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Quando Olivia Newton-John si presentò in gara all’Eurovision

Uno degli aneddoti più belli della carriera della star di "Grease", scomparsa ieri a 73 anni.
Quando Olivia Newton-John si presentò in gara all’Eurovision

Nel 1974 Olivia Newton-John non era ancora la star di “Grease”. Il film di Randal Kleiser, adattamento dell’omonimo musical di Jim Jacobs e Warren Casey, avrebbe reso l’allora 26enne cantante inglese un’icona di una generazione – o forse più di una – insieme a John Travolta solo quattro anni più tardi, nel 1978. Ma nel Regno Unito la Newton-John non era neppure una sconosciuta. Tre anni prima di accettare di partecipare all’Eurovision Song Contest, in gara per Londra, aveva esordito con un album, “If not for you”, registrato ad Abbey Road, il cui singolo di lancio – dal titolo omonimo – era entrato nella top ten dei più venduti nel Regno Unito e aveva avuto un discreto successo anche negli Stati Uniti e in Australia. Il brano era una cover della canzone che l’anno precedente Bob Dylan aveva inciso per il suo album “New morning”, reinterpretata sempre nel 1970 da George Harrison nel suo “All things must pass”. Olivia Newton-John, che all’epoca cercava di ritagliarsi un posto nella scena britannica da interprete country pop, l’aveva ripresa insieme ad altri brani, da “Me and Bobby McGee” di Kris Kristofferson a “In a station” di The Band. Aveva ripetuto l’operazione l’anno successivo con il secondo disco, “Olivia”, che come il precedente conteneva cover in salsa country pop di brani incisi dallo stesso Harrison, da Paul Simon e da Don McLean, tra gli altri. La consacrazione era arrivata pochi mesi prima della proposta di rappresentare il Regno Unito sul palco della kermesse continentale, nel 1973, dopo che l’album “Let me be there” aveva scalato le classifiche sia nel Regno Unito che negli Usa e le aveva permesso di vincere anche un Grammy Award come Miglior interprete country femminile.

L’Eurovision Song Contest quell’anno si svolgeva proprio nel Regno Unito, a Brighton. I discografici chiesero a Olivia Newton-John di scegliere tra sei canzoni quella che avrebbe voluto cantare sul palco della manifestazione. La scelta, nonostante alcune iniziali perplessità, come la stessa cantante e attrice avrebbe ricordato qualche anno più tardi, alla fine ricadde su “Long live love”, scritta da Valerie Avon (vero nome Valerie Murtagh) e Harold Spiro. La prima era stata tra gli anni ’50 e ’60 una dei componenti del gruppo vocale degli Avons, che ottennero un discreto successo nel 1959 con la hit “Seven little girls (Sitting in the back seat)”, che rimase in classifica nel Regno Unito per tredici settimane, e si era poi reinventata autrice per Cliff Richard e Gene Pitney. Harold Spiro, partner di scrittura della Avon, aveva invece firmato “Little games” degli Yardbirds e insieme alla stessa Avon prima di “Long live love” aveva composto – tra le altre – “Desdemona” dei Searchers.

“Long live love” era un brano leggero e spensierato, una confessione di un’innamorata che Olivia Newton-John interpretò sul palco del The Dome di Brighton accompagnata da alcune coriste (c’erano anche le Ladybirds, trio vocale noto al pubblico televisivo britannico), indossando un lungo abito celeste: “We meet every night at eight / and I don’t get home ‘till late / I say to myself each day / baby, oh long, long live love”. Nella gara, presentata dalla conduttrice radiofonica e televisiva Katie Boyle (aveva origini italiane – era nata a Firenze e il suo vero nome era Caterina Irene Elena Maria Boyle – e aveva condotto l’Eurovision già nel 1960, nel 1963 e nel 1968), il brano di Olivia Newton-John ottenne punteggi dalle giurie di Finlandia, Jugoslavia, Grecia, Irlanda, Germania, Svizzera, Belgio e Italia, ma non riuscì ad accedere al podio: dovette accontentarsi del quarto posto, nell’edizione degli ABBA, che trionfarono con “Waterloo”, tassello fondamentale della scalata al successo mondiale del quartetto svedese.

Davanti alla futura stella di “Grease”, sotto agli ABBA, si classificarono l’Italia con Gigliola Cinquetti (in gara con “Sì”) e i Paesi Bassi con Mouth and MacNeal (in gara con “I see a star”), questi ultimi con solo un punto di differenza rispetto a Olivia Newton-John e agli altri quarti classificati a pari merito (il Lussemburgo con Ireen Sheer con “Bye Bye I love you” e il Principato di Monaco con Romuald con “Celui qui rest et celui qui s’en va”). Olivia Newton-John dopo l’esperienza sul palco della kermesse pubblicò un album, intitolato proprio “Long live love”, contenente tutti gli altri brani che aveva provinato insieme alla hit, “Hate love, will travel”, “Lovin’ you ain’t easy”, “Someday”, “Angel eyes” e “Hands across the sea”. Fu il suo primo disco pubblicato dalla EMI. Il singolo fu un successo internazionale: entrò in classifica in Australia, in Belgio, in Finlandia, in Irlanda e in Norvegia. Il passaggio di Olivia Newton-John sul palco della kermesse è oggi considerato un cult dai fan dell’Eurovision Song Contest e ieri, nel giorno della scomparsa, gli organizzatori del festival non hanno mancato di omaggiare la cantante sui social, condividendo la clip della sua esibizione. E chissà che il prossimo anno, in occasione del ritorno della kermesse nel Regno Unito (per via dell'impossibilità di organizzarla in Ucraina, dopo la vittoria di quest'anno dei Kalush Orchestra), il popolo dell'Eurovision non riservi a Olivia Newton-John un grande tributo.

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