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Paky e Rhove: la nuova stagione del rap italiano

Umiltà, gavetta, passione, dedizione: il focus sui due protagonisti di Rap Italiano Game Over.
Paky e Rhove: la nuova stagione del rap italiano

23 anni il primo, 21 il secondo. Entrambi milanesi: uno è di Rozzano (dove siamo anche stati per conoscere più da vicino la sua storia e il suo background culturale), l’altro è di Rho. Se il pop-rock italiano per rinnovarsi si è affidato alla sua “Gen Z”, la carica degli Under 25 che con i loro dischi hanno sparigliato le carte, da Blanco agli Psicologi, da Ariete ai Bnkr44, passando per Sangiovanni, il rap non resta a guardare: i volti più rappresentativi della new wave della scena sono quelli di Paky e di Rhove, tra i protagonisti, questa settimana, della playlist Rap Italiano Game Over, che con i loro pezzi provano a inaugurare una nuova stagione del genere.

È stato grazie a “Rozzi” che Paky – vero nome Vincenzo Matera, nato a Secondigliano ma cresciuto a Rozzano – è riuscito a conquistare l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori. In un paio di anni, grazie a un mix vincente di cose – un immaginario crudo e violento e allo stesso tempo credibile, una scrittura diretta e a un personaggio schivo e genuino – ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per lasciare il segno. “Salvatore”, il suo primo album, è figlio di un lutto: il rapper l’ha dedicato a suo zio, scomparso prematuramente in un incidente stradale. Per lui era molto più di uno zio: un padre. Paky ha iniziato a muovere i suoi primi passi come membro della crew Glory. Della vita in periferia, nella nostra intervista, ha detto: “Qua non c’è niente che va bene. Se tu stessi una settimana con me, qui, ti farei provare la mia stessa rabbia. Qui tutti i ragazzi sono arrabbiati. Se cresci qui, ce l’hai dentro quella rabbia. Mancano le istituzioni, lo Stato non fa un cazzo. La politica non sa quello di cui abbiamo davvero bisogno. Servirebbero iniziative, punti di aggregazione”.

Rkomi nel quartiere Corvetto ha aperto una palestra sociale. Paky è riuscito a far passare la proposta di creare uno studio di registrazione a ingresso gratuito per permettere ai ragazzi di incidere i loro pezzi: “Io, quando ho iniziato, non l’ho avuto. Per questo mi sono sbattuto perché ci fosse”. A dargli una grande mano ci hanno pensato, tenendolo a battesimo, giganti del genere come Marracash e Guè: “Sono il rap italiano, sono quello che vorrei essere un giorno”, ha detto Paky, che con la sua crew compare anche nel video di “Love”, il singolo inciso dal rapper di “Badabum cha cha” inieme all’ex Club Dogo, incluso nell’ultimo album di Marracash, “Noi, loro, gli altri”. Paky ha partecipato anche ai dischi di artisti di punta della nuova generazione, da Sfera Ebbasta a Shiva, e pure nei progetti di produttori come Don Joe e TY1: tutti attestati di stima che hanno permesso al rapper di imparare da queste occasioni di confronto e in secondo luogo di farsi anche ascoltare da un pubblico sempre più ampio.

Un percorso parallelo a quello di Paky è stato quello di Rhove, vero nome Samuel Roveda, che ha iniziato a far parlare di sé alla fine del 2020 con il singolo “Blanc orange (nanana)”, dimostrando sin da subito di essere un rapper atipico. Soprattutto nei suoni, esplosivi, tra urban e dance. Nel video di “Blanc orange (nanana)”, che strizzava un po’ l’occhio al rapper francese JUL e a Stromae, Rhove ballava vestito con una muta. Uno dietro l’altro sono poi arrivati “Pronvincia”, “Corso Europa”, “Montpellier”, “Ye freestyle”, “Le zone” (in duetto con Shiva), “Jungle”, “Shakerando”, Laprovince #1”, fino al più recente “Seignosse”, che gli hanno permesso di totalizzare 68 milioni di stream sulle piattaforme. Numeri incredibili per un artista esordiente.

Curiosità: Seignosse è una cittadina francese nella regione della Nuova Aquitania e il bambino sulla tavola da surf ritratto sulla copertina del singolo è proprio Rhove, che non ha mai nascosto la sua passione per il surf, che ricorre spesso nelle sue canzoni. Il singolo è un brano potente e incisivo dalle sonorità hip hop di fine Anni ’90. Un’altra banger a cui il rapper ci ha ormai abituati. “Stiamo portando una nuova wave, no armi, no droga, solo sport, adrenalina e flessioni”, ha twittato Rhove. Un vero e proprio movimento culturale, uno scossone per come eravamo abituati a sentire – e a vedere – la musica rap, che per Rhove (scelto da Spotify tra i protagonisti della seconda edizione di Radar Italia, il programma della piattaforma nato per supportare i talenti emergenti) e Paky è legata a concetti come umiltà, gavetta, passione, dedizione.

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