Quando i Ramones provarono a scalare le classifiche di vendita

Gennaio 1977, in piena epoca punk, i Ramones pubblicano il loro secondo album, "Leave home". La band newyorkese è incontenibile è il 4 novembre dello stesso anno bissa con "Rocket to Russia", dovrebbe essere l'album che consegna loro le chiavi delle classifiche. Così non sarà, rimane semplicemente uno dei capolavori della musica rock di ogni tempo. Per celebrarne i 45 anni poniamo alla vostra attenzione la recensione da noi pubblicata, a firma Andrea Valentini, nel 2017 della ristampa del disco per il 40esimo anniversario.
Il 4 novembre del 1977 i Ramones, la punk band newyorchese di finti fratellini dal cognome ispanico, sfornano il proprio terzo lavoro – il secondo nell’arco del solo 1977. È “Rocket To Russia”, che insieme a “Ramones” e “Leave Home” resta uno dei più amati dai fan e dai seguaci di Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy (l’album è, peraltro, l’ultimo atto della band nella sua conformazione originale – diciamo così, “classica”).
“Rocket To Russia” è il disco con cui i Ramones tentano, per la prima volta, di giocarsi il tutto per tutto, provando a raggiungere il sogno – che tale rimase, per tutto l’arco della loro lunga e onorata carriera – di diventare una band da classifica: il sound, in effetti, si fa meno punk e frenetico, avvicinandosi molto più al bubblegum pop e al surf, per rendersi più amichevole alle orecchie di ascoltatori e fruitori di musica non necessariamente vicini alle nuove frontiere dell’estremismo sonoro.
Eppure, a dispetto di una produzione più curata e di brani accattivanti (“Rockaway Beach” e “Sheena Is A Punk Rocker” sono due ottimi esempi), il miracolo non avviene. Le classifiche non accolgono che tiepidamente il disco e i singoli non solo non volano, ma neppure decollano – a dirla tutta. C’è chi sostiene (i Ramones stessi, ad esempio) che la colpa sia da attribuire in toto ai Sex Pistols, che con le loro boutade volgari e scandalose hanno fatto odiare il punk al pubblico più mainstream… una spiegazione che ha un fondo di logica, ma non è del tutto sufficiente a giustificare l’insuccesso commerciale. Morale: i quattro Ramones, anche volendo, non sono in grado di essere meno punk. E meno male. Perché un disco del genere è senza ombra di dubbio assimilabile alla categoria di quelli che cambiano le regole del gioco, lasciano un segno profondo e deviano il corso della storia.
La ristampa firmata Rhino consta di ben tre dischetti in cui si trovano il disco originale rimasterizzato, un mixaggio curato per l’occasione da Ed Stasium (con alcuni brani presi da session differenti rispetto a quelle utilizzate per la versione finale del disco) e un live del dicembre del 1977 fino a ora rimasto inedito. Come dire… un piatto ricco in cui ogni fan dei Ramones difficilmente potrà non tuffarsi. Hey-Ho, let’s go… non ci stancheremo mai di ripeterlo per Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy.