5 Halftime Show del Super Bowl che hanno fatto la storia della musica in TV
Oggi è uno degli eventi musicali più attesi e discussi dell'anno: è l'halftime show del Super Bowl, il miniconcerto nell'intervallo della finale dell'NFL, il campionato di football americano. È una tradizione relativamente recente: dal '67 - anno del primo Superbowl - fino all’89 quello spazio era occupato da uno show di marching bands universitarie. Ma nel 1990, assieme ad un coro di bambini organizzato dalla Disney, si esibisce un gruppo: i New Kids on the Block. Due anni dopo, nel 1993 arriva Michael Jackson: viene chiamato per risollevare gli ascolti in picchiata, ed è il primo di una lista di giganti che hanno reso quello spazio non solo l'evento musicale più visto dell'anno, ma anche il più spettacolare.
Negli anni '90 si alternano cantanti country, star della musica latina (Gloria Estefan) e della musica black (Diana Ross), e progressivamente l'asticella si alza sempre di più. Ma non sempre funziona, perché negli anni abbiamo visto grandi show, ma anche epic fail, dalla "Wardrobe malfunction" di Janet Jackson a trash che più trash non si può, ad artisti che, semplicemente non erano adatti per quel palco, come i Black Eyed Peas, protagonisti di quello ritenuto il peggiore di sempre.
In attesa di quello di questa notte abbiamo scelto i 5 migliori Halftime Show sia per qualità musicale che per resa spettacolare.
Lady Gaga (2017)
Forse il più bello, per come unisce una performance musicale ineccepibile ad uno show iperspettacolare. Trump è appena stato eletto per la prima volta, c'è l'indicazione di non parlare di politica, ma Gaga inizia cantando "God bless America" e "This land is your land" di Woody Guthrie, riuscendo a mandare un messaggio di unità senza rischiare di essere bollata come anti-patriottica. Poi si lancia nel vuoto, iniziano i fuochi d'artificio, metaforici e letterali. Ma il passaggio più bello è "A million reasons", solo voce e piano: emozionante.
Prince (2007)
I primi a fare un halftime show in versione rock furono gli U2 nel 2002, con un toccante tributo alle vittime degli attentati dell'11 settembre. Poi, dopo il flop di Janet Jackson nel 2004, inizia una lunga sequenza dedicata al rock con Paul McCartney (2005), i Rolling Stones (2006), Tom Petty (2008), Bruce Springsteen (2009) e gli Who (2010). Il migliore di questa infilata fu Prince, che diede al mondo una lezione di storia del rock e di stile, partendo da una rivisitazione di "We will rock you", passando per Dylan ("All along the watchtower") e Foo Fighters ("The best of you"), Creedence Clearwater Revival ("Proud Mary"). Senza dimenticare le sue "Let's go crazy" in versione chitarristica, "Baby I'm a Star" con una marching band e il trionfale finale su "Purple rain". 12 minuti che sembrano un concerto intero, un assolo dietro l'altro, con una padronanza del palco unica.
Bruce Springsteen (2009)
Come fai a condensare un concerto di 3 ore in 13 minuti? Springsteen c'è riuscito. Qualche concessione al formato: i fuochi d'artificio, un coro gospel su "Working on a dream", appena accenata per doveri promozionali (l'album era appena uscito). Ma il resto è un concentrato che va da "Tenth avenue freeze out" - la storia della formazione della E Street Band - a "Glory Days", la canzone più "sportiva" del Boss.
Springsteen ha raccontato che l'evento l'aveva terrorizzato: e infatti all'inizio, si vede bene il momento in cui si aggrappa al microfono, passa la paura, si lascia andare ed entra in trance agonistica. Raccontò questa performance in uno scritto che fu anche la scintilla da cui è nata l'autobiografia "Born to run".
Michael Jackson (1993)
L'halftime show che cambia tutto. L'anno prima la Fox aveva fatto controprogrammazione al Superbowl, che era andato in calo di ascolti, così la NBC chiamò Jackson. Risultato: 133 millioni di spettatori, uno dei momenti più visti della storia della televisione americana. Di per sé, lo show è molto semplice, con una coreografia sugli spalti per "We are the world" e "Heal the world". Ma è pur sempre Jackson, il re del pop, in uno dei suoi momenti migliori. Fece capire a tutti che quello era un palco gigantesco e spinse colleghi blasonati a salirci.
Beyoncé (2013 e 2024)
Un altro halftime pressoché perfetto nell'impianto spettacolare: in pochi sanno tenere il palco come Beyoncé. Dall'inquadratura iniziale in controluce, alla camminata su "Crazy in love" alla chitarra che spara fuochi d'artificio alla Kiss, alla reunion con le Destiny's Child su "Bootylicious", al finale su "Single ladies": una lezione su come si fa la musica in TV. Che poi ha ripetuto nel 2024, a Natale, quando la NFL è sbarcata su Netflix. Un Halftime Show non per il Superbowl ma per una partita "normale", a tema country, nel suo Texas: il Beyoncé Bowl.
Bonus: Dr. Dre, Eminem e Snoop Dogg (2022)
È più recente, ma è considerato uno dei migliori di sempre: un tributo all'hip-hop americano, con Dre in consolle, circondato da nomi giganteschi di diverse generazioni, da Eminem a Kendrick Lamar. Che quest'anno avrà il palco tutto per sé.