds a quel Johnny Cash amato superbamente da Rubin.

Fatto sta che non si fatica a credere che quando Petty ha presentato questo album al Fillmore di San Francisco si è ritrovato di fronte un sold out di ben sette sere. "Echo" è anzitutto un album di grande lucidità, privo delle pretese ‘posticcie’ che spesso hanno depistato Petty dal seguire le orme della sua stessa arte. È un album ‘roots’ nel senso più letterale del termine, seppure non in modo diretto: Petty non torna alla musica degli esordi, né a ricercare ispirazione all’interno del grande spazio aperto americano, semmai scrive semplici canzoni che a quel mondo rimandano perché ne sono intrise fino in fondo.

E nel fare questo "Echo" emoziona e intenerisce, perché ci riporta davanti agli occhi un mondo musicale immortale e spesso calpestato, una grande prateria che a volte - specie di recente - ha rischiato di tramutarsi in una riserva. E che invece, proprio come tutti i grandi miti del secolo, è ormai già passata alla storia e si trova un po’ più in alto rispetto a dove riusciamo ad arrivare con la vista. "Echo" è una cartolina che viene proprio da là, dal Rock Americano; nella foto c’è Tom Petty ma dietro di lui - se ci badate bene - vedrete impegnati a sbirciarvi Brian Wilson, Roger McGuinn, David Crosby, Bob Dylan, John Fogerty. 15 canzoni per un ‘on the road’ musicale: ne vale la pena, no?

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