Sergio Caputo, la storia di "Ma che amico sei?"
SERGIO CAPUTO
Ma che amico sei?
Il disorientamento dell'umanità in questa meraviglia della maturità musicale di Sergio Caputo, che a 37 anni ha già consegnato il suo meglio di freschezza e ironia. Siamo nel blasfemo confidenziale, l'amico è Dio, qualsiasi Dio, lo stesso che undici anni dopo Roberto Vecchioni chiamerà in causa ancora più drasticamente: “Ma che razza di Dio c'è nel cielo, ma che razza di guitto mascherato da signore sta giocando col nostro dolore?”. Caputo preferisce tenerselo buono, dargli del tu, pur ignorando indirizzo e connotati del destinatario, mettendo in discussione però un'amicizia tutta da provare, dove perfino la croce diventa un ninnolo qualsiasi, equiparato ad “altri oggetti punk”, pur riconoscendo che “Jesus was a good man”. Un “man” appunto. Ma lassù? “Cosa c'è lassù, siamo soli o no?”.
Certo che se qualcuno c'è ha un comportamento strano: “Ma che amico sei? Ma che scherzi fai? Ma che faccia hai?”. Con la perdita di ogni riferimento terrestre e divino.
Questi siamo noi
Con il freddo che fa
Fra l'incudine di Dio
E il martello dell'umanità
Con quel feroce fatalismo riassunto in una strofa luciferina.
Scurdammose o' passato
Che al futuro ci hai pensato tu
Splendido spartito con un arrangiamento che abbandona lo stile orchestrale retrò per passare a un raffinato pop rock che segna anche il passaggio di etichetta dalla Cgd alla Fonit. Nel 2006 Sergio Caputo consegna un “regalo” ai suoi molti estimatori con l'album "A tu per tu" solo voce e chitarre (sue) e undici brani “come un concerto privato da ascoltare a occhi chiusi”. Non ci sono i grandi successi commerciali, ma il suo personale best of nel quale spicca la versione intima e quasi spirituale di "Ma che amico sei?".
Questo testo è tratto da "La musica che resta" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.
