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Ivano Fossati, la storia di "La mia banda suona il rock"

Tratta dal libro "Quello che le canzoni non dicono"
Ivano Fossati, la storia di "La mia banda suona il rock"

La mia banda suona il rock
Ivano Fossati
Autore: Ivano Fossati
Anno di pubblicazione: 1979

Probabilmente il brano più noto e sicuramente uno dei più importanti dal punto di vista commerciale di Ivano Fossati ma, forse proprio per questi motivi, più volte rinnegato dallo stesso artista genovese, forse non contento del fatto che una delle sue composizioni sia diventata, come molti classici della musica leggera, anche materiale per karaoke e pianobar, "La mia banda suona il rock" è comunque la canzone che alla fine degli anni ‘70 segna una svolta nella carriera solista di Ivano Fossati. 

Genovese come tanti illustri colleghi, pensiamo a De André, Paoli o Tenco (anche se gli ultimi due a Genova non sono nati), Fossati nel 1979 ha già un bel curriculum. Dopo gli esordi in campo progressive coi mitici Delirium (l’inno hippie "Jesahel"), la collaborazione col cantautore Oscar Prudente e alcuni dischi solisti, raffinati ma di scarso successo commerciale, Fossati si impone negli anni '70 come prolifico autore per alcune grandi interpreti della canzone italiana: ricordiamo almeno "Pensiero stupendo" per Patty Pravo, "Un’emozione da poco" per Anna Oxa, "Dedicato" per Loredana Berté e "E non finisce mica il cielo" per Mia Martini. 

Nel 1979 pensa che è giunto ormai il momento di mettere a frutto le esperienze acquisite, e di unire in modo originale il suo background rock e la sua sensibilità di autore intimista e raffinato. Insieme al produttore Giacomo Tosti va in America per registrare il nuovo album ai celebri Criteria Studios di Miami, per cercare di dare un sound internazionale al disco, in cui infatti suonano alcuni musicisti dell’entourage di Eric Clapton e Stephen Stills. Il risultato è "La mia banda suona il rock", che sfoggia in effetti sonorità difficilmente riscontrabili nelle canzoni italiane dell’epoca. La canzone viene pubblicata come singolo nell’agosto del 1979 raggiungendo la 12ª posizione nella classifica delle vendite dei singoli italiani tra il 1979 e il 1980. 

Introdotta da un inconfondibile riff di chitarra su un arrangiamento che miscela rock ed elementi latineggianti, "La mia banda suona il rock" ha un testo molto meno sciocco di quanto potrebbe sembrare, è una vera e propria esaltazione della musica come mezzo di comunicazione universale che abbatte le frontiere e si spinge anche là dove l’uomo da solo non riesce ad arrivare, e non risparmia qualche frecciatina al provincialismo di certa musica italiana: “È come un treno che è passato / con un carico di frutti / eravamo alla stazione, sì / ma dormivamo tutti”.

Come dicevamo Fossati, travolto dall’enorme successo “popolare” della canzone - proprio lui che comporrà più tardi "La canzone popolare" - la rinnegherà poco dopo, smettendo ben presto di eseguirla nei concerti e ne parlerà sempre poco volentieri, quando la sua carriera si orienterà verso una musica forse di maggiore spessore, ma anche spesso intellettualistica e un po’ snob. Fortunatamente il brano è sopravvissuto all’odio del suo autore, e si può annoverare tra i maggiori successi della musica italiana di tutti i tempi, come dimostrano anche le cover che ne sono state fatte tra cui quella eccellente di Laura Pausini del 2006, che la incise con successo anche in spagnolo.

Questo testo è tratto dal libro "Quello che le canzoni non dicono - Storie e segreti dietro le nostre canzoni del cuore" di Davide Pezzi, per gentile concessione dell'autore.

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