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I Red Hot Chili Peppers al Saturday Night Live: storia di un’esibizione catastrofica

Dissonanze, suoni fastidiosissimi, un senso di sconcerto che si diffonde tra gli spettatori e tra gli stessi componenti della band: un gran casino.
I Red Hot Chili Peppers al Saturday Night Live: storia di un’esibizione catastrofica

Nonostante il disastro combinato di fronte alle telecamere, la versione di “Under the bridge” che i Red Hot Chili Peppers suonarono quella sera al Saturday Night Live, show di punta della tv statunitense, è diventata un cult per i fan della band. Per alcuni la performance di John Frusciante, prossimo a lasciare il gruppo, del quale sembrò voler sabotare a tutti gli effetti il passaggio promozionale, fu un’opera d’arte, per altri una dimostrazione pura del suo talento, per altri ancora il sintomo più evidente che qualcosa aveva smesso di funzionare tra il chitarrista e i suoi compagni di band. Ma cosa accadde, esattamente?

Il 22 febbraio del 1992 Anthony Kiedis e soci arrivano nel palazzo al numero 30 di Rockefeller Plaza di New York City, che ospita gli studi televisivi della Nbc, per partecipare come ospiti ad una puntata del Saturday Night Live. I Red Hot Chili Peppers stanno promuovendo il loro ultimo album “Blood sugar sex magik”, uscito l’anno precedente. La band apre la sua esibizione con “Stone cold bush” e subito si capisce che qualcosa non va: il chitarrista John Frusciante prende le distanze dagli altri membri della band e ad un certo punto si becca anche un mezzo calcio da parte del cantante Anthony Kiedis. Ma a lasciare perplessi gli spettatori – e anche i componenti del gruppo – è soprattutto quello che accade pochi minuti dopo, su “Under the bridge”, uno dei singoli estratti dal disco.

Frusciante comincia a suonare l’intro di chitarra, ma produce suoni dissonanti, fastidiosi, così diversi dalla versione da studio del brano: causano sconcerto anche tra i suoi stessi compagni di band. Quando arriva il momento per Kiedis di cominciare a cantare, Frusciante lo guarda negli occhi, quasi a lanciargli una sfida. “Non avevo idea di quale canzone stesse suonando, in quale tonalità lo stesse facendo. Sembrava si trovasse su un altro pianeta – avrebbe ricordato il cantante molti anni più tardi, nella sua autobiografia “Scar tissue” – ancora oggi John nega che stesse suonando in quel modo. Secondo lui, stava semplicemente sperimentando, come se stessimo provando. Sbaglia, perché non stavamo provando: eravamo in diretta tv davanti a milioni di persone. E quella roba era una tortura. Pensavo che lo stesse facendo apposta, solo per farmi un dispetto”.

Come finì? Con Frusciante che, non pago, alza al massimo il volume della chitarra. Facendo infuriare Kiedis: se potesse, lo strangolerebbe in diretta tv. Ma di fronte alle telecamere il cantabte si limita a fissare a lungo, e intensamente, il suo chitarrista. Frusciante avrebbe lasciato i Red Hot Chili Peppers per la prima volta quello stesso anno: dopo un concerto al Sonic City di Saitama, in Giappone, prese un aereo e se ne tornò a casa.

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