Guardando a casa nostra i Maneskin, certo. Ma - allargando gli orizzonti - anche gli Iron Maiden, Tricky, Disclosure, Bring Me The Horizon, GusGus, Roisin Murphy, Fatboy Slim, Tokio Hotel, Foals, 65daysofstatic e Yungblud. Poi ancora Nick Mason, William DuVall, Healt, Lacuna Coil, Deep Purple, Michael Kiwanuka, Bjork, Black Veil Brides, Eric Clapton, Franz Ferdinand, Billy Talent, Korn, Tom Odell, Anti Flag e Louis Tomlinson, senza dimenticare Alt-J, Pixies, Morcheeba, Jethro Tull, LP, Il Divo, Pete Doherty, Godflesh, Godsmack, Apocalyptica, Rasmus, Parov Stelar, Till Lindemann, WASP e Uriah Heep. Tutti artisti, questi, che entro il prossimo autunno hanno - o avevano - in programma almeno un concerto a Mosca.
La crisi innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo sta avendo ripercussioni in tutti i campi dell’intrattenimento. Dall’annullamento del Gran Premio di Formula Uno in programma a Sochi il prossimo mese di settembre ai provvedimenti di Fifa e Uefa, che hanno estromesso le squadre russe da tutte le competizioni internazionali, l’occidente ha preso una posizione di condanna molto netta nei confronti dell’operazione militare ordinata dal presidente Vladimir Putin.
L’industria musicale internazionale, soprattutto quella legata al live, ha nel paese un vastissimo bacino di pubblico, e un mercato ormai più che consolidato che sarebbe ingiusto considerare emergente: come già osservato qualche giorno fa, la capitale russa è da tempo nel circuito dei grandi festival globali. La comunità artistica globale, tuttavia, in mancanza di una voce sola - non esiste, per quanto riguarda il comparto della musica dal vivo, un corrispettivo dell’IFPI, ma una galassia di entità regionali e rappresentanze nazionali - sta procedendo a “sanzionare” la Russia su iniziativa dei singoli.
L'Eurovision Song Contest
Tra le prime reazioni da registrare c’è stata quella dell’Eurovision Song Contest: dopo aver in un primo momento abbozzato, gli organizzatori del concorso canoro internazionale in programma tra il 10 e il 14 maggio a Torino hanno fatto sapere di aver ufficialmente escluso la rappresentanza russa dalla prossima edizione della manifestazione. “La decisione riflette la preoccupazione che, alla luce della crisi senza precedenti in corso in Ucraina, l'inclusione di un partecipante russo possa portare discredito alla manifestazione”, aveva dichiarato, lo scorso venerdì 25 febbraio, il Comitato dell'European Broadcasting Union.
Gli artisti internazionali
Dal punto di vista degli artisti, oltre alle ragioni “politiche” ci sono le ragioni, altrettanto forti, di opportunità: al di là delle considerazioni nel merito della vicenda, ha senso offrire uno spettacolo di intrattenimento mentre le bombe cadono sulle città? I Green Day, con un messaggio diffuso sotto forma di story apparsa sulla pagina Instagram ufficiale del gruppo, hanno fatto sapere di aver cancellato il proprio concerto programmato allo Spartak Stadium, nella capitale russa, per il prossimo 27 maggio. “Con il cuore spezzato, alla luce degli eventi recenti riteniamo sia necessario cancellare lo show in programma a Mosca”, ha spiegato il trio guidato da Billy Joe Armstrong: “Siamo consapevoli che questo non sia il momento dei concerti negli stadi, ma di qualcosa di molto più grande. Ma sappiamo anche che il rock’n’roll ci sarà sempre, e siamo fiduciosi che ci sarà un tempo e un luogo, in futuro, per tornare”.
E sono molti i colleghi della band di "Dookie" a essere sulla stessa lunghezza d'onda. Tra i primi ci sono stati i Killers, che hanno annunciato la cancellazione delle loro date in Russia. E come loro tanti altri. “Benché la nostra intenzione non sia quella di penalizzare i nostri fan per decisioni del governo che sfuggono al loro controllo, data la situazione attuale abbiamo cancellato i nostri concerti precedentemente programmati a San Pietroburgo e Mosca”, hanno spiegato i losangelini Health: “I nostri pensieri vanno al popolo ucraino”.
“A causa dei recenti eventi in Ucraina, devo purtroppo confermare che le tappe della mia tournée a Mosca e Kiev sono cancellate fino a nuovo avviso", ha annunciato l’ex One Direction Louis Tomlinson: "La sicurezza dei miei fan è la mia priorità, il mio pensiero va al popolo ucraino e a tutti coloro che soffrono per questa guerra inutile”.
“A malincuore ho deciso di cancellare i miei spettacoli in Russia in programma per la prossima estate”, recita la nota diffusa da Yungblud: “Lo dico col cuore a pezzi, perché so che le azioni sconsiderate e brutali compiute nell’ultima settimana dal governo russo in Ucraina non rispecchiano l’animo delle belle persone che ho incontrato in Russia in passato”.
“Amiamo la Russia”, hanno comunicato i Franz Ferdinand per mezzo di una nota nella quale è stata annunciata la cancellazione dei concerti previsti a Mosca e San Pietroburgo i prossimi 29 giugno e primo luglio: “Questo grande paese ha ispirato la nostra band attraverso la sua arte e letteratura e da quando abbiamo suonato lì per la prima volta 17 anni fa, abbiamo costruito un rapporto ricco e profondo con i nostri fan russi. Dalla mattina dello scorso 24 febbraio abbiamo parlato con molti dei nostri amici in Russia tramite i social media, e abbiamo incontrato un'opposizione unanime a questa violenza e solidarietà con i nostri amici ucraini. Sappiamo che vedono la follia nella leadership del loro paese e che nessuno vuole la guerra. E non la vogliamo neanche noi. Nonostante la tragicità della situazione, continuiamo a tenere accesa una fiamma di ottimismo nei nostri cuori aspettando con fiducia il giorno nel quale tornerà la pace e nel quale potremo tornare a condividere la gioia della musica”.
In Italia: Maneskin, Mario Biondi e Lacuna Coil
Mario Biondi ha deciso di cancellare una sua esibizione in programma per il prossimo 8 marzo - sempre a Mosca - per esprimere “vicinanza al popolo ucraino che tante volte ho incontrato ai miei concerti proprio nelle città che in questi giorni stanno conoscendo l’orrore della guerra. La musica è intrinsecamente messaggera di pace e bellezza e non possiamo accettare quello che sta accadendo”.
I Maneskin avrebbero dovuto comunicare proprio entro oggi, martedì primo marzo, le nuova date del proprio tour indoor 2022, che in origine prevedeva una tappa in Ucraina, allo Stereo Plaza di Kiev, il 7 marzo, e due in Russia, a Mosca e San Pietroburgo, rispettivamente il 8 e l’11 marzo. Alla luce della situazione attuale, ha comunicato la band per mezzo di una nota pubblicata tra le proprie Instagram stories, l’organizzazione della nuova tournée è da considerarsi sospesa. "Nonostante la nostra volontà di comunicarvi gli aggiornamenti riguardo al tour italiano entro il primo marzo, non siamo in grado di definire e di condividere le nuove date in questo momento di tensione per l’Europa e per il mondo interno", ha spiegato la band di Damiano David e Victoria De Angelis: "Siamo più vicini che mai ai nostri fan, ai nostri partner e a tutte le persone afflitte dalla guerra in questo preciso momento. La nostra soliderietà va a tutti coloro che stanno soffrendo a causa del conflitto in Ucraina e speriamo che la violenza in atto possa vedere una fine. Insieme a questa speranza abbiamo anche quella di potervi dare aggiornamenti il prima possibile, in tempi di pace. Vi ringraziamo per la grande pazienza e per la comprensione, come sempre. Vi siamo più vicini che mai e abbiamo grande speranza per il futuro”.
I Lacuna Coil - al momento impegnati in studio nella registrazione di nuovo materiale - hanno stralciato senza alcun clamore dal proprio sito ufficiale otto date previste in Russia per il prossimo mese di maggio rispettivamente a San Pietroburgo (il17), Novosibirsk (il 19), Yekaterinburg (il 21), Samara (il 23), Ufa (il 24), Voronez (il 26), Nizhnij Novgorod (il 28) e Mosca (il 29).
L’embargo delle multinazionali e dell'industria del live
Come riferisce Variety, sia Live Nation che AEG Live, le due più grandi società americane di live promoting operative sui mercati mondiali, hanno annunciato di non avere intenzione inviare più loro produzioni a Mosca e dintorni. La stessa scelta è stata operata da Oak View Group, società di intrattenimento dal vivo - non solo musicale, ma anche sportivo - guidata da discografico di lungo corso Irving Azoff, che in una nota ufficiale ha tagliato tutti i ponti con il paese guidata da Vladimir Putin: “Alla luce del tragico conflitto che si sta rapidamente svolgendo in Ucraina, Oak View Group si è impegnata a non fare affari in o con la Russia, né a collaborare brand russi in nessuna delle nostre sedi a livello globale, con effetto immediato. Siamo con il popolo ucraino, condanniamo le azioni della Russia e speriamo che la nostra posizione ispiri gli altri nel nostro settore ad agire ove possibile”.