Calibro 35 e Morricone: i maestri sono fatti per essere mangiati

“I maestri sono fatti per essere mangiati”: così dice il corvo in un film iconico di Pier Paolo Pasolini, “Uccellacci e Uccellini” del 1966. E aggiunge: “in salsa piccante. Devono essere mangiati e superati, ma se il loro insegnamento ha un valore, ci resterà dentro”. È esattamente il ragionamento alla base di “Scacco al maestro - volume 1”, il primo capitolo del nuovo progetto discografico e live dei Calibro 35 dedicato a Ennio Morricone. Quello di Massimo Martellotta (chitarre e sintetizzatori), Enrico Gabrielli (pianoforte e tastiere), Luca Cavina (basso), Fabio Rondanini (batteria) e Tommaso Colliva (programmazione e sound design), non è un omaggio, ma uno gettare il cuore oltre l’ostacolo dopo quindici anni di musica e studio. Fra gli ospiti coinvolti dalla band, uno dei collettivi più intraprendenti e magici della musica italiana, capace di viaggiare nel tempo e fra i generi, ci sono anche Matt Bellamy e Diodato. Qui le date del tour di presentazione.
Era il luglio del 2007 quando i cinque musicisti si ritrovarono per la prima volta in studio, dando forma a un’idea nata nei mesi precedenti, cioè quella di lavorare, ispirandosi anche all’imponente lavoro del maestro Morricone, sulla musica per immagini, con un respiro e un’ambizione internazionali. “Registrammo ‘Trafelato’, quella fu la scintilla da cui nacquero i Calibro”, ricorda Rondanini. E sin da subito la band si presentò come unica. “Siamo nati sull’onda lunga della riscoperta americana di tutte le grandi colonne sonore italiane grazie al lavoro di registi come Tarantino e Rodriguez – continua Gabrielli - coprimmo un buco, perché nel nostro Paese in quel momento non c’era nessuno che le stava suonando o che comunque stava sperimentando in quel mondo. Senza rendercene conto abbiamo incarnato non il compositore, ma quel tipo di musicista che l’America stava riscoprendo e cercando. È tutto un po’ assurdo perché, se analizziamo in modo più ampio, siamo figli di una revisione storica americana che ha rivalutato i vecchi film polizieschi, con le loro colonne sonore, che in Italia venivano tenuti chiusi in un cassetto perché considerati di ‘destra’. L’America, invece, li identificava e li identifica come una forma di controcultura. Morricone, in questo periodo storico di riscoperta di un certo cinema italiano, è diventato fondamentale”.
Un elemento di novità che è diventato distintivo. “Prima di noi c’era qualche realtà, penso a Studio Davoli, ma operavano attraverso modi diversi. Noi abbiamo ripreso una certa modalità di lavoro e soprattutto un’attitudine: quando siamo nati venivamo tutti da esperienze musicali molto diverse proprio come i musicisti dell'ensemble che realizzavano le colonne sonore dei film del passato. Eravamo e siamo un grande laboratorio”, sottolinea Cavina. Dieci composizioni di Morricone, in questo primo volume, passano sotto la lente dei Calibro.
“Abbiamo declinato tutto in modo contemporaneo, pur trattando un sound archeologico - svela Rondanini - noi non abbiamo mai voluto riprodurre le canzoni così come erano, volevamo rifarle con i nostri filtri. C’è un approccio, se vogliamo esagerare, quasi di natura punk nei confronti di un maestro come Morricone”. Colliva puntualizza ancora: “Ogni volta che si apre il librone di questo grande compositore si scoprono sempre elementi nuovi. Il nostro riproporlo passa attraverso una visione soggettiva. E per me questo è il punto interessante. Vuoi ascoltare Morricone? Basta prendere un suo disco e seguire la filologia. Lo faccio mensilmente. Noi invece proponiamo ‘altro’, citando le fonti”.
Un dito medio ai timori reverenziali, ma allo stesso tempo una grande ammirazione verso un padre ispiratore: è questo il viaggio della band fondato sull’approfondimento. “Sì, c’è della spudoratezza – sorride Gabrielli - rifiutiamo gli approcci religiosi. Questo non è un omaggio a Morricone, è una sfida. Un gioco, un conflitto positivo, non una celebrazione fine a se stessa. Ci siamo fatti un culo quadrato: spartiti non se ne trovano, il suo archivio è un gran casino. Abbiamo dovuto studiare e lavorare durissimamente per realizzare questo progetto”. E questo è stato solo un ennesimo modo per ribadire chi sono davvero i musicisti che compongono il gruppo. “Non siamo degli adulatori, non siamo fan. I Calibro sono sempre stati così. La scelta dei brani da mettere nel disco è stata una naturale conseguenza di questi quindici anni di studio – conclude Massimo Martellotta - nulla è stato forzato. E il nostro studio su Morricone è tutto tranne che finito. Ci sarà un volume due e andremo avanti”.