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Post Nebbia: "Oltre la soglia" dal vivo per Rockol

La band padovana ha pubblicato il nuovo album "Entropia Padrepio". Un viaggio tra divino e terreno.
Post Nebbia: "Oltre la soglia" dal vivo per Rockol
Credits: Ilaria Ieie

Le atmosfere dark e inquiete di Dario Argento e le scene di cristianità allucinata di Evangelion si fondono, restituendo un mix di immagini e suoni fra il terreno e il divino. Un viaggio in primis dentro se stessi. “Entropia Padrepio”, il nuovo album dei Post Nebbia, affronta tematiche profonde, che non aspira a risolvere o esaurire, ma a esternare e indagare: è un’indagine spirituale, un rito intimista che si traduce in musica emotiva e avvolgente. Terzo lavoro in studio della band padovana nata dalle esplorazioni di home recording di Carlo Corbellini, questo nuovo progetto segue l’ottimo “Canale Paesaggi”, uscito due anni fa e che ha permesso al gruppo di spiccare il volo e di ritagliarsi un ruolo centrale nella scena indipendente italiana.

Corbellini, classe 1999, per Rockol ha suonato live “Oltre la soglia” in versione e ha raccontato così una delle canzoni simbolo di "Entropia Padrepio": “C’é sempre un pezzo che é più adatto degli altri a chiudere un disco. Ho deciso che sarebbe stato questo appena l’ho concluso anche se a quel punto avrò avuto massimo due canzoni già scritte. Il testo gira attorno all’idea di portarsi oltre la morte alcune caratteristiche della propria persona, imboscandole, come sostanze illecite: in bottigliette d’acqua, doppi fondi, cerchioni delle auto. Come quando si deve entrare a un festival, prendere un aereo o passare un confine. Forse é il mio preferito, credo sia il preferito di gran parte delle persone che hanno lavorato a questo disco”.

Epico, ermetico, psichedelico e magico, il disco richiama a Beatles, Black Sabbath, Beach Boys, Strokes, Talking Heads, LCD Soundsystem, miscelandosi a pennellate di progrock in stile Area e Goblin. Le canzoni abbandonano la struttura dei lavori precedenti, proiettandosi verso progressioni di accordi, verso la dinamicità, talvolta fluida e simmetrica e talvolta quasi schizofrenica, ma sempre teatrale. È un album in cui i confini fra alto e basso, fra materia e spirito, fra io e loro, si annullano: "Entropia Padrepio" non è solo da ascoltare, ma da vivere perché tocca del tasti intimi e personali, andando a muovere qualche cosa che si ha dentro e che forse dorme da troppo tempo.

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