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Noyz Narcos racconta traccia per traccia il suo nuovo album “Virus”

Un viaggio attraverso le parole del rapper romano che spiega la genesi dei pezzi, le collaborazioni e i retroscena di un progetto magico e vero.
Noyz Narcos racconta traccia per traccia il suo nuovo album “Virus”
Credits: Consiglio Manni

“Virus” di Noyz Narcos è un album che scorre fra passato, presente e futuro. Ci sono il rap vecchio stile alla TruceKlan, diretto e spietato, il salto all’estero con collaborazioni internazionali, la freschezza delle nuove influenze, la virata verso canzoni di sentimento e melodiche. Con la musica a palla, siamo saliti a bordo dell’ottavo progetto dell’“ottavo re di Roma” e ce lo siamo fatto raccontare traccia per traccia.

INTRO
Nella maggior parte dei miei album c’è un’intro strumentale con degli skit. Volevo continuare a seguire questo filone. Alla fine della lavorazione di tutti i pezzi, ci siamo messi con la testa sull’intro, pensata sul beat di Sine. Avevamo questi skit che ci hanno lasciato i due super ospiti del progetto, Raekwon e Cam’Rom. Anche in “Guilty” (album pubblicato nel 2010, ndr) avevo chiesto a Necro di fare da apripista, di introdurre l’album. Mi piace molto che un artista ne introduca un altro, in questo a caso a farlo sono i due pezzi grossi del progetto.

UOMO A TERRA
“Vivo pe’ sta roba che sinnò me moro”

Una sorta di dichiarazione. È una delle tracce più datate registrate per l’album. Sembra vecchio stile perché più serrata. Ha un beat, però, che non si può definire vecchio, ma che comunque richiama ai lavori precedenti. Io sono un maniaco della tracklist: essendo composta da uno strofone molto lungo, mi sono chiesto: dove la colloco nella scaletta del disco? In tutti i miei album, la prima traccia è sempre stata serrata, diretta. E così mi sono detto: seguiamo la tradizione, mettiamola per prima.

VIRUS
“Mandiamo lettere d’amore solo ai carcerati”

Riprende la “vecchia storia”. È un pezzo di stile, io lo chiamo così. È un susseguirsi di barre ed è quello che dovrebbero per me essere i pezzi rap. Non ha un argomento particolare, però ha delle barre che ti fanno o sorridere o sgranare gli occhi. Sono barre pesanti. L’ho voluta come title track per ribadire quello che per me è il rap. Tanti rapper oggi cercano di realizzare più canzoni melodiche che pezzi rap. Io invece ho voluto un loop martellante. Non è una canzoncina che puoi mettere di sottofondo, va ascoltata.

VOLANTE 4 (con Ketama126 e Franco126) e CRY LATER (con Sfera Ebbasta e Luché)
“Roma è il filo conduttore, nel disagio come nel tenore”

Siamo arrivati a quel momento dell’album, dopo un inizio “crudele”, in cui è necessario un po’ di respiro offerto da alcune canzoni. Sono brani molto fighi a livello musicale. Li abbiamo messi alti nella tracklist proprio per scongiurare lo skip selvaggio a cui la fruizione di musica su piattaforma rischia di condurre. Hanno una bella melodia e un bel testo. Sfera è uno dei nomi che ha incuriosito di più: l’ho voluto perché per me è un top player. È un esempio. Viene da dove viene e ogni anno mette le cose in chiaro, e lo fa con la musica. Era da tempo che parlavamo di realizzare una collaborazione, abbiamo trovato un brano che fosse nelle corde di tutti e due. Franco e Ketama sono più vicini al mio immaginario e mi hanno aiutato anche nella scrittura del disco. Anche loro sono di Roma, abbiamo tanto in comune e credo che dal brano questo si evinca: c’è una sorta di spirito romano nel pezzo, un po’ come era successo in “Borotalco” con Carl Brave e sempre con Franco. Anni fa con Luché siamo stati insieme a New York, c’era anche Night Skinny. Abbiamo approfondito la nostra amicizia. In “Enemy” (il precedente album di Noyz, ndr) abbiamo collaborato insieme sulla traccia “Casa mia”. In questo nuovo pezzo ha spaccato la base un’altra volta.

WELCOME BACK (con Raekwon) e WORST WAY (con Cam’ron)
“Non ho dimenticato mica dei nemici che c’ho”

Sono due brani con due dei miei rapper preferiti appartenenti a due collettivi rap che mi hanno sempre ispirato: Wu-Tang Clan e Diplomats. Quando abbiamo voluto allargare i confini dei TruceBoys, abbiamo subito pensato alla parola “Clan” perché il Wu-Tang Clan, da quando ho quattordici anni, è un punto fermo. Anche dal TruceKlan, proprio come nel Wu-Tang Clan, sono usciti diversi personaggi, ognuno capace di rappresentare qualche cosa. E questo ha permesso al pubblico di affezionarsi: a uno poteva piacere più Gemello, a un altro Metal Carter, a un altro ancora Gel e Chicoria, e così via. Anche per il Wu-Tang Clan è uguale: ognuno ha il suo uomo preferito. I miei sono sempre stati Raekwon e Ghostface. Il sogno sarebbe stato averli tutti e due. Lo stesso identico discorso vale per i Diplomats, il padrino del collettivo e il mio prediletto è sempre stato Cam’ron. Ogni volta che sento la sua voce, mi sembra di ascoltare quella di un vecchio amico. Il mio management, Thaurus, ha lavorato duramente per tenere i rapporti internazionali con tutti e due. Hanno voluto sapere chi fossi e si sono informati sul mio percorso. Averli nel disco è anche un modo per farli conoscere ai pischelli. Quando ero ragazzino le tracce con gli stranieri le saltavamo subito. Oggi, potendo leggere i testi sul web, con una maggiore comprensione della lingua e una mentalità più aperta, queste collaborazioni vengono apprezzate di più.

SPINE (con Coez) e BLISTER (Con Franco126)
“Sei bella con una pistola in mano”

Il mio primo e unico pezzo sentimentale in carriera è stato “My Love Song”, che ebbe anche un buon successo. Ma era una mezza canzone d’amore. Queste due tracce hanno più struggle e possiedono un filo conduttore che le tiene insieme. Sono bellissime, per me significano molto. “Spine” con Coez è la mia prima esperienza con l’autotune in cui provo a intonare davvero qualche cosa. È stata una scommessa. C’è una curiosità: quando ci siamo visti con Silvano (Coez, ndr) abbiamo lavorato su due tracce che sono finite rispettivamente una nel mio disco, l’altra nel suo (“Ol' Dirty”. ndr). È paradossale: quella nel suo progetto è più vicina al mio mondo, mentre “Spine” è più vicina al suo. Abbiamo mischiato le carte per sorprendere.

FOOT LOCKER (con Geolier)
“Dimmi chi è il tuo gioielliere”

Si fonda su una base cupa, pesantona, alla Noyz. È una delle mie preferite. Geolier, fra le nuove leve, mi aveva subito colpito, anche metricamente. Negli ultimi dischi ho cercato di aprirmi anche verso artisti non proprio della mia generazione, con cui magari non ho un rapporto profondo d’amicizia, ma che stimo. È stato così in passato con Rkomi e Plaza. Geolier si inserisce nello stesso filone. È un perfezionista, ha dedicato del tempo al brano, ha voluto cambiare alcune cose e questo mi ha fatto piacere perché ha dimostrato di tenere al progetto.

NO RATZ (con Capo Plaza e Guè)
“Grattugio l’oppio su ‘sto piatto de spaghetti al tartufo”

Cosimo (Gué, ndr) per me è il top player italiano. Produce tantissimo e spacca sempre il culo. Ci siamo riavvicinati negli ultimi anni dopo aver seguito dei percorsi artistici differenti. Collaborai a un suo pezzo (“Bastardi senza gloria”, ndr) per l’album “Sinatra”, a un altro ancora per il suo ultimo mixtape (“Fastlife 4”, ndr) e adesso ci ritroviamo insieme in questo nuovo capitolo. Gué è stato fra le prime persone che ho conosciuto a Milano quando ancora non abitavo qui. Un amico mega stiloso con cui ho condiviso tanto. Anche con Marracash è stato così. Plaza è uno che appena gli fai sentire una base trova la melodia giusta. Ha un talento innato. Registrava nello stesso studio di Roma in cui registravo io, l’avevo adocchiato un botto di tempo fa.

DOPE BOY
“La Madonna di Sempione ci protegge”

Quando feci ascoltare l’intero disco a Coez mi disse che questa, per lui, era la traccia migliore. Quando in un pezzo mi esprimo più schiettamente è sempre un po’ una paranoia farlo uscire, ma poi mi rendo conto che la gente apprezza quando si è sinceri. L’ho scritto in poco, meno di un’ora, ma ho lavorato diverso tempo sul ritornello. È un racconto. Ha echi di un certo rap di inizio 2000. Sembra un pezzo spensierato, ma in realtà c’è una cifra di struggle. Non è propriamente nelle mie corde, ma mi piace molto per la costruzione: è un dialogo fra me e un fan.

WAR GAMES
“Madri che perdono i figli dal primo aborto”

Sono curioso di capire come andrà questo pezzo a livello di ascolti. Sembra un brano TruceBoys. È un pezzo di liriche senza una base che strizza l’occhio a suoni particolari. In un periodo storico in cui sembra che tutti i brani debbano per forza avere qualche cosa di particolare, questo ha nella sua semplicità la forza.

MONEY BAGZ (con Speranza) e DAYTONA 2000 (con Rasty Kilo)
“Spingemo finchè non c’ammazzate”

La traccia con Speranza è un banger cattivissimo che va ascoltato a cannone. È una guerriglia, non dà un attimo di tregua. Rasty è il mio fratellino. Ne abbiamo vissute tante insieme. Ci tenevo ad averlo con me. Il pezzo con lui è una hit di strada come non ne escono tutti i giorni. Sono due brani che avrei tenuto più alti nella tracklist del disco, ma essendo un album molto vario non è stato semplice trovare un equilibrio fra tutto.

VERANO ZOMBIE 3 (con Gemello e Metal Carter)
“Io vendicherò il mio crew. Sangue blu, back in black, terzo step”

Necessario da fare. È una saga che potrebbe non finire mai: il beat è una hit senza tempo e iconico. Nei live è sempre uno dei momenti più alti: quando parte “Verano Zombie” la gente spacca tutto e il concerto diventa punk. La parte uno la feci con Gemello, la parte due con Metal Carter, allora mi sono detto: la parte tre, per questo nuovo album, facciamola con tutti e due. Non mi andava di cercare una terza persona, diversa. La base l’ha rinfrescata Greg Willen: è stato molto bravo a non tradirne l’essenza originale.

VICTORY LAP
“La classifica la famo in strada, fuck FIMI”

Mace ha fatto una base pazzesca, alla Diplomats. Poteva essere l’intro dell’album a livello musicale, ma il testo non era adatto. Come outro, invece, è perfetta perché è epica e potente. Mace mi mandò anche un’altra base di estrema qualità, ma ho preferito questa. Ma di certo quella per ora accantonata non la terrò chiusa nel cassetto.

RVSSIAN BAG (con Gast, Click Head e Thirstin Howl III)
“É dal blocco che impari come comportarti”

È un pezzo che è stato recepito come “è tornato il vecchio TruceKlan”. Io invece lo concepisco un po’ più cazzone. Gast è un compagno di mille scorribande, Click Head è un mio amico graffittaro di Milano legato al rap. Anche noi a Roma siamo partiti dai graffiti, abbiamo una passione comune. Un'altra passione che ci lega è l’ascolto di Thirstin Howl III, rapper che in Italia non conosce quasi nessuno, ma con cui io sono sempre stato in fissa. E l’ho voluto sulla traccia. È un rapper forte, ha origini portoricane e gioca con le lingue. Non è certo il rapper più famoso da mettere in un album, ma per me è un personaggio culto, e questo è quello che conta.

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