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"Just a fucking pop song", storia di "Blue monday" dei New Order

"Blue monday" è il 12" più venduto di tutti tempi in Gran Bretagna
"Just a fucking pop song", storia di "Blue monday" dei New Order

Nel 1983 i New Order sono già una band di culto. Sono nati dalle ceneri dei Joy Division e dopo il suicidio del cantante Ian Curtis, ai membri originali del gruppo, Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris si è aggiunta la tastierista Gillian Gilbert. Hanno già pubblicato una manciata di singoli (il primo, "Ceremony" firmato ancora da Curtis) e l'album "Movement" accolto positivamente dalla critica e dal pubblico. A far storcere il naso ai fan della prima ora, sono però i primi segnali di cambiamento stilistico che arrivano dai successivi singoli, "Everything's Gone Green" e "Temptation" con i quali il gruppo comincia a prendere le distanze dal suono dark dei Joy Division.

Ma la svolta vera e propria arriva il 7 marzo 1983 con la pubblicazione di "Blue Monday" che diventerà il loro maggior successo commerciale. Un brano da 7 minuti e mezzo che il gruppo aveva pensato, in origine, come lungo "pattern ritmico" da utilizzare al termine delle loro esibizioni live: la band era solita non concedere bis e pensò ad una base pre registrata che consentisse loro di salire sul palco per salutare il pubblico in chiusura dello show.

L'etichetta Factory pubblica la canzone solo in formato 12 pollici (all'epoca in Italia venivano chiamati "discomix") con il numero di catalogo FACT 73 e una leggendaria (e costosissima) copertina sagomata, ideata dal grafico Peter Saville, che riproduceva la forma di un floppy disc 5¼ e sulla quale non compariva né il nome dei gruppo né il titolo della canzone. Entrerà nella storia diventando il 12" più venduto di tutti tempi in Gran Bretagna con oltre un milione di copie certificate.

A cura di Maurilio Giordana (titolare del blog “MyWay”)

La struttura della canzone è inconsueta: non c'è un vero e proprio ritornello e il titolo non compare nel testo (caratteristica comune a numerosi brani dei New Order). Tutto ruota attorno ad un "beat" creato con la drum machine Oberheim DMX e alla linea di basso sintetizzato, suonata con un Moog Source e sovrapposta al basso elettrico di Peter Hook. La canzone porta la firma di tutti e quattro i componenti, ma il vero artefice del brano è il cantante Bernard Sumner, autore del criptico testo sul quale i fan e i critici si sono interrogati per anni, con le interpretazioni più varie: in molti pensarono ad un riferimento al suicidio di Ian Curtis, alla dipendenza dall'LSD del chitarrista o a qualche genere di abuso. Tutte tesi mai confermate da Sumner che si è limitato a definirla "just a fucking pop song". Per svolta musicale della band è stata certamente importante la frequentazione della leggendaria scena dei disco club di New York, ma c'è anche però un po' di Italia dietro al successo di "Blue Monday". In un'intervista rilasciata al giornalista inglese Dave Haslam, Sumner ha infatti indicato i brani dai quali prese ispirazione. Per l'arrangiamento il riferimento fu "Dirty Talk” pubblicato l'anno prima dagli italiani Klein + M.B.O e che la band aveva scoperto grazie a Hewan Clarke, Dj dell'Haçienda, il leggendario club di Manchester fondato dal proprietario della Factory Tony Wilson.

Per il ritmo presero spunto da "Our Love" di Donna Summer, scritta e prodotta nel 1979 dall'altoatesino Giorgio Moroder.

Per la linea di basso il riferimento fu “You Make Me Feel (Mighty Real)”, hit di Sylvester del 1978.

Per il coro venne utilizzato un "sample" del brano "Uranium" dei Kraftwerk, contenuto nell'album Radio-Activity, del 1975.

Da parte sua Peter Hook ha ammesso di aver "rubato" il giro di basso dal tema del film "Per qualche dollaro in più" di Ennio Morricone (1975).

Infine "Blue Monday" sembra obiettivamente somigliare molto al brano "Gerry and the Holograms", pubblicato nel 1979 dall'omonimo gruppo proveniente, come gli stessi New Order, da Manchester.

Nel 1988 il brano tornò in classifica grazie ad una versione remix supervisionata da Quincy Jones e pubblicata dalla sua casa discografica Qwest Records. Il singolo ribattezzato "Blue Monday '88" raggiunse la posizione numero tre in Gran Bretagna e in Germania e la vetta della Hot Dance Club Play di Billboard.

"Blue Monday" è il brano del repertorio dei New Order che vanta il maggior numero di cover "ufficiali". Il sito SecondHandSongs ne ha catalogate ad oggi oltre 80. Tra quelle di maggior successo, la rilettura in chiave metal pubblicata dai californiani Orgy nel 1998 e inserita nella colonna sonora del film del 2001 "Non è un'altra stupida commedia americana (Not Another Teen Movie)".

Nel 2006 i francesi Nouvelle Vague inserirono una cover di "Blue Monday" in stile bossa nova nel loro secondo album "Bande à Part".

Tra le versioni più originali, merita una segnalazione la rilettura acustica pubblicata dalla cantautrice olandese Mathilde Santing nel 2006 e contenuta nell'album "Under Your Charms".

Una cover del brano cantata da Jimmie Wood compare anche nell'album "Trevor Horn Reimagines the Eighties" pubblicato dal celebre produttore inglese nel 2019.

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