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Noel Gallagher, il sogno reunion e il classic rock che saluta

Il nuovo album "Council skies" conquista la playlist "I Wanna Rock": gli Oasis mai così vicini.
Noel Gallagher, il sogno reunion e il classic rock che saluta

Tutto è partito quando in un’intervista concessa in occasione della promozione di “Council skies”, il nuovo album dei suoi High Flying Birds, la band che ha messo in piedi dopo lo scioglimento degli Oasis, Noel Gallagher ha fatto sapere di poter valutare l’ipotesi di una reunion con suo fratello Liam: “Sono necessarie una serie di circostanze straordinarie”, ha chiarito. Quali? Non è dato saperlo. Però la dichiarazione alla quale si è lasciato andare il più grande dei fratelli Gallagher ha riacceso improvvisamente – e inaspettatamente, viste le continue frecciatine che i due si sono lanciati in questi anni attraverso interviste, canzoni, post sui social – le speranze dei fan degli Oasis, che a distanza di quattordici anni da quella furiosa lite nel backstage del Rock en Seine di Parigi nel 2009 ancora non si sono evidentemente fatti una ragione della fine dell’ultima grande rock band della storia. Liam, che ha più volte teso la mano al fratello negli ultimi mesi, ha colto la palla al balzo e su Twitter ha scritto: “Ho appena sentito mio fratello al telefono che mi supplicava di perdonarlo. Vuole che ci vediamo. Cosa faccio, lo incontro o lo mando a fanculo?”. Una provocazione? Oppure i due fratelli Gallagher si sono davvero sentiti di nuovo al telefono? Tra i fan che sui social hanno chiesto ai due di sotterrare una volta per tutte l’ascia di guerra anche Graham Cozon. Tutto vero: il bassista dei Blur, la band rivale degli Oasis negli anni d’oro del britpop, ha consigliato a Liam di accettare di incontrare Noel e di riportare le lancette del tempo indietro di quattordici anni. “Council skies”, anticipato dal singolo “Easy now”, con il quale Noel intanto conquista la playlist “I Wanna Rock”, dedicata alle più rilevanti uscite del genere, potrebbe dunque essere l’ultimo album di Gallagher con i suoi High Flying Birds, prima di una reunion degli Oasis, che mai come oggi era apparsa così fattibile?

Il disco a detta dello stesso cantautore segna un ritorno alle sue origini: “Sto tornando alle mie origini. Sognare ad occhi aperti, alzare gli occhi al cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita. Questo vale per me oggi come nei primi Anni ’90. Quando stavo crescendo in condizioni di povertà e disoccupazione, la musica mi ha salvato. Un po’ come ‘Top of the Pops’ in TV ha svoltato il giovedì sera, ti immergevi in un mondo fantastico. È quello che penso dovrebbe fare la musica. Voglio che la mia musica elevi ed aiuti in qualche modo”. La copertina dell’album è stata scattata dal famoso fotografo originario di Manchester Kevin Cummins. Al centro dell’immagine c’è la strumentazione live di Noel Gallagher e degli High Flying Birds, posizionata proprio nel punto del Maine Road Football Stadium, la casa del Manchester City, il club del cuore di Noel, che proprio quest’anno celebra cento anni dalla sua costruzione. Nell’artwork, Cummins esprime perfettamente i temi del disco e cattura i luoghi che richiamano le origini di Noel, culminando con un’immagine sorprendente della stazione ferroviaria Piccadilly di Manchester, che rappresenta il momento in cui Noel lasciò la sua città natale per trasferirsi a Londra: niente sarebbe stato più lo stesso.

Il music biz chiamò, Noel e Liam risposero. L’ascesa della band fu fulminea. Anzi, supersonica, per citare il titolo del singolo con il quale nel 1994 – l’anno prossimo cadrà il trentennale: e se la reunion avvenisse proprio in quell’occasione? – gli Oasis fecero il loro esordio ufficiale sulle scene, il primo estratto dall’album “Definitely maybe”. La parabola della band sarebbe culminata nell’estate del 1996 con i due leggendari concerti a Knebworth, che videro i fratelli Gallagher esibirsi di fronte a 250 mila spettatori. Non fu solamente l’apice del fenomeno britpop, ma fu anche l’ultimo grande evento della storia del rock, vent’anni prima di Instagram e di TikTok.

Chissà che tipo di impatto potrebbe avere un’eventuale reunion degli Oasis per il rock mondiale oggi che – lo confermano le parole dello stesso Noel – il rock non è più lo zeitgeist, lo spirito dei tempi, e che le rockstar sono costrette a vivere nell’ombra e per quelle che passano a miglior vita – a margine di un ragionamento del genere non può mancare un saluto a Jeff Beck: tra le ultime cose fatte dalla leggenda della chitarra c’è “A thousand shades” con Ozzy Osbourne, contenuta nell’ultimo album dell’ex Black Sabbath, “Patient number 9” – non ce ne sono di nuove che conquistano la scena (i Maneskin sono un caso a parte): “Al giorno d’oggi ci sarebbero violenze estreme, selfie, dirette sui social. La cosa bellissima delle immagini di quei due concerti è che sotto al palco non c’è neppure una persona con un telefono in mano. Stanno tutti vivendo quel preciso momento insieme alla band. Sono una fotografia di un tempo diverso”, ha detto Noel quando nel 2021, in occasione del venticinquesimo anniversario delle due serate, arrivò al cinema il documentario “Oasis Knebworth 1996”, che rappresentò anche una sorta di prova di riavvicinamento tra Liam e Noel, coinvolti entrambi come produttori del film con la loro società Kosmic Kyte Ltd, costituita per l’occasione.

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