Shania Twain canta i suoi demoni e torna regina con “Queen of me”
Cos’hanno in comune tre star del pop contemporaneo come Harry Styles, Diplo e le Haim? Hanno tutte e tre duettato, coverizzato o remixato Shania Twain. A distanza di quasi trent’anni dal successo di “The woman in me”, l’album che catapultò l’allora trentenne canadese in testa alle classifiche mondiali, la diva country continua in un modo o nell’altro a influenzare la cultura pop. “Shania ha mostrato all’intera industria musicale che c’erano nuove opzioni per sviluppare una carriera nella musica country: è diventata una delle donne più amate dalle donne perché ha dimostrato quanto una donna può essere versatile”, ha detto di lei Taylor Swift, che probabilmente non avrebbe scalato le classifiche unendo country e pop se prima non lo avesse fatto Shania Twain. L’operazione “riabilitazione”, se così possiamo definirla, della “regina del country pop” è cominciata già da qualche mese: quando lo scorso aprile Harry Styles è salito per la prima volta in carriera da headliner sul palco del Coachella, nel deserto californiano, ha chiamato accanto a sé la 57enne cantautrice canadese. Dando ufficialmente il via alle operazioni legate al riposizionamento della Twain sulla scena pop. Domani uscirà il nuovo album “Queen of me”, il primo in ben sei anni e l’attesa è quella che di solito accompagna la rinascita di una stella: “Ho passato gli ultimi due anni a lavorare su nuova musica, sul documentario, sulla residency a Las Vegas. Ogni volta che annuncio qualcosa del genere, sento addosso una gigantesca scarica di adrenalina e nervosismo. È stato un periodo così appagante per me dal punto di vista creativo: non vedo l’ora che inizi questo nuovo capitolo”, dice lei.
Punto e a capo. Con “Queen of me”, il suo primo disco in trent’anni a non uscire per la sua storica etichetta Mercury Nashville ma per Republic Records, prodotto da musicisti come il frontman dei Twenty One Pilots Tyler Joseph, Adam Messinger (già al fianco di dive come Shakira e Christina Aguilera), David Stewart e Mark Ralph, Shania Twain volta pagina dopo un periodo non proprio entusiasmante della sua vita e della sua carriera. È tutto raccontato nel documentario “Not just a girl”, uscito l’estate scorsa su Netflix, nel quale la cantautrice – oggi 57enne – ripercorre l’avventura che da novellina a Nashville l’ha portata a diventare un’icona internazionale da 100 milioni di copie vendute a livello mondiale. Parte del film parla del sodalizio con Robert John “Mutt” Lange, il marito produttore, già al fianco di AC/DC, Def Leppard, The Cars, Bryan Adams, artefice dei successi di Shania Twain fino a “Up!”, prima del divorzio del 2010. “Sono sopravvissuta e non voglio dargli tutta questa importanza”, si limitò a dire la cantautrice nel 2018 in una lunga intervista al Guardian, parlando della fine del matrimonio, alludendo alla depressione che attraversò quando scoprì che il marito e collaboratore di una vita – e di una carriera – intera l’aveva tradita con la sua migliore amica, Marie-Ann Thiébaud. A distanza di più di dieci anni, ora Shania Twain torna ad essere padrona della sua vita. E lo canta nelle canzoni che compongono “Queen of me”.
Il titolo del disco è un manifesto che sintetizza i temi dell’album: da “Giddy up!” a “The hardest stone”, passando per “Brand new”, la stessa “Queen of me” e “Not just a girl”, la canzone che ha dato il titolo al docu-film di Netflix, i pezzi sono inni all’amor proprio e al coraggio. A partire dal singolo “Waking up dreaming”, che ha anticipato l’uscita del disco, un self-empowerment che racconta alla perfezione il desiderio di rinascere e di risplendere della popstar: nel video si trucca, si mette in testa bizzarre parrucche, indossa abiti di pailettes coloratissimi e va a divertirsi con le amiche. Ma in “Queen of me” Shania fa anche i conti con le sue paure. Nell’artwork, la cantautrice ha deciso di posare senza veli, in topless (ma il seno nelle foto è coperto da un cappello): ha voluto farlo, racconta lei, per superare gli abusi sessuali che subì per mano del suo patrigno quando aveva solamente 10 anni. “Mi toccò. E dopo quell’episodio cominciai ad odiare il mio corpo. Oggi affronto tutto a testa alta. Forse avrei dovuto farlo prima nella mia vita. Ma mi sembra di aver superato qualcosa di molto importante. Mi sono fatta carico delle mie paure. Spero di aiutare altre persone, condividendo questa esperienza”, ha spiegato.
Se “Now”, l’album che nel 2017 interruppe uno stop discografico che durava addirittura da quindici anni, tanti quanti ne erano passati dall’uscita del precedente “Up!”, si era rivelato un mezzo buco nell’acqua, stavolta Shania Twain non vuole perdere l’occasione per tornare ad essere la regina degli anni d’oro di “You’re still the one”, “That don’t impress me much” e “Man! I feel like a woman!”, che ha cantato insieme a Harry Styles proprio al Coachella, dopo che l’ex One Direction ha raccontato che “Come on over”, l’album del 1997, fu la colonna sonora della sua infanzia, consumato nei viaggi in auto con la madre. “Ti sarò eternamente grato per questi ricordi”, ha detto Styles a Shania.